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“Il rapimento di Arabella”, intervista esclusiva alla regista Caterina Cavalli e all’attrice Benedetta Porcaroli

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Arrivare a 28 anni significa spesso ritrovarsi in una terra di mezzo. Da un lato ci si sente finalmente adulti, dall’altro rimane quella sensazione infantile di non essere ancora del tutto pronti. È un’età in cui si tirano le somme, ci si interroga sulle proprie scelte e si riaprono cassetti della memoria pieni di possibilità mai vissute. I “se” diventano compagni insistenti, e la nostalgia del passato diventa un rifugio comodo e doloroso allo stesso tempo. È proprio in quel luogo emotivo che si fa strada il dialogo con la propria parte bambina, quella che non ha mai smesso di chiedere attenzione. Su questo terreno fragile e potentissimo si muove Il rapimento di Arabella, il nuovo film di Carolina Cavalli, in arrivo nelle sale il 4 dicembre. 

La storia segue Holly, una giovane donna di 28 anni che vive con la costante percezione di essere la versione “sbagliata” di sé stessa, come se ogni scelta compiuta l’avesse allontanata dalla vita che avrebbe davvero dovuto vivere. Tutto cambia quando incontra Arabella, una bambina dal carattere enigmatico. Holly ne rimane folgorata e, nonostante l’assurdità dell’idea, si convince che quella piccola sia proprio la sua versione infantile tornata a trovarla. Arabella, determinata a scappare da casa, decide di non rivelare la propria identità e lascia che Holly creda alla sua fantasia. Inizia così un viaggio bizzarro e tenero, in cui le due si immergono in un tempo sospeso, quasi un tentativo di riscrivere ciò che è stato. Holly vede in quella bambina la possibilità di rimediare agli errori, di salvare la sé stessa di un tempo e, forse, di diventare finalmente “speciale”.

“Il rapimento di Arabella”, intervista esclusiva a Carolina Cavalli e Benedetta Porcaroli

Noi di SuperGuida TV abbiamo video intervistato in esclusiva la regista Carolina Cavalli e l’attrice Benedetta Porcaroli. La regista ha parlato di com’è nato il film e il personaggio di Holly: “Il film è nato dal personaggio di Holly, avevo sempre in mente questa ragazza che non accetta chi è diventata, che non accetta se stessa e pensa che non è la versione migliore di se, qualsiasi cosa voglia dire questo per lei. Ho pensato subito che una bambina potesse essere una chiave per risolvere un passato che non aveva ancora risolto. E’ per me il secondo film, è stata un’avventura emozionante”. Benedetta Porcaroli interpreta Holly, un personaggio con cui è riuscita pian piano ad empatizzare: “Per me è molto importante che ci sia un copione denso di tante cose. Carolina scrive dei film dove c’è dentro tutto, di base mi sono appoggiata al copione, poi abbiamo lavorato insieme fino ad entrare in questa nuova dimensione. E’ stato bellissimo ragionare, cambiare strada per trovare Holly”.

Il personaggio di Holly incarna una generazione di giovani che oggi si percepisce fuori posto, inadeguata, costantemente in difetto. A pesare oggi è il giudizio altrui, soprattutto quello filtrato e implacabile dei social network: “I social sono un’arma di distruzione di massa. E’ difficile stare lì dentro e restare totalmente indifferenti quando leggi un commento brutto o qualcuno che scrive qualcosa di sgradevole su di te. La verità è che scegliere di stare lì significa anche scegliere di mettersi su quel banco degli imputati e questo ti colpisce sempre un po’. Non so alla fine quale sia l’utilità dei social, so solo che tutto questo ci è piombato addosso, ci siamo ritrovati tutti lì ma il mio augurio è che si torni ad un’idea più complessa delle cose”, dice la Porcaroli. 

Nel film una frase che colpisce e che recita “questo tardo pomeriggio quando la vita era bella”. Un viaggio a ritroso quello di Holly che inevitabilmente la porta a dover fare i conti con la nostalgia. Chiediamo allora alla regista se il cinema di oggi abbia a che fare proprio con il rimpianto: Non so se i film parlino esattamente di questo, anche perché a volte è difficile coglierne davvero il senso. Però quando il futuro sembra confuso o indecifrabile, si tende a rifugiarsi nella nostalgia, in quei ricordi o in quelle sensazioni che un tempo ci facevano sentire al sicuro”. Benedetta Porcaroli le fa eco: Negli ultimi anni abbiamo attraversato momenti difficili, e forse questo ci ha fatto sentire come se stessimo andando nella direzione sbagliata. Per questo nasce il bisogno di tornare a qualcosa di autentico, non necessariamente perfetto o armonioso, ma vero. Il cinema riflette le vite umane, e credo sia fondamentale tornare a raccontare storie che abbiano un senso, che parlino davvero alle persone e in cui il pubblico possa riconoscersi. Da qui può ripartire una nuova educazione sentimentale, che valorizzi anche la semplicità”.

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