Paolo Serazzi, in arte ZIOPOL, ha pubblicato un album in cui fa rivivere le canzoni della Melevisione. L’eclettico compositore e musicista ha raccolto 14 brani, che hanno segnato l’infanzia di milioni di ragazzini che guardavano la nota trasmissione tv, in un progetto discografico dal titolo ‘CANZONI DELLA MELEVISIONE VOLUME 1‘. Scopriamo insieme cosa ci ha rivelato su queste canzoni che erano cantate da Lupo Lucio, Fata Gaia, Strega Varana e sui progetti futuri.
Intervista al compositore e musicista ZIOPOL
Nella sua carriera, ZIOPOL si è specializzato in programmi per bambini e ragazzi da La Melevisione a Bumbi, passando per Trebisonda, il cartoon Matt & Manson, Calzino e Un Cerotto per Amico. Da venerdì 7 ottobre 2025 è disponibile in digitale Canzoni della Melevisione volume 1. L’album è stato anticipato dal brano ‘Le mani han cinque dita‘.
Come è nata la sua passione per la musica?
“Mi fai una domanda che mi fa tornare indietro di ere geologiche. La mia passione per la musica è nata da quando avevo quattro anni ed entrando in casa trovavo un pianoforte. Ho un fratello, che ha un anno più di me, e i miei genitori pensavano di farci studiare musica insieme. Non l’ho chiesto io, peraltro loro non suonano. Da subito ho trovato un mondo fantastico nel pianoforte, nella musica, e quindi ho memoria solo di me insieme alla musica. Ho avuto diversi insegnanti, gli stessi che hanno avuto mio fratello e mia sorella più piccola.
Dei tre, io sono quello nel quale ‘questa semina’ è stata più efficace. Gli altri miei due fratelli hanno studiato un po’ come fanno in tanti, per me invece subito è stata una questione vitale. Ho sempre suonato: dalle elementari fino all’università, il mio primo pensiero è stato il pianoforte. Intorno alle medie abbiamo iniziato a suonare (io, mio fratello e mia sorella) la chitarra e altri strumenti. Poi abbiamo formato i primi gruppetti”.
E invece il nome d’arte ZIOPOL è collegato sempre ai bambini?
“È una scelta molto autentica. Mi chiamo Paolo e, oltre ai miei due figli, ho dei nipoti simpatici e carinissimi. Ormai sono adulti, hanno 25 anni, ma quando erano piccoli hanno iniziato a chiamarmi ZIOPOL. Anche i miei figli mi chiamavano così ed erano un po’ di anni che questa cosa, almeno all’interno della nostra famiglia, era consolidata.
Non è così facile cambiare nome in modo ufficiale. Nella musica, le autorità sono YouTube, dove c’è un pezzo della nostra storia. Se ti chiami sul canale Paolo Serazzi da tanti anni, ci vuole un po’ per avvertire tutti che di colpo il nome è cambiato in maniera ufficiale. L’ho voluto fare e sono contento, ma ero già abituato a farmi chiamare così”.
A proposito dell’album Le canzoni della televisione volume 1, è stato difficile riarrangiare in chiave contemporanea quei brani?
“In verità non sono stati riarrangiati. È vero che sono stati composti tanti anni fa, dal 2005 al 2012, questi sono gli anni in cui ho lavorato per la Melevisione (poi si è smesso di produrla). Le canzoni quindi hanno una ventina d’anni, più o meno, ma erano quelle già dalla nascita.
Le ho riarrangiate nel senso che non le canta Lupo Lucio o Milo Cotogno, non le cantano i personaggi de la Melevisione in questa pubblicazione. La voce, ora, è la mia. Allora c’era anche la mia voce perché quelle canzoni nascevano nel mio studio. Prima però erano gli attori a cantarle. Loro ascoltavano il brano con la mia voce che si chiama ‘voce guida’, destinata poi a essere rimossa.
