Abbiamo già visto “Avatar: Fuoco e cenere” e ci è piaciuto? Cavolo, sì. Disney ha invitato noi di SuperGuidaTV all’anteprima italiana del nuovo colossal “Avatar: Fuoco e cenere”, terzo capitolo della saga diretta da James Cameron, e ora vi raccontiamo le nostre impressioni su quello che abbiamo avuto la possibilità di vedere.
Recensione di “Avatar: Fuoco e cenere” (senza spoiler)
Promettiamo di non spoilerarvi nulla, ma se avete amato i primi due film di Avatar, il terzo vi farà davvero impazzire per la quantità di emozioni che James Cameron e il suo team (la sceneggiatura è stata scritta da James Cameron, Rick Jaffa e Amanda Silver, basata su una storia di James Cameron, Rick Jaffa, Amanda Silver, Josh Friedman e Shane Salerno) hanno voluto metterci dentro.
La trama di “Avatar: Fuoco e cenere”
La storia riprende da lì dove si era interrotta con “Avatar: La via dell’acqua” In “Avatar: Fuoco e cenere” e ci riporta dunque alla famiglia Sully che risiede ancora tra il clan dei Metkayina nelle barriere coralline di Pandora, affrontando il difficile compito di adattarsi alla vita dopo la perdita di Neteyam (Jamie Flatters), scomparso durante la guerra contro la RDA (Resources Development Administration), come si era visto nel film precedente. Jake (Sam Worthington), Neytiri (Zoe Saldaña), Lo’ak (Britain Dalton), Tuk (Trinity Bliss), Spider (Jack Champion) e Kiri (Sigourney Weaver) stanno tutti elaborando il lutto a modo loro.
Tornano delle “vecchie conoscenze”, ma anche nuovi popoli
In questo capitolo tornano dunque le nostre vecchie conoscenze ma incontriamo anche diverse novità: ci sono nuovi popoli, nuovi clan, nuove dinamiche, nuovi villain ma il clima di tensione resta lo stesso di sempre.
All’inizio del film, il motivo della preoccupazione dei Sully è Spider (Jack Champion) che, nonostante si sia integrato pienamente con i Metkayina, è in pericolo poiché ricercato dal colonnello Miles Quaritch (Stephen Lang), che ne rivendica la paternità.
Jake cerca dunque di mettere in salvo Spider affidandosi al clan dei Tlalim, noti anche come i “Mercanti del Vento”, un pacifico gruppo nomade che viaggia nei cieli.
Il loro capo, Peylak (David Thewlis), accetta di riportare Spider al Campo Alto, la roccaforte degli Omatikaya nella foresta ma, per non lasciare solo il ragazzo, l’intera famiglia Sully si unisce in cambio di protezione offerta ai Tlalim durante il viaggio.
Protezione che si rivela necessaria quando Il loro viaggio viene bruscamente interrotto da un attacco del clan dei Mangkwan, il “Popolo della Cenere”.
Guidato da Varang (Oona Chaplin), questo clan è composto da Na’vi la cui cultura e stile di vita sono stati distrutti dall’eruzione di un vulcano. L’intero clan, e in particolare Varang, ritiene responsabile di questo disastro Eywa, la Grande Madre di Pandora a cui tutti i Navi’i sono devoti.
E il colonnello Quaritch che ruolo gioca nelle vicende dei Sully? Guida la RDA e pianifica il prossimo attacco, creando nuove clamorose alleanze mosso sì dalla vendetta ma anche da sentimenti contrastanti.
I temi di “Avatar: Fuoco e cenere”
Proprio i sentimenti sono al centro della narrazione di questo nuovo capitolo di “Avatar”, con i protagonisti che scoprono una disperazione ancor più profonda di quella presente nei primi 2 film, un dramma che prosegue naturalmente dal finale di “Avatar: La via dell’acqua” e che non trova pace, si fa sfibrante e mette in crisi la famiglia Sully, soprattutto l’animo di Neytiri, solo apparentemente indistruttibile.
Un tema fondamentale è, ancora una volta, quello della diversità: la diversità di Spider, umano tra i Navi’i, la diversità di Kiri, che ancora non ha ben chiara la sua natura, ma soprattutto la diversità di Lo’ak, figlio incompreso di Jake che si porta addosso un peso enorme che lo spingerà ai margini della sua stessa esistenza.
Una diversità che si fa emarginazione per poi però tornare unione, senso di appartenenza, riscatto e salvezza. Ed è questo percorso dei personaggi che rende “Avatar: Fuoco e cenere” così emotivamente forte, con scene che fanno vibrare l’anima dello spettatore non soltanto per gli effetti speciali pazzeschi, ma per l’empatia che non si può non provare non solo nei confronti dei protagonisti ma anche, paradossalmente, nei confronti degli antagonisti come Varang e Miles Quaritch.
Sì, avete letto bene, si finisce per empatizzare anche con loro. Ma, dopo tutto questo, preferiamo non andare oltre per non svelarvi troppo perché, si sa, lo spoiler è dietro l’angolo e voi “Avatar: Fuoco e cenere” dovete gustarvelo appieno.
Ammettiamolo, vedere questo film in anteprima è stata un’esperienza da batticuore, un omaggio di Disney che ci ha davvero riempito di belle emozioni. Lo sappiamo che voi non siete stati fortunati quanto noi, ma abbiamo una bella notizia: dal 17 dicembre “Avatar: Fuoco e cenere” è al cinema per tutti e onestante, se fossimo in voi, correremmo immediatamente a prenotare un posto in sala perché sarà il regalo di Natale di cui avete davvero bisogno.








