“Matteo Macchioni”, l’omonimo album del primo tenore di Amici di Maria De Filippi: “Caterina Caselli non si fidò della mia vena compositiva. Maria De Filippi mi ha sempre consigliato di cercare di farmi capire in modo facile per arrivare a più persone possibili” – Intervista

Matteo Macchioni
ph. Stefano Muzzarelli

Dal 6 giugno è disponibile “MATTEO MACCHIONI” (Unalira Edizioni Musicali) l’omonimo nuovo album del primo tenore che ha partecipato ad Amici di Maria De Filippi: un progetto crossover, elegante e potente, in cui la voce lirica si intreccia con l’anima pop, dando vita a un racconto al tempo stesso intimo e universale. Questo secondo album in studio del tenore, contiene 10 brani (9 inediti e 1 medley) ed è stato anticipato dal singolo “Prendi le mie mani”. Prodotto insieme a grandi nomi della musica italiana, tra cui Piero Cassano, Fabio Perversi e Mario Natale, l’album si compone di 10 brani che affrontano i temi dell’amore, della perdita, della memoria familiare e della rinascita interiore. I testi portano la firma, tra gli altri, di Giancarlo Golzi, Alberto Salerno, Beppe Andreetto e Gian Battista Galli, oltre che dello stesso Macchioni. Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato Matteo Macchioni e con lui abbiamo parlato del nuovo album ma anche dei tempi di quando è entrato ad Amici.  

Matteo Macchioni, intervista al primo tenore di Amici di Maria De Filippi

“MATTEO MACCHIONI” è un progetto molto personale: quali emozioni e riflessioni ti hanno accompagnato nella sua realizzazione? E perché chiamarlo proprio con il tuo nome?

L’idea di chiamare l’lp semplicemente “Matteo Macchioni” da una impronta fortemente personale al progetto, ci sembrava un ottimo modo per presentarlo al pubblico. Di emozioni un disco se ne porta in grembo molte. Difficile quantificarle, ma certamente sono tante e variegate come una tavolozza di colori davvero ampia.

Hai scelto di aprire il disco con “Armi fragili”, un brano che parla di amore e vulnerabilità. Perché proprio questo brano come apertura?

“Armi Fragili” è un pezzo, il cui significato più profondo è: “Lascia cadere i muri ed entra all’interno di qualcosa di bello che non sai dove ti porterà, ma vale la pena di viverlo”. Credo sia un ottimo modo per entrare dentro ad un LP.

“Oltreoceano” è ispirata alla storia vera del tuo bisnonno. Quanto è stato importante per te attingere alla memoria familiare in questo disco?

Devo dire che, rispetto al mio primo disco pop, questo ha molti più elementi legati alla mia storia, alla mia terra. Oltreoceano racconta la storia del mio bisnonno, migrante negli Usa nel lontano 1910. Nel pezzo ho provato a raccontare quelle che possono essere le emozioni di un lungo viaggio e della lontananza dall’amore.

C’è una traccia, magari meno immediata, a cui sei particolarmente legato e che vorresti che il pubblico ascoltasse con attenzione speciale?

“Quel grande albero” è certamente il pezzo più intimo e a cui sono più legato. Direi che però il pezzo ha anche la dote dell’immediatezza. Le emozioni apparentemente semplici che contiene, sono un tesoro prezioso per me. 

Dopo anni di carriera lirica ai massimi livelli, hai scelto di tornare al crossover. Cosa ti ha spinto a riaprire questa porta?

Diciamo subito che la domanda contiene una inesattezza. La mia carriera lirica continua ad alto livello. Ho solo deciso e mi sono potuto permettere il lusso di aggiungere anche la discografia crossover come attività parallela e non concorrente rispetto al mio core business che è e rimane essere cantante lirico. 

Nel 2010 hai pubblicato “D’altro canto”, oggi esce un album in cui sei anche autore. In cosa senti di essere cresciuto come artista e come uomo?

