Bebe Vio al Giffoni: “Guardavo sempre i Cesaroni quando ero in Ospedale, tutti i giorni. Mi piacerebbe fare un film sulla disabilità”

intervista bebe vio

Bebe Vio è una delle grandi protagoniste della prima giornata del Festival di Giffoni 2025. La pluricampionessa paralimpica ha incontrato i ragazzi presenti e si è raccontata parlando della sua infanzia rivelando anche alcuni aneddoti riguardanti la sua vita privata. Scopriamo insieme cosa ha rivelato in conferenza stampa.

Intervista a Bebe Vio

Al Festival di Giffoni arriva Bebe Vio. Un’edizione che vede come tema centrale “Becoming Human/Essere Umani”. Noi di SuperguidaTv eravamo presenti alla conferenza stampa e abbiamo chiesto alla campionessa olimpica cosa ne pensa della diversità nel mondo dello sport, del suo passato e dei suoi gusti per quanto riguarda le serie tv.

Il tema di quest’anno è diventare umani. Volevo sapere da lei, che è simbolo di energia e di coraggio, cosa è per lei l’umanità, soprattutto nel rapporto con gli altri.

“Credo tanto nell’umanità, nell’umanità quella giovane. Quello che riescono a fare i ragazzi e i bambini è qualcosa di veramente grande perché sono quelli che ancora non hanno smesso di sognare. Secondo me ad un certo punto l’adulto ha un po’ paura di sognare o sembra quasi stupido a sognare in qualche modo, invece tutta questa generazione di ragazze che sono qua presenti oggi sono quelli che veramente hanno una grande voglia di sognare e non vedono l’ora di spaccare il mondo e di dire ok, io ho questo ideale.

Io ho questo carattere, voglio uscire veramente, quindi questo Festival secondo me per loro è una cosa veramente importante, soprattutto perché questa cosa della paura di sognare, i ragazzi sono sempre i primi a smettere di sognare purtroppo e questo Festival è l’occasione per loro perché invece ha ancora grandissime possibilità di fare tutto quello che vogliono e anche un’occasione bellissima di tirare fuori la voce”.

Qual è il suo rapporto con il cinema da ragazza, come è stato la sua infanzia da spettatrice di cinema?

Allora il momento in cui ho avuto la prima visione è stato in ospedale, l’unica cosa che pensavo era veramente la televisione. Ho guardato tutti i Cesaroni, per tutti i 104 giorni di ospedale. Questa è stata la mia attività di tutti i giorni di ospedale, quindi devo dire che per me in quel momento sono stati un modo per uscire da quella stanza dell’ospedale, quindi il mio rapporto con la televisione è stato quello“.

Adesso invece è cambiato?

Adesso è cambiato ma perché non ho più tanto tempo di stare a casa. Abbiamo fatto da poco un doppio film, che si chiama Rising Phoenix, e per me è stato interessantissimo perché mi sono resa conto di quante cose ormai io non sapessi in realtà, di qualcuna storia, della storia della disabilità, di quale altro sport farei più di voi, di come è stato iniziare con lo sport per le persone con disabilità.

Se pensi all’Italia d’oggi invece dove io ho la possibilità di fare l’atleta al 100% e di farlo per lavoro, c’è stato un cambiamento veramente assurdo, c’è stato un passaggio fondamentale. Io sono malata di film, storie vere e sportive“.

Come ti sei avvicinata al mondo sportivo?

Penso che il momento importante è stato quando facevo la ginnastica artistica e poi a un certo punto mio papà mi disse adesso: c’è il saggio di fine anno. Io gli ho detto sì ma che cos’è? E’ il saggio di fine anno, ti fai vedere sai, mamma e papà ti lasciano tutti i giorni lì, tu fai l’allenamento, ti lasciamo guardare e poi ti vediamo a riprendere. Quindi in qualche modo anche il genitore non ha la possibilità di vedere cosa hai fatto. Sì, ma cosa si vince? E fa no, non aveva capito. È il saggio di fine anno, non si vince niente. Già allora non mi interessa.

E io lì ho scoperto la ginnastica artistica e, la settimana dopo ho scoperto la scherma e penso che quello sia stato insomma il mio momento in cui ho detto ok, se non si vince uno non mi interessa, è stato il momento in cui ho capito che forse devo cambiare direzione. E quindi appena vinci come si fa? Sì, ti finisce prima la pasta o tu arrivi prima casa e non vinci ancora. Forse il fatto di avere i due fratelli mi ha portato ad essere utile“.

Se avessi deciso di poter realizzare un film sulla tua vita, diresti di sì? C’è un’attrice che ti piacerebbe vedere nei tuoi panni?

“Allora, penso che in realtà sulla vita sia fine a se stesso. Cioè non è nulla di… ci sono storie molto più forti della mia, ci sono persone molto più eleganti di me magari. Penso che sarebbe veramente figo riuscire a fare un film diciamo all’italiana, in maniera simpatica. Il mio sogno era riuscire a fare un film con Zalone, perché riesce sempre a sensibilizzare con ironia, è una persona che riesce a sfatare, a prendere per il c**o chiunque, però nella sua maniera e nella sua struttura. Quindi un po’ di anni fa c’era tutta questa idea che sarebbe difficilissimo se lui veramente fosse in grado di togliere questo campo perché sulla disabilità non ci si può scherzare. In realtà sulla disabilità ci si può scherzare e pure tanto.

E quindi secondo me riuscire a fare dei film di questo tipo sarebbe molto bello. Anche però quando sono più sull’italiana, sono una scuola franchissima, secondo me una scuola può riuscire veramente a sognare in grande anche lo stato, insomma, tutto quello che magari può essere visto, anche tutto il percorso che è stato fatto appunto da fino a poco tempo fa. Sarebbe un modo italiano simpatico per fare cultura attraverso sempre queste cose”.

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