Lo ricevevano qualche settimana prima per prepararsi e ascoltavano la mia voce. Tutto quello che sentite oggi è il materiale originale di allora, viene pubblicato soltanto adesso per diversi motivi. In quegli anni lo streaming non era ancora ‘maturo’ e fare uscire un cd all’epoca era un impegno, anche economico. La Rai non aveva proprio tutto il budget che uno sognava. Oggi è diventato più semplice pubblicare.
Io ho sempre insistito anche perché amo molto queste canzoni e mi piace pensare che tanti bambini nuovi possano sentirle. Anche la Rai lo voleva però non è stato così immediato. Quei brani, a parte me e gli attori, nessuno li aveva mai sentiti cantare da me. Vi dirò anche che mi ‘arrampico’ un po’ con la mia voce perché gli attori erano uomini e donne e i pezzi sono nati ben sapendo quale personaggio li avrebbe cantati.
Se c’è il lupo o l’orco, con il suo vocione caratteristico, cambia rispetto alla voce della principessa o della fata. La strega per esempio cantava sempre con la sua voce arrabbiata quindi oltre alle voci c’era una questione di personaggi che mi guidava nella composizione dei brani. Al di là di questa differenza, del fatto che non sono cantate proprio dagli attori e personaggi della Melevisione ma dal compositore, i brani sono gli stessi che il pubblico della Melevisione ha già ascoltato. Non sono stati riarrangiati, semplicemente non erano mai stati pubblicati. Si potevano solo ascoltare su Raiplay riguardandosi tutta la puntata”.
C’è un brano dei quattordici scelti per questo volume 1 a cui è più legato e se sì, perché?
“Qualche mese fa c’era l’esigenza di scegliere un brano che fosse il singolo. Hai presente quel film, La scelta di Sophie, quando il genitore deve fare una scelta e per lui sono tutti piezz ‘e core? I 14 brani sono molto diversi l’uno dall’altro. Poi ho scelto come singolo ‘Le mani han cinque dita’ che è forse uno dei più originali anche dal punto di vista dell’arrangiamento ma nessuno di questi brani da sé è in grado di riassumere l’album.
L’album è molto vario. Ce ne vogliono almeno altri 4 o 5 per darti un’idea della varietà sonora presente in questo progetto. Questo eclettismo è una mia cifra, una mia caratteristica. Per quanto riguarda i testi, molti pensano che siano miei invece mi venivano dati dagli sceneggiatori della Melevisione. Erano 6 o 7 e, di volta in volta, ognuno di loro mi scriveva la sceneggiatura che all’interno conteneva una canzone. Partivo da lì.
Alcuni brani mi piacciono particolarmente anche per il testo. Per esempio ‘Pensa con la tua testa’, che ho messo come numero 2 in scaletta, è bellissimo e mi emoziona ancora adesso. Dice una cosa nel ritornello che sento moltissimo: ‘Dicono non casca mica il mondo se sbagli un pochettino, se sbagliano un po’ tutti, può sbagliare anche un bambino’.
In quelle due righe ci sta tutto un mondo, che io sento, molto importante. I bambini, così come gli adulti che a mio avviso sono dei bambini cresciuti, si portano dietro tanta paura di sbagliare. Questa paura blocca nelle azioni o comunque non ci fa mai sentire in pace con noi stessi. C’è sempre il tarlo di aver fatto qualcosa di sbagliato o che qualcuno ci possa rimproverare. Invece gli sbagli fanno parte della vita, dagli sbagli si impara. La biologia ha previsto che ci siano sbagli fatti proprio per imparare.
È un tema che mi sta molto a cuore. L’arrangiamento, la resa del brano mi piace molto, sarà perché amavo tanto il testo. Come tanti altri brani, questo è per bambini ma è adatto ai bambini (come mi piace dire) che vanno dai 2 ai 102 anni. La musica deve essere fresca, deve essere accattivante, questo sì, ma ai bambini non si deve dare musica super extra semplificata, edulcorata, come se loro non sapessero abbracciare una certa complessità.
