Filming Italy Sardegna Festival, intervista a Fausto Leali: “L’ossessione per i numeri è distruttiva per i giovani. Sanremo? Non ho la frenesia di tornarci”

Fausto Leali

Fausto Leali è stato ospite del Filming Italy Sardegna Festival, evento ideato e diretto da Tiziana Rocca, in programma dal 19 al 22 giugno a Santa Margherita di Pula in Sardegna. L’attore ha ricevuto un premio per la sua straordinaria carriera, i suoi successi hanno segnato intere generazioni.

Filming Italy Sardegna Festival, intervista esclusiva a Fausto Leali

Noi di SuperGuida TV abbiamo video intervistato in esclusiva Fausto Leali. Ai nostri microfoni, il cantante ha commentato la vicenda relativa ai sold out pompati: Ho sentito parlare di certi sold out finti. In un certo senso, aiutano l’artista, perché magari si fanno 20 o 30 mila spettatori, che sono già tanti, ma in uno stadio vuoto sembrano pochi. Così si prova a mascherare, ma a farne le spese è chi ha comprato il biglietto a prezzo pieno, mentre altri arrivano dopo e pagano meno”.

C’è poi, secondo Leali, una pressione crescente sull’ossessione per i numeri, che ricade tutta sulle spalle dei giovani artisti: “I ragazzi la subiscono, e questo a volte li porta a mollare. Anche perché è tutto molto veloce, tutto confezionato in fretta. Ci sono troppi artisti, troppa offerta, e non si sa che futuro possano avere. Oggi tutti fanno concerti, e sembrano sempre tutti sold out. Intanto i giovani non comprano più dischi fisici, ma ottengono i dischi d’oro con le visualizzazioni, con lo streaming. Però almeno vanno ai concerti: spendono per la musica dal vivo, e questo è molto bello”.

A proposito di palchi, Leali riflette anche sulle prime esperienze e sulla difficoltà dei giovani di oggi ad accettare un pubblico piccolo, anche a causa del mito del “tutto esaurito”: “Oggi è diverso. Una volta si costruivano i gruppi. Io avevo il mio, e andavamo a suonare ogni sera, anche per un mese intero nello stesso locale, tranne il lunedì che si riposava. Ho fatto un mese a Milano in Corso Europa e poi un altro in Piazza San Babila, che distano neanche mezzo chilometro. Ma bastava il cambio di clientela per giustificare un nuovo mese di lavoro. Ci si costruiva così, suonando ogni giorno. Dovevi anche cambiare repertorio, sennò la gente si stancava. Io cantavo Ray Charles, James Brown, i Beatles, i Rolling Stones… facevo tutto. Era divertente, era formativo”.

Oggi però, dice con un filo di malinconia, “questo non esiste più. Mancano proprio i locali che permettano ai giovani di crescere come noi”. Quanto al suo futuro, Fausto Leali non ha certezze su un possibile ritorno a Sanremo: “Non lo so. Non ho la frenesia di andarci. Se dovesse capitare una situazione bella, simpatica, potrebbe anche essere. Ma non è qualcosa che inseguo”.

Alla domanda su cosa non rifarebbe della sua carriera, Leali risponde con la sua consueta ironia: “Non ti dico tutto… ma un bel 90%, sì!”, scherza. Ma a differenza di molti artisti di oggi, lui ha sempre cantato dal vivo, senza autotune: “Sì, però non bisogna colpevolizzarlo. L’autotune è diventato un effetto, come l’eco o il riverbero. I giovani sono abituati a quel suono, lo vogliono sentire. È solo cambiata l’abitudine d’ascolto”. Quest’anno Fausto Leali ha avuto anche un’esperienza televisiva come coach in “Io Canto Generation”: È stata un’esperienza stupenda. Ma non solo con i ragazzi, anche con le altre due categorie, la Family e la Senior. È sempre una grande emozione, qualcosa di molto bello. Ringrazio sempre chi mi coinvolge, come Roberto Cenci: è davvero un’esperienza straordinaria”. 

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