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Them, la recensione (no spoiler) della serie TV in streaming su Prime Video

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Sono molti i demoni che tormentano il popolo afroamericano da secoli. Molti di questi hanno a che vedere con il fatto che gli Stati Uniti non hanno mai davvero esorcizzato il loro passato fatto di una nazione fondata sullo schiavismo e sulla barbarie. Molte questioni sono rimaste irrisolte e molti di quegli strascichi ancora oggi affliggono un vissuto quotidiano che troppo spesso sale in favore di cronaca. Them, arrivata nel 2021 in streaming su Prime Video ed ideata da Little Marvin con il supporto in produzione di Lena Waithe, fa alcuni giri di orologio all’indietro per inserirsi nel solco di un razzismo sistemico che partorisce incubi e genera dolore e sofferenza.

La trama di Them

Siamo nel 1953. Them segue una famiglia afroamericana che, durante la seconda grande migrazione, si trasferisce dalla Carolina del Nord a Compton nella contea di Los Angeles, oggi noto quartiere afroamericano che al tempo era però popolato interamente interamente da bianchi di ceto abbiente.

La nuova e bella casa della famiglia Emory – composta da Lucky (Deborah Ayorinde), Henry (Ashley Thomas), Ruby Lee (Shahadi Wright Joseph) e Gracie (Melody Hurd) – si trasforma lentamente in un epicentro di forze del male, mentre gli abitanti del quartiere cercano in tutti i modi di cacciare i nuovi vicini di casa, ricorrendo a intimidazioni e violenza.

Perché guardare Them

Non ci sono modi gentili per raccontare la storia che racconta Them. Non c’è un modo più pacato dell’altro per narrare una vicenda in cui un gruppo di persone vengono odiate da un’intera comunità semplicemente sulla base del pregiudizio legato al colore della pelle. Non c’è, insomma, una maniera per contenere le terribili conseguenze a cui conduce l’ignoranza e una propensione gratuita al causare sofferenze al prossimo. Se si tenta di farlo, di nascondere, di negare un certo tipo di responsabilità storica e sociale si probabilmente in malafede.

E quindi Them non fa altro che inserirsi in questo spaccato: va appunto indietro di qualche decennio, nel pieno del periodo della segregazione razziale, e narra attraverso il filtro dell’orrore qualcosa che con l’orrore ha in effetti a che vedere. Sceglie di snocciolare un poco alla volta le speranze di una vita nuova per una famiglia che nel suo passato ha sepolto tanti dolori, tante crudeltà che finiranno per riemergere dalla terra e per trascinare nuovamente nello strazio chi pensava di aver messo la parola fine a un capitolo oscuro e inenarrabile.

Them, perché non guardare la serie TV

Nella scelta di mettere in scena questa terribile storia con derive che accarezzano il thriller mescolato all’orrore, Them rischia però anche di scadere in più di un frangente nella spettacolarizzazione del dolore che pone a punto di raccordo di tutti gli eventi. Nel corso degli episodi della prima stagione (che variano di durata, dalla mezz’ora a quasi un’ora) veniamo a conoscenza di ciò che la famiglia Emory ha subito nel corso del suo passato, così come di parallelo evolvono anche le cose con un vicinato sempre più ostile e selvaggio.

In diverse occasioni, quando la narrazione sembra arenarsi un poco o comunque non proseguire in avanti più di tanto, la serie si fa forza sulla messa in scena della barbarie, su un’estremizzazione di tutto ciò che accade a una famiglia in balìa del male che la circonda. Si diceva sopra che alle storture generate dal razzismo non sarebbe giusto applicare filtri che vadano a edulcorare o circoscrivere le macerie che lasciano, ma allo stesso tempo Them non concilia in maniera sempre puntuale la necessità di esprimere il dolore dei suoi protagonisti al come poi, effettivamente, questo viene rappresentato su schermo.

C’è quindi uno scarto tra l’intenzione della resa del racconto, brutale e terribile già di per sé, e poi quella che è la resa effettiva, che dall’orrore trae il lato più shockante, più epidermico che rischia di svilire la riflessione a cui una serie come questa dovrebbe assolvere in prima istanza.

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