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Disincanto, recensione (no spoiler) della serie animata Netflix

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Il 17 agosto 2018 debutta su Netflix una scorrettissima seria animata creata interamente dal genio dietro a I Simpson e Futurama. Ovviamente stiamo facendo riferimento a Matt Groening, mentre la serie in tre stagioni si chiama Disincanto. La tecnica animata rimanda ovviamente ai disegni e allo stile che avevano reso riconoscibile la mano di Groening nelle due serie sopracitate che aveva precedentemente realizzato con enorme successo.

In Disincanto invece, l’autore americano si discosta dai temi affrontati sia ne I Simpson che in Futurama: se nel primo si raccontava la famiglia tipica americana post-anni ’80 ed in Futurama un futuro prossimo (per l’appunto) totalmente irriverente e lisergico, in Disincanto Matt Groening fa qualche passo indietro e satirizza gli elementi narrartivi e i cliché del genere fantasy-medievale.

La trama di Disincanto

Disincanto racconta le avventure della Principessa Tiabeanie, più brevemente Bean: principessa reale del medievaleggiante regno di Dreamland. Bean, nonostante il suo rango, preferisce passare le sue giornate bevendo ai pub e vivendo di scorribande in giro per il regno. Nelle sue scorribande, Bean è accompagnata da un elfo di nome Elfo e da un demone di nome Luci, che sono i suoi due migliori amici. La spensierata vita dei tre protagonisti conosce bruschi cambiamenti quando si ritroveranno in situazioni più grandi loro e alle quali non potranno sottrarsi.

Perché vedere Disincanto?

Perchè in tre stagioni (la quarta deve però ancora essere ufficializzata da Netflix) Matt Groening è riuscito a mettere alla berlina tutte le caratteristiche tipiche dell’high fantasy, sia come genere letterario che come cinematografico/televisivo. Innumerevoli sono dunque le citazioni e gli omaggi a libri e film del passato, eppure l’autore de I Simpson e Futurama riesce a dare vita ad un prodotto seriale animato che fornisce un punto di vista inedito sul genere fantasy.

Sì perché la sua protagonista, la scorrettissima Principessa Beanie, rappresenta in antitesi tutto quello che in realtà una donna del suo rango non è mai stata nei film, nelle serie e nei libri di genere che vuole omaggiare e prendere in giro: qui, Beanie non è affatto una donzella in pericolo da salvare, ma è talmente indipendente e controcorrente rispetto all’idea di principessa con la quale siamo tutti cresciuti che non si può non fare il tifo sfegatato per lei e per la sua improbabile combriccola di creature fatate.

Disincanto, perché non vederla

Perché non recuperare Disincanto? Innanzitutto, partiamo dalle basi, se ancora non l’avete vista. La serie animata targata Netflix ed ideata da Matt Groening non è affatto un prodotto destinato ad un pubblico infantile; come per I Simpson e Futurama, anche in questo caso l’animazione è solo un espediente artistico per raccontare altro con totale libertà espressiva e senza peli sulla lingua. Certo, non siamo dalle parti della volgarità incipiente di South Park, ma la scurrilità che aveva reso celebri i personaggi creati da Groening anni prima in Disincanto ritorna intatta.

C’è inoltre da aggiungere che, dopo la brillante prima stagione, Disincanto è stata seguita da altri due appuntamenti televisivi che però non hanno più bissato il successo e l’interesse di un pubblico di utenti trasversale che nel 2018 si era sostanzialmente incuriosito dello sbarco dell’autore americano sulla piattaforma di streaming. La serie animata quindi, ha vissuto recentemente un calo di qualità e gradimento, tanto che la quarta stagione ancora non è stata nemmeno ufficializzata da Netflix.

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