Fausto Russo Alesi: “Torno a teatro con la commedia di Eduardo. La serie ‘Shtisel’, mi ha aiutato in ‘Rapito’. Interpretare Falcone è stato emozionante”

Fausto Russo Alesi

Fausto Russo Alesi, attore e regista italiano, è stato ospite al Season Interntional Series Festival, evento svoltosi a Gallipoli, ideato da Simona Gobbi, e che è dedicato al mondo delle serie tv. L’attore, interprete del giudice Giovanni Falcone, nel film ‘Il traditore’ di Marco Bellocchio, il prossimo 24 ottobre torna al Piccolo Teatro di Milano con l’arte della commedia di Eduardo De Filippo. Un ritorno alla commedia di Eduardo a 10 anni di distanza dal grande successo a teatro con: ‘Natale i casa Cupiello’. Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato Fausto Russo Alesi, e con lui abbiamo parlato di Serie Tv, di cinema, di social e di molto altro.

Fausto Russo Alesi, intervista all’attore e regista teatrale

Fausto Russo Alesi al Season Festival: la sua serie preferita? 

“Una serie che ho amato moltissimo è Shtisel, e che ho guardato quando mi sono preparato per ‘Rapito’. Una serie girata magnificamente con attori strepitosi”. 

Cosa pensa del fatto che tra stagioni varie prequel e sequel, i progetti vengono un po’ sfruttati fino all’osso? 

“In genere lo sfruttamento fino all’osso non è qualcosa che mi entusiasma. Se qualcosa è necessario allora Si. Amo di più i progetti che hanno un inizio e una fine. Però certo, se sono dei grandi romanzi, con una grande narrazione, perchè no! Mi piacerebbe molto vedere i grandi romanzi, anche la letteratura rappresentata in una serie tv. Per quanto riguarda il ruolo dell’attore, è giusto darsi un termine. Credo che l’attore debba cambiare spesso, darsi la possibilità di attraversare nuovi mondi, nuove vite. Affezionarsi troppo, adagiarsi su un solo personaggio può essere limitante”. 

Nel 2019 ha interpretato il giudice Giovanni Falcone, nel film ‘Il traditore’. Come si è approcciato a questo ruolo che ha avuto molti interpreti al cinema e in tv’ Sentiva una certa responsabilità? 

“È stato straordinario lavorare su questo grande film con Marco Bellocchio. Con attori strepitosi a cominciare da Pierfrancesco Favino, Luigi Lo Cascio, Fabrizio Ferracane. Ho sentito molto la responsabilità di questo ruolo, è stato molto emozionante per me lavorare su Giovanni Falcone. Devo dire che parte della mia interpretazione sta proprio dietro a questo senso di responsabilità e di inadeguatezza, anche perchè è una di quelle figure che è un grande eroe, senza se e senza ma, e che con Marco Bellocchio volevamo restituire in maniera non retorica, infatti è una sceneggiatura che da questo punto di vista lo descrive in maniera innanzitutto privata, perché lo vediamo all’interno degli interrogatori, mentre noi siamo più abituati a conoscere un Falcone pubblico. Quindi, andare dentro i dettagli del privato, è stato un modo per raccontarlo e interpretarlo in una chiave più vicina all’essere umano. La cosa che emerge in maniera molto forte nel film, ed è quello su cui io ho cercato di lavorare, è in realtà: l’assenza di Giovanni Falcone. Lavorare su ciò su cui siamo stati provati. Questo credo che nel film venga fuori. È stato emotivamente molto forte. Da palermitano è stato molto forte per me ed emozionante, avere la possibilità di raccontarlo”. 

Lei è social? Che rapporto ha con il popolo della rete che non è sempre gentile quando giudica a caldo un film o una serie: teme più quelle critiche o quelle della stampa? 

“Non sono molto social, proprio perchè per indole sono più schivo. Non lo utilizzo molto come mezzo. Credo che sia un mezzo che bisogna saper usare bene, è un’opportunità per far conoscere il proprio lavoro. In mezzo a questo c’è tanto chiacchiericcio non necessario. In merito al fatto di temere più il giudizio del pubblico e della stampa, non mi pongo in questi termini, cerchiamo di fare bene il nostro lavoro. Devo essere intanto contento io di aver fatto qualcosa che mi rappresenta, qualcosa in cui credo, e averlo fatto nel modo in cui volevo raccontarlo e in accordo con le persone con cui ho potuto condividere quel progetto, che sia un regista o gli attori. Sul giudizio degli altri: questo è un mestiere dove sei sempre sotto il giudizio e sotto gli occhi degli altri, è inevitabile. Sui social è tutto un po’ estremo, sfalsato. Preferisco i commenti dal vivo quando sono a teatro, quando dopo la proiezione cinematografica si ha la possibilità di chiacchierare con il pubblico, quello mi emoziona molto. Sicuramente non temo le critiche dei giornalisti perchè sono un arricchimento, un confronto necessario. Ci si arrabbia, ci si sta male, quando non è andata esattamente come pensavi, quello è umano, però penso che sia necessario. Nella grande piazza dei social c’è un po’ di tutto: ci sono commenti che ti fanno piacere, che ti fanno sorridere, che ti fanno arrabbiare. Alcuni non necessari e soprattutto molti non sono sinceri”. 

Quale personaggio di film o serie tv avrebbe voluto interpretare e perché?

“Molti personaggi: Dottor Stranamore?! Peter Sellers?! Devo dire che c’è anche un grande regista dietro quel film, una grande storia e un attore straordinario. Rispetto a questa domanda, tutte le volte che l’ho visto, non tanto l’attore che ho ammirato, perché se lo ha fatto lui è perchè doveva farlo lui, io ho imparato, mi sono emozionato nel guardarlo, ecco, mi piacerebbe raccontare delle storie, avere la fortuna di raccontare delle tematiche. Raccontare le relazioni umane in un determinato modo, quello mi appassiona molto. Mi piacerebbe molto fare un film in tal senso”. 

Prossimi progetti? 

“Imminenti: il teatro. Sarò in scena con l’arte della commedia di Eduardo De Filippo, debutterà al Piccolo Teatro di Milano il 24 ottobre, poi andrà in tournée. È uno spettacolo con una compagnia meravigliosa di attori straordinari, io curo la regia e sono anche uno degli interpreti. Mi confronto per la seconda volta con Eduardo, dopo un ‘Natale i casa Cupiello’ fatto 10 anni fa, ed è una grande fortuna poter lavorare sulle parole di Eduardo, sulle metafore di Eduardo. Questo è un testo importantissimo che parla di noi artisti, dell’importanza del nostro mestiere, del teatro, ma anche dell’arte in generale: quanto è necessaria per la società, quanto è utile per la società, quanto è riconosciuta, quanto è sostenuta. Tutto questo Eduardo lo fa con il suo manifesto teatrale e con le armi del teatro”. 

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