Thanksgiving, recensione (no spoiler) dell’horror di Eli Roth

Thanksgiving

Come ogni anno in America tutto è pronto per il dittico formato dal Giorno del Ringraziamento e il Black Friday, che attira ogni anno migliaia di persone davanti ai grandi magazzini. Anche nella cittadina di Plymouth è tutto pronto per accogliere quella massa di clienti che attendono da ore l’apertura del superstore locale. L’entrata anticipata da parte di alcuni studenti provoca però la rabbia di chi attende fuori e li spinge ad abbattere le barriere ed entrare con la forza all’interno del negozio. Sarà soltanto l’inizio di un massacro, con diverse persone che perdono la vita nella calca assordante e fuori controllo. Un anno più tardi la comunità è prossima ad affrontare, tra paure e proteste, un nuovo Black Friday ma un misterioso assassino mascherato comincia a uccidere uno dopo l’altro coloro ritenuti i principali responsabili della precedente tragedia…

Thanksgiving: vendetta tremenda vendetta – recensione (no spoiler)

Fortunatamente nel nostro Paese e in generale in Europa non si è ancora arrivati ai livelli di follia che caratterizzano i Black Friday d’Oltreoceano, dove vi è una vera e propria lotta al prodotto in saldo che spesso diventa anche virale, in video pubblicati online o trasmessi ai telegiornali. Proprio su questa stortura figlia del consumismo a tutti i costi basa il suo ultimo film Eli Roth, regista di cult del cinema horror come Cabin Fever (2002) e Hostel (2005), imbastendo una storia dall’animo slasher dove i presunti colpevoli vengono colpiti nel più efferato dei modi, subendo le conseguenze di quanto involontariamente creato.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso sembra dire Thanksgiving – disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video – e non è un caso che molti dei personaggi destinati a perdere la vita sotto la scure vendicativa dell’implacabile killer siano volutamente tratteggiati in maniera dozzinale e superficiale, tanto da rendere la loro esecuzione se non addirittura auspicata quanto meno non imprevista. Un killer per l’appunto armato di accetta e travestito da padre pellegrino, con tanto di maschera di John Carver, noto religioso britannico che contribuì alla colonizzazione del Nuovo Mondo.

Uno dopo l’altro

Sin dalla soggettiva iniziale il film vuol suggerire indizi e falsi piste sull’effettiva identità del villain e anche se il gioco narrativo non è vittima di forzature e a tratti rischia di essere implausibile, il divertimento a tema per tutti gli appassionati è assicurato. I brutali metodi di uccisione e tortura, da teste mozzate a cotture al forno – con tanto per l’appunto di pranzo della Festa del Ringraziamento che torna in una scena clou – vedono un Roth in gran forma, capace di coniugare una solida tensione di genere e una verve splatter gustosa al punto giusto, per cento minuti di visione privi di tempi morti.

E pensare che la pellicola è nata dall’omonimo fake trailer realizzato per accompagnare il progetto Grindhouse (2007) degli amici e colleghi Quentin Tarantino e Robert Rodriguez: cortometraggi violenti che per l’appunto si alternavano, prima o dopo, ai due segmenti principali dell’operazione.

L’epilogo potenzialmente aperto, vedere per credere, lasciava come in ogni buon slasher che si rispetti le porte aperte a un ipotetico sequel e non a caso lo stesso regista lo abbia già annunciato, con l’uscita prevista per il 2025: vedremo se il prossimo Black Friday sarà ancora più macabro di questo.

Conclusioni finali

Una rivolta insensata da parte degli avventori di un superstore, pronti a tutto pur di arrivare per primi ad agguantare le offerte del Black Friday, provoca diversi morti, schiacciati dalla folla incontrollabile. A un anno da quella drammatica notte, un killer mascherato si vendica senza pietà di coloro che ritiene i colpevoli di quell’assurda tragedia.

Thanksgiving vede Eli Roth alle prese con una delle pagine più controverse del consumismo americano, quando le grandi catene vengono prese d’assalto da centinaia di individui. Il risultato è un horror che intrattiene e avvince, violento al punto giusto e ricolmo di una sana e macabra ironia del contrappasso, che mette anche a nudo certe logiche di una società americana schiava di un benessere presunto, quando in realtà il rischio di essere paradossalmente spennati come dei tacchini, proprio nel Giorno del Ringraziamento, è ben più alto del previsto.

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