Oh. What. Fun.: una commedia natalizia che non convince – Recensione

Oh. What. Fun

Claire Clauster è pronta per festeggiare l’ennesimo Natale “perfetto” insieme alla sua numerosa famiglia nella sua confortevole casa di Houston. La protagonista di Oh. What. Fun. è una donna ormai in pensione e ossessionata dalla festività, che sogna di vincere il popolare contest annuale trasmesso in tv dal titolo Holiday Moms.

Pochi giorni prima del 25 dicembre riceve la primogenita, scrittrice in crisi creativa con marito due bambini al seguito; Taylor, la figlia di mezzo interpretata che presenta l’ennesima nuova fidanzata e Sammy, il figlio minore disoccupato e reduce da una freschissima rottura sentimentale. Il punto di rottura arriva quando la famiglia si reca a un evento natalizio che Claire stessa aveva organizzato, ma nessuno si accorge che lei non è salita in nessuna delle macchine. Invece di raggiungerli autonomamente, Claire decide impulsivamente di dirigersi verso Burbank, in California, per irrompere nello show di Zazzy Tims da lei tanto amato, con conseguenze del tutto imprevedibili.

Oh. What. Fun.: molto what? e poco fun – recensione

Questa volta è Michelle Pfeiffer a ricevere l’arduo compito di traghettare una rom-com natalizia, interpretando una madre non apprezzata che raggiunge una sorta di esaurimento nervoso proprio durante le festività natalizie, in una commedia che sulla carta vorrebbe essere una sorta di tributo a tutte quelle donne che si prodigano per organizzare cenoni e party senza ricevere nulla in cambio se non l’affetto dei propri cari.

Certo dispiace vedere un’attrice di talento impegnato in una di queste pellicole fotocopia, pur potente contare su un cast d’eccezione che oltre all’iconica Catwoman di Tim Burton vanta anche nomi del calibro di Felicity Jones, Dominic Sessa, Chloë Grace Moretz, Jason Schwartzman ed Eva Longoria.

Attori di livello, diretti dal regista e comico newyorchese Michael Showalter, che torna dietro la macchina da presa a tre anni di distanza dallo struggente, e ben più riuscito, dramma LGBT Spoiler Alert (2022). Qui sembra essersi adattato alle logiche da piattaforma, con la qualità lasciata in secondo piano per favorire una formula sicura in grado di far facilmente breccia nel cuore del pubblico meno cinefilo e in questo periodo affamato come non mai di titoli a tema Natale.

Una storia che fa acqua

Showalter ha anche firmato la sceneggiatura insieme a Chandler Baker, autrice del racconto breve da cui è tratto il film, ma è proprio la narrazione che raccoglie stereotipi a go go senza un minimo di costrutto o profondità. La premessa, assai surreale, ricorda quella di un grande classico del filone come Mamma, ho perso l’aereo (1990), soltanto che in quest’occasione è la mamma ad essere dimenticata da figli, marito e parenti acquisiti. Mamma assai permalosa che se la prende sul personale, in una trama che al contempo è seriosa e nevrotica, scevra di quell’autoironia che sarebbe servita enormemente per innescare il necessario divertimento.

E invece buoni sentimenti, retorica a palate, love-story d’ordinanza in sottotrame più o meno improbabili e quel programma televisivo che funge da spazio di ricongiungimento, con non detti, rimorsi e rimpianti a far capolino in quel finale che si instrada naturalmente sulle logiche del prevedibile lieto fine.

Particolarmente problematico è l’uso frequente del voice-over, con Claire che ci spiega costantemente cosa sta pensando, cosa stanno sbagliando i suoi familiari, perché le mamme sono le eroine non celebrate del Natale e così via, impedendo allo spettatore di costruirsi un’opinione e uno sguardo critico, indirizzando simpatie e aspettative in cento minuti di visione che spiegano tutto, raccontando assai poco di effettivamente interessante.

Conclusioni finali

Il messaggio-tributo alla base, pensato come una sorta di dedica a quelle madri che durante le feste di Natale fanno il diavolo a quattro per preparare cenoni e addobbi indimenticabili, viene raccontato con estrema pesantezza e con mancanza di sottigliezza in una narrazione ripetitiva e scontata, che non offre vere e proprie evoluzioni dei personaggi nella progressiva riconciliazione familiare.

Oh. What. Fun. spreca un cast d’eccezione guidato da Michelle Pfeiffer, la prima che sembra essersi pentita in corsa della sua partecipazione al film, e si trascina stancamente tra canzoni di Natale e bizzarri show televisivi, con la flebile premessa di partenza – la protagonista dimenticata da tutti proprio alla vigilia del 25 dicembre – che non trova la giusta chiave di lettura. Si recuperano e riciclano archetipi a non finire, con storyline secondarie appena abbozzate e quella principale incapace di emozionare secondo le intenzioni.

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