“Back to life”, intervista a Giovanni Allevi e al regista Simone Valentini 

Alla Festa del Cinema di Roma è stato presentato Back to Life, un emozionante documentario diretto da Simone Valentini e in uscita nelle sale il 17 novembre,  che racconta il ritorno alla vita del compositore Giovanni Allevi dopo la dura battaglia contro il mieloma. Il film offre uno sguardo profondo sull’uomo dietro l’artista, seguendolo nel periodo più buio della malattia, segnato da terapie debilitanti e incertezza sul futuro. Proprio in quei momenti difficili, Allevi si rifugia nella musica, componendo dal letto d’ospedale il Concerto MM22 per violino e orchestra. In un gesto creativo sorprendente, trasforma le lettere della parola “mieloma” in note musicali,  Do, La♭, Mi, Si, Re, Do, Do, secondo una tecnica ispirata a Bach. Il risultato è una composizione struggente e intensa, emblema della forza dell’arte nel trasformare la sofferenza in bellezza. Il documentario si sviluppa tra intimità e speranza, mostrando come la musica possa diventare ancora una volta cura e salvezza.

“Back to life”, intervista esclusiva a Giovanni Allevi e al regista Simone Valentini

Noi di SuperGuida TV abbiamo video intervistato in esclusiva Giovanni Allevi e il regista Simone Valentini. Nel documentario, Allevi ripercorre la sua carriera e parla anche della sua malattia. Definisce la diagnosi come il crollo delle certezze e quando gli chiediamo quale sia stato il primo sentimento che ha provato, lui risponde:

“Quando arriva la diagnosi si attraversa una fase durissima della vita perché crollano per un attimo, per dei minuti interminabili tutte le certezze. Non c’è una parola di conforto anche perché si può vivere la diagnosi come una sentenza. La dottoressa è stata bravissima perché ha aggiunto che la diagnosi era il primo passo verso la guarigione e questa frase me la sono stampata in testa. In realtà io stavo entrando in una nuova bolla esistenziale. Luigi Pirandello dice che quando crollano tutte le maschere e tutte le certezze amaramente scopriamo di essere nulla. Invece io non ho avuto questa sensazione, ma ho avuto la sensazione che una volta abbandonate tutte le sovrastrutture, le aspettative, abbandonato anche quello che Freud definiva l’ego, scoprissi di essere luce, un centro irradiante. In quel momento è come se avessi scoperto una nuova venerazione per la vita. Entrare nella sala d’aspetto di Ematologia dell’Istituto dei Tumori di Milano per la prima volta è stato per me come entrare in un luogo sacro. Vedere un paziente che veniva da me e mi abbracciava dandomi coraggio significa incontrare un angelo. Tutto assume una dimensione sacra, posso dire per me che questo è anche entusiasmante considerando che rimangono il dolore e la paura”.

Il regista Simone Valentini ci ha parlato di com’è stato realizzare il documentario, entrare in punta di piedi nella vita di Giovanni: “E’ stata un’esperienza profonda perché abbiamo deciso insieme che non avremmo fatto un documentario che fosse un semplice percorso cronologico che raccontasse tutti i momenti e i passaggi della sua vita. Volevamo raccontare un momento cristallizzato, un oggi, mettendolo a confronto con il pensiero che il maestro Allevi ha maturato in questi anni, pensieri filosofici, pensieri personali con il passato. E’ stato un lavoro che ci ha portato a raccontare con delle immagini del presente la vita per come siamo oggi ma anche per come eravamo prima”.

Particolarmente toccante è il momento in cui nel 2024 Giovanni è salito sul palco del Festival di Sanremo. Lui stesso definisce quel momento un’esperienza collettiva. Ai nostri microfoni, il musicista ha raccontato:

“Voglio raccontare un momento particolare che non è nel documentario e che si riferisce ai cinque minuti prima di salire su quel palco. Non volevo stare chiuso in camerino però dietro a quel palco c’è una bolgia infernale, allora quei cinque minuti l’ho trascorsi seduto su una sedia rivolto verso il muro. Ero preoccupato e dentro di me dicevo “va bene ma tanto non mi ascolterà nessuno”. Invece è successo qualcosa di assolutamente imprevedibile, qualcosa di magico. Quel momento è stato uno spartiacque incredibile nella mia vita. Ho fatto crollare le mie maschere e le persone a casa si sono sentite autorizzate a far crollare le loro. Io mi sono commosso e ho pianto e anche le persone a casa hanno pianto. Questo è stato catartico per me e lo è stato anche per undici milioni di persone in quegli otto minuti che resteranno impressi nel mio cuore per sempre”. 

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