L’Italia intera è sconvolta dalla pandemia di Covid-19 e Roma, come tutte le città dello Stivale, è schiava delle rigide restrizioni del lockdown. Luca, professore di filosofia al liceo, è sposato con Sara, che lavora in ospedale in un periodo quanto mai complicato e in costante emergenza. La donna si trova spesso fuori casa mentre lui lavora dallo schermo del computer; proprio per questo motivo in quelle lunghe giornate tutte uguali la sua attenzione viene attirata dalla nuova vicina, la sensuale Amanda.
In Muori di lei, disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video, ciò che nasce come una semplice amicizia rischia di trasformarsi in qualcosa di più complesso e pericoloso. Luca infatti diventa sempre più ossessionato dalla sua dirimpettaia, al punto che tra i due si innesca una focosa passione dagli sviluppi imprevedibili.
Muori di lei: niente è come sembra – recensione
Non mancavano gli spunti sulla carta ad un film che cerca, almeno sulla carta, di raccontare qualcosa di nuovo. Ma la ricerca dell’originalità viene sacrificata all’altare di note melodrammatiche involontariamente esagerate, che finiscono per trasformare una sceneggiatura da giallo in un rocambolesco ambaradan di rivelazioni e colpi di scena. Alcuni più clamorosi di altri, fino a quella resa dei conti finale che tenta di mischiare troppo le carte adottando soluzioni narrative improbabili, per quanto indubbiamente ad effetto.
Muori di lei ha il merito di sfruttare un Riccardo Scamarcio che si distacca volutamente dal ruolo di sex symbol, con un po’ di pancetta e una routine casalinga a normalizzarlo. D’altronde la sceneggiatura vorrebbe riaccompagnarci nel recente vissuto di una realtà da molti rimossa come quella del lockdown, ma la verosimiglianza di base si perde poi in quest’avventura passionale dai mille risvolti.
Vicini e lontani
Fin dall’inizio nel quale il personaggio di Luca guarda dei porno su internet, si cerca di contestualizzare il tutto a quei mesi drammatici, con le notizie dei telegiornali e la conta giornaliera dei morti che accompagnano la quotidianità di questa coppia, all’oscuro di lei, in crisi. Anzi, mentre Sara ogni giorni si impegna a salvare vite in condizioni spesso estreme – alcuni dialoghi, tra il grottesco e il patetico, erano francamente evitabili – quel marito che lei pensava fedele non si fa scrupoli nel tradirla con l’ultima arrivata. Ci aveva visto bene il suocero, dottore che lavora nel campo della fecondazione assistita (elemento poi chiave nel racconto) e che poco approvava quel genero mentitore.
Se la prima parte è paradossalmente la più debole, vuoi per questi istinti pruriginosi e un romanticismo infranto di bassa lega, l’ultimo terzo di visione comincia a muoversi sui territori del neo-noir e il discorso si fa parzialmente più interessante. Motivazioni inedite vengono alla luce, con la femme fatale di Mariela Garrega che si mostra per quel che è, anche se la gestione delle poche figure secondarie è relativamente meccanica, con quell’epilogo che forza la mano in un’ottica fintamente femminista.
Conclusioni finali
Muori di lei parte da un contesto drammatico e realistico come quello del lockdown, nel quale il pubblico può facilmente immedesimarsi, per poi perdersi in una trama che passa dalla commedia passionale al thriller / noir, rischiando si sfociare in un’involontaria caricatura. Nonostante l’impegno di Scamarcio in un ruolo volutamente dimesso, il film non riesce a trovare il giusto equilibrio tra eros e tensione.
Il voice-over del protagonista, vittima e colpevole dei propri sbagli in egual misura, tenta di giocare facile sulle aspettative del pubblico, ma il risultato è discontinuo, con dei dialoghi a tratti imbarazzanti e la gestione di temi complessi, dalla violenza di genere alla fecondazione assistita, affrontati superficialmente.









