Caitlyn Morales, avvocatessa incinta del secondo figlio, incontra Polly Murphy quando assume il suo caso di sfratto. Dopo aver dato alla luce la piccola Josie e trovandosi sopraffatta nel gestire la carriera e la doppia maternità – ha già una figlia più grande, Emma – quando rincontra casualmente Polly durante una visita al mercato decide di assumerla come babysitter.
In La mano sulla culla la ragazza comincia così a lavorare presso la famiglia e a trascorrere ore e ore con le bambine, guadagnandosi giorno dopo giorno la loro fiducia. Ma con lo scorrere del tempo Caitlyn inizia a notare delle stranezze nella nuova routine e comincia a sospettare che la nuova tata possa nascondere qualcosa di pericoloso per lei e per le persone che ama. Il germe della paranoia si insinua, ma la padrona di casa deve anche fare i conti con il proprio passato, segnato da esaurimento e crolli nervosi, e la situazione rischia di degenerare.
La mano sulla culla, ancora una volta – recensione
Ci sono remake che nascono unicamente al fine di capitalizzare l’effetto nostalgia dell’originale, operazioni che puntano al massimo profitto con il minimo sforzo. Fortunatamente questa nuova versione de La mano sulla culla riesce a trovare una propria via per aggiornare il film degli anni Novanta, riuscendo per alcuni spunti a risultarne anche superiore.
Diretto da Michelle Garza Cervera e disponibile nel catalogo di Disney+, aggiorna le dinamiche del thriller domestico firmato nel 1992 da Curtis Hanson, dando vita a un qualcosa che, pur mantenendo i fondamentali narrativi del prototipo, riesce a parlare e dialogare con una certa urgenza di genere al pubblico contemporaneo, trovando inoltre una vera e propria punta di diamante nella scream-queen Maika Monroe, irresistibile nei panni della diabolica villain.
Scontro tra titane
L’attrice di It Follows (2014) e del recente Longlegs (2024) è infatti perfetta per dar vita a una figura complessa e sfaccettata, tormentata al punto giusto da un passato che si scopre poi condiviso con la sua vittima designata, dando valide motivazioni per quella che a conti fatti non è altro che una di quelle vendette che vanno servite fredde. E allo stesso modo la controparte trova magistrale supporto da un’intensa Mary Elizabeth Winstead, anch’essa scaltra nel dar vita ad una madre ricca di problematiche e di incubi legati agli eventi di molti anni prima.
Una trama che si svela così per passaggi, striscia lentamente nel cuore e nella mente del pubblico riuscendo a dar vita a una sana inquietudine a tema, con alcuni momenti di sana – mai gratuita – violenza ad esasperare ulteriormente quella tensione già alta e straniante.
La regista messicana Michelle Garza Cervera si era fatta già notare per l’affascinante body-horror Huesera: The Bone Woman (2022), suo film d’esordio, e qui riesce a replicare, pur in un contesto diametralmente diverso, quell’atmosfera di sana suspense, applicando le regole del thriller a una visione sfumata che, prima ancora della logica, guarda alla psiche di personaggi femminili infranti, alle prese con una drammatica resa dei conti.
Conclusioni finali
Ci troviamo davanti ad uno dei rari remake contemporanei che riesce effettivamente ad aggiornare con personalità il prototipo, portando abbastanza di nuovo al tavolo narrativo per giustificare la propria essenza. E con un duo di protagoniste come le magnifiche Maika Monroe e Mary Elizabeth Winstead, viene tutto più facile.
La nuova versione de La mano sulla culla può contare su una sana tensione e una strisciante inquietudine in una narrazione che svela più o meno chirurgicamente le proprie carte, anche quando si fa palesemente forzata nel delinare i contorni di quel legame tra le protagoniste, ben più lontano di quanto inizialmente suggerito. E quando anche una villain diventa meritevole di compassione, la sceneggiatura si rivela vincente, trovando la corretta chiave di lettura per un’affascinante rilettura di genere.









