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The Bad Guy, recensione della prima stagione su Prime Video

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The Bad Guy parte da una premessa tanto semplice quanto inquietante: cosa succede se un magistrato d’alto profilo che ha sempre combattuto la mafia viene accusato di essere lui stesso un mafioso? La serie diretta da Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, su sceneggiatura dello stesso Stasi assieme a Ludovica Rampoldi e Davide Serino, affronta con agrodolce ironia questa inversione di rotta di fronte alla quale si ritrova il protagonista interpretato da Luigi Lo Cascio. La prima stagione è in streaming con sei episodi su Prime Video.

La trama di The Bad Guy

Nino Scotellaro (Lo Cascio), magistrato dal carattere burbero, fortemente attivo sul fronte della lotta alla mafia, da anni tenta di catturare il boss latitante Mariano Suro (Antonio Catania), accusato di essere il mandante e l’esecutore di oltre 200 omicidi. Nella vita ha un rapporto conflittuale sia con sua moglie Luvi (Claudia Pandolfi), avvocata di successo e figlia di un noto giudice ucciso da Cosa nostra diverso tempo prima, sia con sua sorella Leonarda (Selene Caramazza), carabiniere abile e grintosa.

La sua vita cambia improvvisamente quando viene accusato e successivamente condannato a quindici anni di reclusione per essere colluso con Cosa nostra, nonché con Suro stesso. Cinque anni dopo, ottenuto il regime di semilibertà, un furgone della Polizia Penitenziaria scorta Scotellaro e altri detenuti attraversando un immaginario ponte sullo stretto di Messina, il quale cede di schianto, facendo cadere tutti i veicoli in mare. Nino è creduto morto, ma riesce invece ad uscire dalla camionetta e risalire in superficie, unendosi in seguito al clan mafioso dei Tracina, storici rivali dei Suro, nel tentativo di ottenere così la sua personale vendetta.

Perché guardare The Bad Guy

The Bad Guy osserva il panorama sociale e politico italiano. Un panorama in cui la lotta alla mafia è un elemento storico quasi strutturale, che nel corso dei decenni ha lasciato sanguinose eredità come quelle legate agli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Osserva poi anche il modo in cui in Italia ci sia sempre anche un certo tipo di diffidenza, di meschino sguardo nei confronti delle attività della magistratura, accusata spesso e volentieri di avere interessi o preferenze politiche.

Su questo tessuto reale e concreto, la serie esaspera toni e rappresentazione – basti pensare proprio alla presenza del ponte sullo Stretto di Messina – prendendo un paladino e imbrattandolo, rovesciandolo da cima a fondo in favore di media. The Bad Guy dà insomma sfogo con una sottile, ma sempre presente, linea di rassegnata ironia all’aberrazione più aberrante, concentrando nella figura del non certo simpatico Nino Scotellaro tutte queste direzioni e contraddizioni.

E dalla presa di coscienza di quello che ora è il ruolo cucitogli addosso, Scotellaro cambia letteralmente connotati, diventa Balduccio Remora e accetta di imbracciare le stesse armi di chi prima combatteva, quasi a dire e riconoscere che se sono quelli i metodi che ora da lui ci si aspetta, quello ora lui farà.

The Bad Guy, perché non guardare la serie

The Bad Guy non si perde poi in fronzoli. I sei episodi – che forse, per una volta, sembrano addirittura quasi pochi – raccontano senza inutili pause questa discesa criminale di Scotellaro. E’ una serie a cui piace agire, fare e mostrare anche con un certo tono di macabro, evitando di girarsi i pollici e di raffreddare un motore che ingrana rapidamente e che poi arriva al grande cliffhanger di fine stagione con scioltezza.

E’ anche una serie che lavora molto bene sui caratteri dei singoli: sulle spigolosità di Scotellaro (un’altra grande prova per Lo Cascio) e sulla determinazione ritrovata della sua ex compagna Luvi, che dopo un periodo di inattività si ritrova a incrociare in maniera indiretta la sua strada proprio con i piani di Balduccio, ma anche sulla sfrontatezza e le ombre della testarda Leonarda. The Bad Guy si beve tutta d’un fiato e chiama a gran voce una seconda stagione che completi la discesa nel vortice di vendetta del fu magistrato.

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