Nel pantheon sovraffollato del cinema supereroistico, che non a caso sta pagando dazio negli ultimi tempi tranne rarissime eccezioni, poche proprietà intellettuali sono state in maniera così maldestra come il gruppo dei Fantastici Quattro. Dal b-movie a basso costo, ai tempi “cestinato”, prodotto da Roger Corman negli anni Novanta al travagliato pasticcio del 2015 di Josh Trank, le migliori incursioni del team erano state nel dittico di inizio millennio diretto da Tim Story, imperfetto sicuramente ma quanto meno gradevole.
Tempi diversi e perciò vi era molta curiosità su come il franchise sarebbe entrato nel moderno MCU, ormai universo consolidato e premiato al botteghino. Eccoci perciò qui a parlare di I Fantastici 4 – Gli inizi , attesissimo sin dal suo annuncio anche per via delle scelte di casting che avevano e non poco aumentato l’hype, fin a cominciare dalla presenza del lanciatissimo Pedro Pascal nel ruolo chiave di Reed Richards alias Mr. Fantastic.
I Fantastici 4 – Gli inizi – recensione
Sulla dimensione alternativa di Terra-828, negli anni Sessanta la tecnologia futuristica convive con l’estetica tipica del periodo. I Fantastici Quattro – ovvero Mr. Fantastic, la Donna Invisibile, la Torcia Umana e la Cosa – sono già eroi celebrati e amati dalla popolazione. Reed Richards e Sue Storm, prossimi a diventare genitori, si preparano ad affrontare la loro più grande sfida quando Silver Surfer fa la sua comparsa sul pianeta annunciando l’imminente arrivo di Galactus, entità esistente dall’alba dell’universo e soprannominata divoratore di mondi.
L’umanità intera si stringe attorno a loro, nella speranza che possano fermare quella spaventosa minaccia prima che sia troppo tardi. I protagonisti dovranno trovare una soluzione per impedire ciò che sembra ineluttabile e l’avventura li condurrà nello spazio più remoto…
Vecchio e nuovo
Dietro la macchina da presa troviamo Matt Shakman, già regista dei nove episodi di WandaVision. Una serie all’inizio rivoluzionaria e iconoclasta nel suo approccio, che dopo la sorpresa iniziale finiva però per adagiarsi su toni e atmosfere tipiche dei cinecomic contemporanei. E anche in I Fantastici 4 – Gli inizi l’impatto dell’ambientazione suggestiva in questi Sixties sui generis sembrava garantire una miscela più originale, salvo poi scadere in una serie di stereotipi e luoghi comuni e perdersi in una sceneggiatura dalle derive gratuitamente pro-life, con la gravidanza di Sue che diventa elemento centrale del racconto.
Certamente un qualcosa di voluto anche vista la scena post-credit, che apre le porte a quella che sarà la nuova grande saga del MCU e introduce già l’effettivo villain (evitiamo di spoilerare per non rovinare la sorpresa a chi ancora lo ignorasse). Ma ciò nonostante, anche per chi ha amato i fumetti, osservare come due figure incredibilmente affascinanti come Galactus e Silver Surfer siano state depotenziate risulta a dir poco straniante, anche considerando il mood prettamente cartoonesco dato all’operazione.
I personaggi non cambiano o evolvono pur a dispetto di quei concitati eventi nei quali si trovano coinvolti, con lo stesso discorso su ciò che la gente si aspetta da loro che vorrebbe farsi sintomo di una società attuale impaurita e che ha bisogno di salvatori più o meno improvvisati. Spunti sulla carta interessanti, ma affrontati con una certa superficialità e con un senso dello spettacolo che guarda a ritmi consolidati: basti osservare la battaglia finale, che aggiunge poco o nulla di realmente personale ad un modus operandi tipico dei cinecomic d’ultima generazione.
Questione di sguardo
Se c’è un aspetto di I Fantastici 4 – Gli inizi che merita apprezzamento senza riserve è, come accennato in precedenza, il design produttivo. La scelta di ambientare il tutto in un universo alternativo rimasto bloccato in una versione stilizzata degli anni Sessanta – un mondo che sembra uscito dai fumetti di Jack Kirby (co-creatore del gruppo insieme a Stan Lee) – è la decisione creativa più audace e riuscita dell’intero progetto.
Al contempo la colonna sonora di Michael Giacchino, mescolante temi orchestrali classici con influenze jazz e lounge del periodo, completa perfettamente quest’estetica retro-futuristica. Per due ore di visione che vorrebbero trasmettere una sensazione di “avventura familiare” per un pubblico eterogeneo, ma lasciano molto per strada in un’atipica origin story partente da premesse già consolidate.
Conclusioni finali
Non basta quell’ambientazione anni Sessanta e l’approccio leggero a giustificare quei toni conservatori e a far sì che il pubblico si identifichi con la gente comune, speranzosa che l’iconico quartetto – già famoso e celebrato in pompa magna – possa salvare il mondo intero dalla minaccia intergalattica annunciata dalla surfista d’argento, al servizio del divoratore di mondi. I Fantastici 4 – Gli inizi di inizio ha in realtà ben poco, in quanto il gruppo di supereroi ha già un corposo passato di missioni ed eroismi alle spalle, oltre che a vivere allo scoperto e alla luce del sole in questi anni Sessanta alternativi.
E proprio suddetta ambientazione è il maggior motivo di interesse di un film che affronta tematiche importanti e sensibili con eccessiva spensieratezza, tra posizioni nette e utopie impensabili, mentre lo spettacolo si affida a effetti speciali sì notevoli, che ci accompagnano addirittura nello profondità del cosmo. Ma il risultato è maggiormente tronfio che compiuto e con un cast di tale livello a disposizione l’occasione appare ancor più mancata del previsto.









