Conosciamo Bilge e Can nel 1998, quando i due ancora bambini si conoscono in un ospedale pediatrico la notte di Capodanno. Tra loro si crea un legame profondo e misterioso, una connessione che sembra andare oltre la semplice simpatia infantile. Prima di separarsi, esprimono un desiderio, che rimarrà segreto al pubblico fino alle fasi finali, guardando le stelle cadenti. In Due mondi, un desiderio la storia salta poi avanti di vent’anni, con Bilge che è diventata un’avvocata di successo a Istanbul e Can che si guadagna da vivere come archeologo.
Dopo che lui rimane coinvolto in un misterioso incidente d’auto, legato al furto di una preziosa anfora antica, e finisce in coma, i due improvvisamente cominciano a comunicare telepaticamente: Bilge può udire i pensieri e le parole di Can anche quando si trova a chilometri di distanza, e viceversa. Da lì cercano di ritrovarsi, ma la ragazza è destinata a fare una scoperta che ben presto cambierà tutto e che darà il via ad un’indagine del tutto particolare, letteralmente a cavallo tra due mondi.
Due mondi, un desiderio e un dramma – recensione
Il cinema turco contemporaneo si trova in una fase di transizione curiosa, giacché da un lato le sue serie televisive conquistano pubblici internazionali – da Love Is in the Air fino alle recenti produzioni Netflix – mentre dall’altro la produzione per il grande schermo fatica ancora a trovare una propria identità distintiva che vada oltre i confini nazionali. Se togliamo infatti i capolavori di Nuri Bilge Ceylan premiati a vari festival – recuperate la nostra recensione del suo Racconto di due stagioni (2023) – è difficile ricordare titoli che abbiano lasciato un segno nel cinema contemporaneo, sia questo d’autore o più commerciale.
Due mondi, un desiderio, diretto da Ketche e approdato nel catalogo di Amazon Prime Video, rappresenta un tentativo interessante di contaminare il romance melodrammatico tipico delle produzioni autoctone con elementi fantasy richiamanti la tradizione del realismo magico. La sceneggiatura è stata scritta dalla stessa protagonista Hande Erçel, una delle attrici più popolari in patria, che qui si cimenta per la prima volta nella scrittura dopo anni di svariati successi televisivi. Per una storia ricca di spunti ma di altrettanti passi falsi…
Vorrei ma non posso
Il collegamento mentale che lega i due protagonisti, che dopo quel breve incontro infantile non si sono più rivisti salvo ritrovarsi in circostanze quanto mai paradossali, poteva essere sfruttato meglio e non risulta sempre verosimile per come funziona a convenienza, con alcuni passaggi dove si evidenziano delle forzature per far procedere la vicenda sui binari prefissati. E d’altronde Due mondi, un desiderio dopo quella premessa intrigante rischia di afflosciarsi su dinamiche più sicure e collaudate del genere, alla ricerca di quella lacrime facile che soprattutto nell’ultima mezzora prende via via il sopravvento, fino allo struggente ma esagerato epilogo.
Dal punto di vista stilistico le due ore di visione si mantengono su livelli discreti ma mai memorabili. Nessun guizzo particolare, esclusa la favola animata a mo’ di libro per bambini del prologo e quel split screen che porta all’incredibile incontro a distanza tra Can e Bilge, che cercano di comprendere come incontrarsi e di risolvere la nascente sottotrama criminale prima che sia troppo tardi. Il romanticismo tra i due può contare sulla palpabile alchimia tra la stessa Hande Erçel e Metin Akdülger, ma anche loro si trovano spesso a fare i conti con svolte narrative sin troppo improbabili, anche se contestualizzate alla fantasticheria del racconto.
Conclusioni finali
Un’operazione dalle buone intenzioni ma dall’esecuzione non sempre riuscita. Il tentativo di unire le classiche atmosfere melodrammatiche delle produzioni turche con la premessa fantastica e un pizzico di commedia rischia infatti di farsi ridondante nelle due ore di visione, fino a quell’epilogo che forza ulteriormente la mano a caccia di facili emozioni.
La simpatia e l’alchimia tra i due protagonisti vive sul paradosso di quel legame telepatico che li porta a comunicare anche in situazioni potenzialmente impossibili, sfruttato a comando a seconda di dove la sceneggiatura voglia andare a parare, togliendo verosimiglianza a una storia già di per sé figlia dell’impossibilità. Due mondi, un desiderio rimane così un film sospeso proprio come i suoi personaggi, in cerca di un amore che travalica ogni logica.