L’ho sempre saputo e mi sono sempre comportato di conseguenza. Ho avuto anche un bonus perché i miei due figli, musicisti tutti e due (uno oggi è proprio un musicista professionista) all’epoca avevano 6, 7 anni e quindi un pochino su di loro, sui loro cugini e amici, testavo l’efficacia delle mie proposte. Quello che piaceva e quello che non piaceva. Ho sempre visto che i bambini sono prontissimi, del resto loro non sanno niente dei generi. Ascoltano delle cose, se gli piacciono bene, se non gli piacciono ti mollano di sicuro.
Non hanno pregiudizio nei confronti di un genere, di un suono, di una sonorità. Se c’è molta varietà e novità e non gli proponi sempre la stessa minestra, sono più interessati. Io questo ho voluto fare”.
Lei oltre a comporre per la Melevisione ha realizzato anche colonne sonore per cinema e teatro, come cambia appunto il linguaggio proprio della musica con i bambini?
“Posso esagerare un po’? Vorrei dire che cambia poco per me, cioè il pubblico dei bambini è assolutamente maturo, non come età, ma è pronto. È assolutamente in grado di cogliere, di fruire qualsiasi tipo di musica. È più un’idea degli adulti che i bambini non siano adatti a certe sonorità o a certe cose. Adesso i bambini, ascoltando quello che hanno intorno a loro, tra gli 0 e i 3 anni imparano una lingua. Ogni giorno possono ascoltare qualsiasi parola, argomento, ed è così che si cresce.
Sicuramente ci sono brani troppo autoreferenziali, cose in cui gli adulti cercano di dimostrare qualcosa, di far sapere agli altri che loro sono degli intellettuali. E quelle cose lì, i bambini le colgono subito. E fa anche bene per un adulto rifuggire da quelle cose che sono un po’ artificiali.
A volte nelle colonne sonore c’è solo la musica, io cerco invece soprattutto l’aderenza al testo. Se il testo parla di certe cose, se l’atmosfera è quella, cerco di scegliere certe sonorità, certe velocità. I parametri di un compositore sono quelli: certi strumenti, certi accostamenti tra suoni che sono quelli che più di tutti esaltano o significano certe cose e stanno meglio su certe parole.
Prima mi avevi chiesto quale brano mi piace di più, alla fine ho parlato solo di un brano. Ce ne sono altri che mi piacciono tantissimo e, se li ascolti, sentirai che ‘Pensa con la tua testa’ ha un arrangiamento magari pop rock. Se andiamo a ‘Mille Caramelle’, in cui il testo parla delle caramelle che sono buone, che ci piacciono ma che non dobbiamo esagerare, ho optato per uno swing divertito, molto arrangiato, diciamo anni ’50. Un misto tra un Sinatra e un Paolo Conte.
Nella canzone ‘Nuvole’ ho voluto fare un valzerino molto, molto intimo, in cui c’è praticamente solo il pianoforte che rimanda alla musica classica. ‘Frutta Magica’ è un cia’ cia’ cia’ cubano molto arrangiato con fiati, percussioni. Tutti questi generi si snocciolano uno dopo l’altro, da un lato perché so che è educativo, sicuramente sano. È bello come se fosse un menù a tavola, come se a proporlo ci fosse il cuoco della mensa a scuola.
Ogni giorno vorrei fare assaggiare una pietanza diversa: oggi più verdura, un altro giorno più uova. Quando uno ha assaggiato diversi cibi, acquista anche abitudine a esplorare. Trovo che sia sano sapere che ci sono questi generi. Oggi invece, poveri bimbi! C’è chi offre musiche che sembrano molto appiattite sulla stessa proposta, come la baby dance. È come dire ai bambini che amano solo la baby dance ma non è giusto offrire solo quella.
Facendo sempre un paragone culinario è come dirgli: se vi piace il risotto, allora vi darò sempre il risotto. No, quello è sbagliato. È normale anche per gli adulti che su venti cose diverse, due o tre piaceranno meno ad alcuni mentre piaceranno di più ad altri. C’è una differenza, ognuno ha le sue preferenze, i suoi gusti, però questo fa parte della persona matura che serenamente sceglie proprio perché sa che c’è anche altro.
