Thunderbolts: il cinecomic Marvel che non ti aspetti – Recensione

Thunderbolts

Yelena Belova , ancora emotivamente provata dalla morte della sorella Natasha, lavora per l’ambigua Contessa Valentina Allegra de Fontaine, conducendo in prima persona delle missioni segrete. Durante una di queste operazioni di cosiddetta “pulizia” in una struttura isolata, Yelena scopre di non essere sola, imbattendosi in altri mercenari tra cui l’ex-Cap John Walker, ora U.S. Agent , e Ava Starr, ovvero Ghost. Nonostante l’iniziale riluttanza, sono costretti a fare fronte comune contro una minaccia che si presenta come la più grande.

In Thunderbolts ben presto al gruppo si uniranno Bucky Barnes, il Soldato d’Inverno, e Red Guardian, pronti a formare una squadra di “reietti” forzati a collaborare. E la presenza del misterioso Bob, uno strambo individuo che non ha ricordi del proprio passato ma è in possesso di uno spaventoso potere, rischia di trascinare quegli improvvisati anti-eroi nella più grande impresa delle loro vite.

Thunderbolts: non chiamateli supereroi – recensione

Sulla carta in pochi avrebbero immaginato che Thunderbolts sarebbe stato in grado di uscire dai classici canoni delle produzioni Marvel recenti. E invece questa nuova produzione MCU ha indovinato molto dal punto di vista narrativo, assemblando un improbabile team di rinnegati pronti per la prima volta a fare la cosa giusta, mettendosi al servizio dell’umanità nel momento di maggior periglio.

Il tutto in un film che pur concentrandosi ovviamente sul prevedibile spettacolo di genere non latita di interessanti digressioni psicologiche, con una resa dei conti finale nella quale gli effetti speciali accompagnano un percorso di crescita e di fratellanza, dove i destini di questi personaggi al limite collimano per aiutare uno di loro, all’insegna del classico motto “tutti per uno, uno per tutti“. E se non scende la lacrimuccia, poco ci manca in una narrazione e relativa messa in scena che puntano molto sul lato emotivo, trovando soprattutto nel finale il modo di esplorare con sensibilità il passato e i traumi dei vari membri.

L’unione fa la forza quando tutto è perduto

Il film riesce a dare spessore a un cast di personaggi “rotti” e fino ad allora senza un vero scopo e lo fa con intelligenza, tra ironia e introspezione. Trova anche la giusta alchimia tra un cast di volti noti, capitanato da una sempre più tosta Florence Pugh e guidato dal carisma di Sebastian Stan, con l’anima più leggera e dissacrante affidata al Red Guardian di David Harbour. E che dire della new-entry di Bob, la cui vera identità verrà poi svelata dando il via alla seconda metà della storia?

Certo anche in Thunderbolts non tutto è perfetto e soprattutto la prima mezzora rischia di disorientare parzialmente uno spettatore non onnivoro delle varie pellicole e serie Marvel: molte delle varie sottotrame infatti vengono estrapolate dal relativo universo non soltanto cinematografico ma anche “televisivo”, con tutti i pro e i contro del caso. Niente che una rapida lettura informativa su Wikipedia non possa risolvere, ma che potrebbe guastare la visione allo spettatore occasionale o a chi all’ignaro della genesi fumettistica di alcuni dei protagonisti e/o villain.

Al contempo non mancano le esagerazioni, con alcune soluzioni che puntano volutamente sul lato comico per compensare l’anima più cupa e inaspettatamente drammatica di quella resa dei conti che non si scorda, aprente le porte come previsto a un nuovo futuro non soltanto per i Thunderbolts ma anche per l’intero universo, con il consueto epilogo legato ai futuri/contemporanei progetti.

Il film è disponibile nel catalogo di Disney+.

Conclusioni finali

Certo la salvezza del mondo o di una piccola parte di esso è traino chiave della narrazione, ma non il principale che è invece relativo al confrontarsi con i propri traumi e nel trovare un nuovo senso di identità, formando una sorta di “famiglia” disfunzionale in salsa supereroistica. I Thunderbolts sono i reietti del MCU, pronti a trasformarsi in eroi per caso quando il dovere chiama, prima ingannati e poi risoluti protettori dei più deboli, per diventare eredi di lusso.

L’azione non manca e lo spettacolo pure, con una resa dei conti intensissima e non priva di emozioni non scontate ad accelerare una narrazione che in particolare nella prima parte rischia di disorientare lo spettatore, tra personaggi che si ritrovano alla rinfusa e new-entry misteriose. Ma quando il ritmo ingrana, il film trova la propria identità e la dona anche ai suoi arrabattati e strampalati protagonisti, pronti a sbagliare fianco a fianco per fare finalmente la cosa giusta.

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