E’ cresciuta l’esperienza, ma in realtà le tre canzoni mie che compaiono nel nuovo album erano già state scritte all’epoca di “D’altro Canto”. Fu un errore della casa discografica e di Caterina Caselli, a cui comunque io voglio molto bene, che non diede molta fiducia a questa mia vena compositiva e preferì appoggiarsi ad autori già famosi per le canzoni componenti la tracklist del mio disco d’esordio. Ma un autore prima o poi fa uscire anche le sue composizioni, è come pensare di arginare uno Tsunami.

Qual è stato il brano più complesso da scrivere o da interpretare e perché?

Per difficoltà della gamma e delle vette raggiunte, forse “Prendi le mie mani”, ma anche “Piccola stella accesa”. Sono brani vocalmente arditi, che probabilmente posso cantare solo io in quelle tonalità.

Hai un pubblico molto trasversale: dai fan di Amici agli appassionati d’opera. Come riesci a comunicare con mondi così diversi?

Il pubblico ti apprezza per empatia. Prima di tutto penso a stare bene io…e di conseguenza sta bene chi mi ascolta. Mi piace portare gioia e spirito positivo in ciò che faccio. 

Hai in programma un tour o eventi particolari per presentare l’album dal vivo?

Il 10 agosto alla Rocca di Fano (Marche) e l’11 agosto al Festival del La Versiliana porterò Live questo nuovo disco. I biglietti sono già in vendita. 

Guardando al futuro: sogni una collaborazione con qualcuno in particolare, magari anche fuori dal mondo lirico?

Non saprei dire…sto a quello che porta la vita. Le collaborazioni non le cerco, spesso sono  arrivate. 

Nel disco chiudi con un medley dei Queen. Cosa rappresentano per te e cosa volevi trasmettere reinterpretandoli?

Mi piace portare sul palco alcuni brani iconici, per dar loro vita, senza che siano solo ricordi discografici. Quando interpreto brani di altri artisti, scelgo di non cantare mai musica di performer in attività o in vita, sarebbe sempre la copia imperfetta di…; no…io cerco di fare mia musica che amo e di portarla sul palco con il mio stile per farla rivivere di una linfa nuova, altrimenti condannata all’oblio delle raccolte discografiche o dell’audio di uno smartphone. La musica…respira solo sul palco. Il resto è un surrogato. 

C’è un aneddoto legato alla registrazione di questo disco che ti va di condividere con noi?

Beh, i tanti momenti divertenti con Piero Cassano, oltre all’entusiasmo che spesso ci siamo trovati a condividere.  

Tornando indietro nel tempo, ricordi un aneddoto particolare di quando hai preso parte ad Amici che ti va di condividere con noi e un consiglio che all’epoca ti ha dato Maria De Filippi e che porti con te tutti questi anni? 

Amici è stata un’esperienza che ho vissuto senza troppi pensieri. Ho cercato di trarne il meglio e poi sono andato avanti. Maria De Filippi mi ha sempre consigliato di cercare l’immediatezza nei discorsi, di farmi capire in modo facile per arrivare a più persone possibili. Chi ci riesce prima, ha una possibilità in più. Certamente stare davanti ad una telecamera sapendo che ti vedono 7 milioni di persone (tante furono durante le mie esibizioni in finale) ti da modo di crescere…e di imparare a dominare l’ansia traendone vantaggio. Questo è sicuramente un insegnamento indiretto, che se non avessi fatto Amici, non avrei forse mai potuto cogliere, o magari, in mancanza di questa esperienza, poi mi sarei trovato in difficoltà nei momenti dove poi è ricapitato di stare in tv. 

Sanremo è nei tuoi sogni?

Non ci penso al momento e non mi interessa. Se arrivasse non sarei io a cercarlo, ma le vicissitudini ed una opportunità.

Il mondo della tv ti affascina? Ti piacerebbe partecipare a un programma tv per portare la tua musica? Se si quale? 

La Tv è un ottimo mezzo per promozionare la musica. Ogni opportunità in tal senso si coglie, ma certo non a livello di sogni, ma di concreta opportunità promozionale.

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