In Rai all’inizio erano un po’ disorientati da tutta questa varietà e ricchezza di arrangiamenti perché appunto i bambini erano più abituati ad ambiti ristretti. Però hanno subito capito la mia filosofia, hanno sentito le canzoni. Le sono sempre piaciute e non mi hanno mai ostacolato, anzi sono sempre stati dalla mia parte. Lo dico perché non è scontato.
Riguardo alla musica di oggi, spesso sentiamo anche canzoni con messaggi e linguaggio violenti che sono un po’ l’opposto rispetto al suo intento che è proprio quello educativo, cioè le insegna anche musica ai più piccoli attraverso il gioco. Cosa può fare quindi la musica in questo?
“Quando ho detto che le mie canzoni non sono veramente per bambini, che non sento una vera differenza tra le musiche per bambini e non, mi riferivo agli arrangiamenti e ai suoni. Se parliamo di testi, c’è una certa attenzione a dosare certi argomenti, almeno a rimandare certe cose per quando avranno un’altra età. Così come se hai una pianticella che sta crescendo appena nata, non la sbatti al sole di giugno perché quella si brucia. Poi ci sarà il momento in cui sarà più rinforzata e si potrà fare.
Io non sono né bacchettone, né voglio fare il censore, però c’è una questione di opportunità. Non è opportuno dire certe parole, certi termini ai bambini. Trovo molto gratuito, anche per gli adulti, questo uso esagerato, questo turpiloquio, di certa violenza. Francamente non ce n’è proprio bisogno, qualcuno sì. Qualcuno sarà forse ingabbiato con una frustrazione che sente di poter rimuovere in quel modo.
Ma per tutti gli altri, mi sembra più una moda. Purtroppo le mode nascono per imitazione ma si tratta di un’imitazione per niente necessaria che nasce soprattutto da una povertà di idee. Per cui anziché portare avanti un proprio linguaggio, è più facile appoggiarsi su quello già sentito. Soprattutto se lo vai a cercare tra quelli che hanno avuto un successo commerciale, così speri anche tu di avere successo.
Non c’è nessun bisogno di tutta questa violenza e, se la hai, esigo che mi venga proposto con un guizzo di intelligenza, con qualcosa che me lo rendesse comprensibile. Altrimenti lo rifiuto. Mi spiace, c’è tanta bella musica che non perdo il mio tempo. Purtroppo sono uno tra i pochi, gli altri in realtà non scelgono tanto. Non scelgono le loro musiche, le subiscono. Prendono quello che passa di lì ma non so se si possa chiamare una scelta. Purtroppo questo ai bambini, voglio sperare, che non arrivi.
Però è vero che i bambini, anche se sono seduti sul pullman, sentono gli adulti parlare male. Parlano in modo violento o con parole inadeguate. Il bambino le sente purtroppo. Si può dire lo stesso della musica per cui il bambino sente delle cose, a volte, che sono oscene, oscene intese come brutte, di quelle di cui si farebbe a meno. Sono violente ma secondo me anche molti suoni sono osceni, la volgarità è lì, nel senso di non pensato, di brutto. Per me quello è da evitare assolutamente.
Da noi la musica si insegna troppo poco. La scuola è assente, quindi come fa uno a farsi un’opinione? E quando poi è diventato adulto, e ha dei figli, con che criteri fa le sue scelte?
Le piacerebbe un ritorno della Melevisione o programmi rivolti ai più piccoli?
“Certo! La Melevisione era un programma fantastico perché conosceva i bambini e li amava. Sapeva come proporre loro dei contenuti. Ognuno fa una proposta che può piacere o non piacere. Oggi però i genitori, come scrivono su tutti i social, si sentono abbandonati. Ci sono tanti programmi per bambini ma chi li ha fatti? Chi ha detto che sono adatti ai bambini?
