Non tutti sanno che l’esordio alla regia di Sua Maestà Stanley Kubrick avvenne con un cortometraggio a tema pugilistico, realizzato nel 1951 e dal titolo Day of the Fight. Proprio a tale cimelio di culto per il mondo cinefilo è ispirato un altro debutto dietro la macchina da presa, quello dell’attore inglese Jack Huston, conosciuto soprattutto per un ruolo chiave nella popolare serie Boardwalk Empire. Proprio da suddetta ha reclutato diversi colleghi di spicco che avevano recitato insieme a lui, a cominciare dal protagonista Michael Pitt per arrivare a Steve Buscemi e Joe Pesci in due ruoli di supporto.
L’opera alla base, della durata di undici minuti, seguiva la vita del vero pugile Walter Cartier nelle 24 ore precedenti al suo incontro per difendere il titolo dei pesi medi. Ne Il giorno dell’incontro la storia e i personaggi sono stati modificati in una vicenda di finzione, ma non è cambiato il modus operandi: anche in questo caso la macchina da presa accompagna il pubblico dentro il dì fatidico di Mike Flannigan, boxeur di origini irlandesi in cerca di riscatto.
Il giorno dell’incontro: prendere a pugni la vita – recensione
Un uomo che paga il prezzo dei propri sbagli e che, consumato dal senso di colpa per una tragedia passata da lui provocata, ha mandato all’aria la sua vita e la sua famiglia. La madre della figlia, ora tredicenne, ha deciso di tagliare i ponti dopo che lui si è isolato dal mondo intero, annegando nei rimorsi e nei rimpianti. Ma ora Mike ha un’altra opportunità, forse l’ultima, per poter sperare di ricominciare e ricostruirsi da quelle macerie in cui naviga a vista.
Un match decisivo, il primo dopo la sua uscita dal carcere, che potrebbe non soltanto riconsegnargli fama e gloria, ma che potrebbe sistemarlo anche economicamente: ha infatti venduto un anello per settemila dollari e poi scommesso – illegalmente tramite un amico – l’intera cifra sulla sua vittoria, data come pressoché impossibile. E mentre l’ora di salire sul ring si avvicina inesorabilmente, Mike cerca di riallacciare i rapporti con le persone a lui care.
L’ultima chance
Girato in un magnifico bianco e nero, Il giorno dell’incontro è un interessante viaggio introspettivo nella distinta quotidianità di un personaggio stanco e disilluso, che ritrova un alito di speranza pur velato da molte ombre, come quell’avvertenza medica che lo mette in guardia sui rischi di un suo ritorno all’agonismo e che fa capolino in diversi momenti del film.
Su una premessa non nuova fin da classici come la saga di Rocky, con il pericolo di una salute infranta quale spauracchio sulle sorti del “guerriero”, si instaura una storia di demoni e rivincite, con i numerosi flashback che ci portano a scoprire meglio il carattere e i comportamenti di Mike e i suoi rapporti con coloro che lo circondano. Uno scavo nel personale che trova ulteriore intensità nella struggente prova di Michael Pitt, che si cala con il giusto tormento in una performance non solo fisica, con l’incontro finale che è il degno compimento del percorso tracciato. Un percorso tra alcuni riusciti piano sequenza, che mette un senso di placida urgenza e costruisce un contorno credibile, trovando adeguato supporto dall’eterogeneo cast secondario, con Joe Pesci in uno straordinario doppio ruolo.
Conclusioni finali
Prende spunto dal lavoro d’esordio di Stanley Kubrick questo intenso film a sfondo pugilistico, dove l’agonismo, pur presente nei minuti finali sul ring, è elemento accessorio al percorso di riscatto di un protagonista che ha perso tutto e ora intende ritrovare il proprio posto nel mondo.
Con un ottimo cast a disposizione, Il giorno dell’incontro fa suo un magnifico bianco e nero nel raccontarne la caduta e l’ascesa, tra flashback rivelatori e struggenti rese dei conti, in queste ventiquattr’ore precedenti quel match che conta non soltanto per il titolo ma anche per un nuovo, potenziale, inizio all’insegna di una catartica redenzione.