Oggi, giovedì 17 luglio, Aurelio De Laurentiis ha inaugurato la sezione Sport del Giffoni Film Festival 2025. Diciotto anni dopo la sua ultima partecipazione, il celebre produttore cinematografico è tornato a Giffoni come ospite d’onore della 55esima edizione.
Ad accoglierlo nella Sala Verde della Multimedia Valley ci sono i giurati delle sezioni Impact! e Sport – 200 ragazzi tra i 18 e i 35 anni provenienti da tutta Italia – pronti a confrontarsi con lui sui temi più attuali. Di seguito alcune dichiarazioni del presidente del Napoli raccolte dai nostri giornalisti.
Aurelio De Laurentiis al Giffoni Film Festival 2025
Il dialogo con De Laurentiis ripercorre la sua straordinaria esperienza imprenditoriale, che abbraccia cinema e sport. Si parte dall’analisi dello stato attuale del cinema italiano, tra evoluzione e prospettive future, per arrivare al calcio, con un focus sul recente trionfo del Napoli in Serie A: il quarto Scudetto nella storia quasi centenaria del club partenopeo, il secondo in appena tre anni.
Certo! Ecco le dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis riorganizzate in formato intervista, con le domande implicite ricavate dal contesto del discorso, per rendere il tutto più leggibile e fluido:
Presidente, c’è chi critica la mancanza di un centro sportivo all’avanguardia per il Napoli. Cosa risponde?
Guardi, noi abbiamo vinto due scudetti con dei centri sportivi di un certo livello per la prima squadra, magari più modesti per le altre formazioni. Eppure abbiamo vinto, e non solo: abbiamo anche formato giocatori che poi abbiamo mandato in giro ad altre squadre. Quindi, a noi non è mai mancato nulla. Poi, certo, la critica si può sempre fare, perché siamo nati per criticare, no?
Intende dire che la critica, spesso, è pretestuosa?
Mi fa ridere quando sento parlare del “critico” cinematografico. Ma scusi: quante vite ha vissuto per poter giudicare davvero? Lei può solo dire “mi è piaciuto” o “non mi è piaciuto”. Ma criticare davvero? E chi è lei per farlo?
Ma qual è il vero nodo sulla questione del centro sportivo?
Il problema del centro sportivo di Solomeo va inserito in un contesto più ampio. Io l’ho già detto: attenzione, allarme! Il calcio italiano è sull’orlo del fallimento. Ci sono delle priorità , e noi – nel frattempo – abbiamo già fatto verifiche su 25 siti dove realizzare il centro sportivo. Ma come tu saprai, in Campania – e non solo – si è costruito ovunque e come si voleva. Quando facciamo analisi del terreno, con agronomi che vengono da fuori regione, troviamo discariche, acqua sotto terra… come si può costruire un campo di calcio in queste condizioni?
Avete trovato una soluzione alternativa?
Ora finalmente abbiamo individuato un’area di circa 22 ettari e mezzo. Devo verificare la distanza, la percorribilità e i mezzi pubblici disponibili, perché – come tu sai – a quel centro sportivo devono arrivarci ragazzi di 10, 11, 12 anni. E quindi devo capire anche quanto tempo tolgono allo studio, una volta usciti da scuola. Chi scrive articoli riempitivi non se ne preoccupa, ma noi che abbiamo la responsabilità dei giovani, sì. I giovani sono la nostra ricchezza, non basta dire “finalmente abbiamo il campo”. È chiaro?
E sul calcio femminile? Napoli avrà una squadra?
Neanche a Napoli c’è il Napoli femminile. E non perché non vogliamo: mancano i soldi. Mancano già per la Serie B, la Serie C e anche per la Serie A, figuriamoci per il femminile.
Poi hanno voluto rendere il calcio femminile professionistico, aumentando i costi in modo assurdo. Questi grandi “istituzionalisti del piffero” fanno danni, e non se ne rendono conto. Ma quando sbagliano, non tornano mai indietro.
Abbiamo ancora una legge del 2001, la Bossi-Fini. Ma Bossi e Fini non ci sono più da anni! Eppure quella legge impedisce di avere più di 2-3 extracomunitari. In Portogallo, Belgio, Spagna, Inghilterra, Olanda – tutti paesi con ex colonie – ne hanno quanti vogliono. E noi? Siamo figli di nessuno? Siamo l’unico paese europeo con questa limitazione assurda.
Quindi non è un problema di “tutela del talento italiano”?
Ma quale tutela! Tanto in Italia fai una brutta figura lo stesso. Se fai giocare i 37enni o i 35enni, non stai costruendo niente. Devi far giocare i 20enni, i 21enni, i 22enni.
Quello è il futuro. Se no, la nazionale a cosa serve?
Presidente, si è parlato di Sport e Salute e del ruolo di Mezzaroma. Ha avuto modo di confrontarsi con il Governo sul tema?
Guardi, le dico la verità : ho chiamato direttamente la premier Meloni per chiederle chi potesse essere un mio interlocutore. Perché se a lei interessa davvero l’attenzione di 30 milioni di tifosi che vogliono capire cosa sta succedendo nel calcio, allora bisogna che qualcuno se ne occupi seriamente.
Secondo lei, qual è lo stato attuale del calcio italiano?
È un calcio fallimentare. Dobbiamo rendercene conto tutti. O prendiamo delle decisioni concrete, oppure fra due o tre anni questo sport scompare. Le società non riusciranno più a sopravvivere.
Ha già avanzato delle proposte?
Sì, ho consegnato un paio di cartelle con le mie proposte a Fazzolari. È lui il sottosegretario, la figura più rilevante dopo la Meloni per quanto riguarda lo sport.
A me, di “Sport e Salute”, onestamente, non interessa molto. Rispetto il ministro dello Sport, anche perché ha già fatto molto, come l’estensione a otto anni dei contratti dei calciatori – una mia proposta di vecchia data, e sono contento sia stata accolta. Ma non basta. I conti continuano a non tornare.
Anche all’estero il calcio sembra in crisi. È un problema sistemico?
Certo. Guardi l’Inghilterra: fattura tre volte più dell’Italia, eppure perde 750 milioni di sterline all’anno. Un motivo ci sarà . Il sistema non funziona. Giochiamo troppo, mettiamo a rischio la salute dei calciatori. Ci sono troppe cose da sistemare.
Cosa chiede alle istituzioni sportive italiane?
Chi ha responsabilità istituzionali nello sport, soprattutto nel calcio, non può pensare solo a difendere la propria poltrona. È troppo comodo farsi eleggere da chi vuole conservare il proprio posto e poi restare lì fermo. Bisogna muovere il culo, assumersi la responsabilità del ruolo che si ricopre, e fare dei cambiamenti veri. Altrimenti, meglio che se ne vadano a casa.
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