Guardiamo i risultati. Nella Melevisione era tutto colorato, chi ha avuto questa idea sapeva cos’è un bambino, magari aveva figli, c’era una grandiosa scenografia. C’era il Fantabosco che era bellissimo con complesse soluzioni estetiche. Oggi per ricrearlo, anche meno sontuoso, con meno budget, serve un pensiero dietro che faccia la differenza.
Alla Melevisione c’era una squadra di 7-8 sceneggiatori che erano autori per bambini, per l’infanzia, che hanno scritto libri, ricevuto premi in tutta Europa. Si confrontavano tra loro e soppesavano ogni parola. Nella trasmissione sempre ridendo e con scherzo, con leggerezza che non è superficialità, hanno saputo toccare temi importanti. Magari hanno dato una mano alle famiglie a parlare di certi argomenti. Temi come il bullismo, la violenza.
Parliamo di gente molto colta che sapeva che cosa voleva trasmettere, aveva un’idea, conosceva i bambini. A me sembra, guardandomi intorno, ora non sto a fare nomi e non è che esplori più di tanto le altre produzioni, però quello che vedo è proprio un po’ deprimente. Ci si chiede ma chi ha pensato a una cosa così? Che bisogno c’era di fare una trasmissione?”.
Prima diceva che questo album è il volume 1, cosa ci sarà in futuro?.
“Ci sarà un volume 2 e un volume 3. Questo album ha 14 brani così come il prossimo, poi ce ne sarà uno da 15. In totale saranno circa 45 canzoni che sono già pronte. Sono pronte da tanti anni, basta qualche rifinitura qua e là. Non le ho sparate tutte in un unico album da 50 canzoni, così per una questione di dosaggio, per farle arrivare un po’ per volta.
Non vedo l’ora che escano. Se trovate varietà sonora in questo album sappiate che salteranno fuori anche nei restanti. Nel frattempo porto in giro per l’Italia, sul palco, queste canzoni, perché sono un animale da palco e la musica si fa suonando dal vivo. Anche in studio, le colonne sonore infatti le produco nel mio studio.
Ho già fatto alcuni concerti ed è fantastico perché il pubblico dei bambini è apertissimo, non conosce neanche le regole di come si sta al concerto, se si sta seduto, se si applaude alla fine. Queste sono delle convenzioni, invece loro hanno delle trovate che stupiscono anche noi musicisti. Ci facciamo delle risate fantastiche!
I concerti sono molto belli, le musiche piacciono anche agli adulti perché sono musiche coinvolgenti, divertenti. I genitori che portano i bambini non lo fanno otturandosi il naso e annoiandosi ma vedono un bel concerto. Pochissimi fanno vedere la musica suonata. Oggi ci sono mille possibilità ed è comodo avere strumenti digitali che suonano un po’ da soli, però vuoi mettere il fascino di vedere uno che picchia sulla batteria e provare, un po’ tutti insieme, a suonare?
C’è tutta una parte in cui coinvolgiamo i bambini. È semplice, basta volerlo, scandiamo il tempo con i piedi, con le mani oppure ci mettiamo a suonare in mezzo a loro. Queste cose quando mai le vedono? E quando mai le vedono in un concerto proprio dedicato a loro? C’è il basso elettrico, il contrabbasso, la chitarra elettrica, quella classica. Io suono la fisarmonica ma anche la tastiera. Ognuno fa un suono e ogni volta c’è qualcosa da scoprire. Non è una lezione, assolutamente no, si suona e basta.
Si pensa solo alla musica, però quando è finito il concerto i bambini sanno un sacco di cose in più anche sugli strumenti. Cose che prima non sapevano magari neanche i loro genitori. Qualcosa si impara e ciò interessa molto alle scuole dove ho iniziato a proporre il concerto. Mi stanno chiamando vari istituti e sono molto contento anche perché le scuole sono piene di bambini, hanno il problema opposto che non entrano tutti nell’aula magna o nella palestra. Si tratta di un circuito diverso ovviamente rispetto a chi è abituato a quello dei teatri, delle birrerie o dei locali rock, però è altrettanto bello. Sono molto, molto contento”.