Turner e Hooch, la recensione – no spoiler – della serie tv

Turner & Hooch

Nel 1989 arrivava nei cinema Turner & Hooch, film per famiglie divenuto nel corso del tempo abbastanza iconico grazie anche, e forse soprattutto, alla presenza del volto pulito e da perfetto american boy di Tom Hanks. Il suo detective Scott Turner era preciso, meticoloso ai tratti dell’ossessivo, un cuore solitario e melanconico. Al tempo stesso era anche pervaso da un’ironia netta e di una voglia di emozioni forti al di fuori della monotona Cypress Beach, in California. Quando nella sua vita piombano i trenta chili del bavoso Hooch, qualcosa prende una piega inaspettata e lo spigoloso Turner sarà costretto a rivedere daccapo tutti i piani fatti fino a quel momento. A distanza di oltre trent’anni, arriva su Disney+ la serie creata da Matt Nix che porta ancora il nome del film e che si pone come una sorta di produzione a cavallo tra il sequel e lo spin-off.

La trama di Turner & Hooch (Turner e il Casinaro – La serie)

Facciamo infatti la conoscenza di Scott Turner II (interpretato da Josh Peck), che già dai primi istanti mostra i geni di quella compostezza maniacale che rende subito ben chiaro di chi sia figlio e di quale sia la sua provenienza. Ma Scott Turner padre è morto recentemente e ha lasciato in eredità un altro Hooch, tale e quale all’originale ma decisamente meno rognoso, che tra una cosa e l’altra finisce per essere catapultato in casa del Turner figlio. La vita del giovane, che ha scelto il distintivo come il suo vecchio ma stavolta negli US Marshal, è però meno irta di spine: non vuole scappare dal suo lavoro o dalla sua città, pare abbastanza soddisfatto di ciò che lo circonda e, cosa più importante di tutte, ha una famiglia.

Certo, il suo cuore è spezzato dopo essersi separato da poco da quella che ora è la sua ex fidanzata (Becca Tobin), prontamente spiata su Instagram, ma perlomeno può contare sugli affetti di una madre (Sheila Kelley), di una sorella (Lyndsy Fonseca) dal carattere deciso e sul nipote (Jeremy Maguire). Insomma, messa da parte la spasmodica ricerca del proprio posto nel mondo che era il fulcro del film originale diretto da Roger Spottiswoode, la nuova Turner & Hooch pare volersi concentrare prevalentemente su altro.

Perché guardare Turner & Hooch

Rimane al centro della serie il fondamentale cuore da buddy movie atipico tra padrone e cane, ma ci si sposta maggiormente sul lato investigativo. Sia chiaro, restiamo all’interno di uno steccato pensato esclusivamente per porre Turner & Hooch come un prodotto ad uso e consumo familiare, dove la leggera svolta action mette in ballo più sparatorie e proiettili pur senza esporsi troppo o con troppa foga.

Lo spazio dedicato alle indagini è intervallato di frequente dai momenti rilassati di una ri-scoperta del ruolo della famiglia, dove al centro di entrambi i momenti si erge sempre la figura massiccia di Hooch, collante all’interno dei rapporti umani e chiave di volta durante gli snodi cruciali di risoluzione di un caso.

Turner & Hooch, perché non guardare la serie

Nel corso dei dodici episodi che compongono la prima stagione non c’è quindi da aspettarsi nulla di particolarmente complesso, ricordando sempre quale è il target della serie che mantiene l’impronta leggera e spensierata del film del 1989, pur tentando di affacciarsi con uno stile differente a una formula già ampiamente esplorata.

Turner & Hooch non si espone quindi più di tanto a esplorare nuovi lidi, ma tenta di navigare sull’onda della nostalgia con una costruzione ibrida e potrebbe rappresentare una buona opzione per gli amanti dei cani che cercano qualcosa da condividere, magari, con i più piccini.

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