In Your Dreams: un film d’animazione tra sogni e realtà – Recensione

In Your Dreams

C’è un momento, nella prima metà del film in cui il letto di Elliot prende vita e inizia a volare sopra le nuvole come un razzo imbizzarrito, mentre il ragazzino cerca disperatamente di controllarlo. È una sequenza visivamente accattivante, che richiama a grandi classici per famiglie come Pomi d’ottone e manici di scopa (1971) e altri, d’animazione e non. E proprio questo è l’esempio perfetto per classificare In Your Dreams – Continua a sognare, nuovo originale Netflix sì gradevole ma che paga la sua evidente essenza derivativa.

La storia segue Stevie, un’allegra dodicenne che si trova a dover affrontare la potenziale separazione dei genitori. A farle compagnia c’è Elliot, il fratellino più piccolo con cui Stevie ha un rapporto quanto mai conflittuale, fatto di battibecchi continui e reciproca insofferenza, ma anche di profondo affetto. Un giorno i due si imbattono in un antico libro sulla figura di Sandman, e recitando insieme l’incantesimo contenuto tra quelle pagine ingiallite scoprono di poter entrare coscientemente e insieme nei propri sogni. L’obiettivo è quello di raggiungere Sandman e spingerlo a esaudire il loro desiderio più grande, ovvero rimettere in piedi la famiglia perfetta di un tempo, ma la situazione si complica inevitabilmente.

In Your Dreams: i sogni son desideri – recensione

Il problema principale di In Your Dreams è che, come anticipato in apertura, sa tremendamente di già visto. Non si tratta soltanto di qualche rimando o citazione sparsa qua e là ma di un’operazione che sembra assemblata per algoritmo, mettendo insieme pezzi di film che hanno funzionato in passato nella speranza che la somma delle parti possa creare qualcosa di memorabile. A tratti sembra una sorta di versione patinata e per il grande pubblico del lungo episodio, accorpato in una sorta di lungometraggio, di South Park intitolato Imagination Land, dove i protagonisti si ritrovavano per l’appunto a visitare uno scurrile mondo dell’immaginazione.

Qua è il contesto onirico a far da sfondo agli eventi, ma poco cambia a livello di fantasie e creature che accompagneranno la rocambolesca avventura dei giovanissimi protagonisti, sorella e fratello che cercano ad ogni costo di far tornare l’idillio tra mamma e papà, anche a costo di sacrificare il mondo reale per un altro illusorio. Per gli spettatori più piccoli, che forse avranno visto poche pellicole a tema, il divertimento è garantito, ma per chi ha qualche anno in più o per i genitori che condividono la visione coi pargoli, il sapore di déjà vu è costante.

Modelli e archetipi

Qui il viaggio attraverso i sogni condivisi vuole perseguire obiettivi simili a un capolavoro recente come il dittico di Inside Out, ma non riesce mai a raggiungere la profondità del titolo Pixar. La rappresentazione dell’angoscia adolescenziale e la difficoltà di accettare il cambiamento vengono infatti sfruttati con una certa superficialità, indirizzandosi al puro intrattenimento a tema. Stevie ed Elliot, per quanto simpatici e mai odiosi, restano figure relativamente bidimensionali, vittime di una sceneggiatura che li vuole ergere a simboli piuttosto che donare loro una caratterizzazione degna di tal nome.

Dal punto di vista estetico il film si difende più che discretamente. L’animazione è fluida, con alcune trovate visive di indubbio impatto, a cominciare dalla sequenza mostrante i vari incubi ricorrenti, esilarante nella sua frenetica carrellata degli archetipi, e vi è qualche esperimento stilistico qua e là, come il breve inserto in stile anime quando i protagonisti comprendono di avere poteri unici all’interno di quell’inedita dimensione.

Per un’ora e mezzo di visione che, pur senza pecche evidenti, dà l’impressione di essere il classico compitino, realizzato con tutte le dovizie del caso ma senza quello sprint in grado di renderlo un nuovo potenziale cult per grandi e piccini.

Conclusioni finali

Il problema non è tanto cosa In Your Dreams – Continua a sognare racconta, ma il come. I temi sono rilevanti e attuali – la disgregazione familiare, il dolore dei figli, l’illusione che tutto possa cambiare soltanto volendolo – ma vengono affrontati con eccessiva leggerezza. Senza troppe pretese ci si diverte anche nel corso dell’ora e mezzo di visione, ma manca la profondità necessaria per raccontare qualcos’altro oltre alla favoletta avventurosa alla base.

Per le famiglie in cerca di un prodotto di facile consumo, colorato e spettacolare quanto basta, il film svolge il suo compito senza troppi problemi. Ma è un racconto di formazione per lo più innocuo, troppo timido per competere con i colossi del settore (qualcuno ha detto Pixar?) e in costante cerca di un’identità che non riesce mai veramente a trovare.

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