Dopo aver annunciato nuove date per il suo tour estivo, Albe – cantautore bresciano dallo stile intimo e contemporaneo – svela un nuovo capitolo del suo percorso musicale uscito infatti Cercapersone, il suo nuovo singolo, che segna un’ulteriore tappa dell’evoluzione artistica che lo porterà, nei prossimi mesi, alla pubblicazione del suo primo album full-length. Noi di SuperGuidaTv lo abbiamo intervistato per voi. Ecco cosa ci ha raccontato.
Albe: intervista esclusiva
Nuovo singolo Cercapersone uscito il 13 di giugno e nella stessa data è iniziato anche il tuo tour estivo. Che emozione è stata portare questo brano direttamente sul palco?
E’ totalmente a caso che sia iniziato anche il tour. Il brano è da quasi un anno che è lì che gira, bazzica nelle cartelle, quindi diciamo che cantarlo live e far sì che abbia preso vita è stato emozionante, è stato bello più che altro perché le parole non sono mai cambiate dal 14 agosto, il giorno prima di Ferragosto, mi ricordo, del 2024 e quindi tenerlo uguale fino poi all’uscita dell’anno dopo è stato particolarmente strano, bello anche.
Hai detto che appunto Cercapersone non è una storia d’amore ma parla d’amore. Cosa ti ha ispirato nel raccontare questo tipo di legame?
L’ho scritto in un pomeriggio, veloce, non riuscivo a parlare di amore inflazionato, cioè robe un po’ scontate, quindi ho detto parlo solo di quello che mi rappresenta in questo momento e in quel momento mi sentivo rappresentato dalle persone che mi circondavano, quindi gli amici veri, la mia fidanzata, il mio paese, tutte quelle cose che mi facevano sentire appartenere a qualcosa e quindi ho parlato di quello. Poi alla fine si parla sempre d’amore, anche se parlo di una spremuta, però quella cosa lì è diverso che parlare di un amore inflazionato normale, quello classico, nulla contro.
Ma cosa rappresenta per te oggi questo brano?
Rappresenta quello che sono, quello che mi sento di dire, quello che mi sento di rappresentare, quella fetta di persone lì, persone semplicissime, che fanno una vita molto monotona e non da città.
Parlando del tour, come stai vivendo questo tuo primo tour estivo nei festival italiani e che pubblico stai incontrando?
Ho fatto solo due date quindi per adesso devo ancora ingranare, però diciamo che secondo me fare la gavetta al giorno d’oggi è essenziale e credo che io mi stia affacciando a questo tipo di tour, che è bellissimo e che mi permette di fare quella gavetta che non ho fatto in passato, quindi mi permette di avere davanti situazioni diverse, pubblico che non mi conosce e questo è una figata, che alle volte è sottovalutata come cosa.
C’è una data che aspetti con ansia, un palcoscenico?
Il 3 luglio, apertura Psicologi, la prima volta che apro qualcuno.
Come te lo immagini?
Non ne ho idea, io non sono mai stato a Genova, non sono mai stato al Balena, non so che tipo di pubblico abbiano gli Psicologi al giorno d’oggi, nel senso magari tempo fa li conoscevo e poi li ho persi un po’ di vista, quindi sono in realtà curiosissimo di vedere come sarà.
Com’è cambiata la tua vita artistica e anche come autore dal primo EP Albe ad oggi?
Non molto, sono tornato un po’ con i piedi per terra, quando esci da un programma televisivo ti senti un po’ di poter fare tutto. Però secondo me tornare con i piedi per terra, tornare alla vita normale, perché poi faccio quello che facevo prima, ti fa apprezzare di più quello che stai facendo, ti fa capire se lo fai perché ti piace o se lo fai per i soldi, oppure se lo fai per fare il figo. Ti rendi conto di alcune cose che prima non vedevi, però comunque conduco una vita normalissima, come prima, solo che vivo a Milano.
Questo brano anticipa il tuo primo album, cosa dobbiamo aspettarci?
Dobbiamo aspettarci un album con delle influenze nuove, che comunque rimane saldo a me, nel senso che non mi snaturo, però ci saranno dei brani che faranno sì che potrò collegare questo poi ai prossimi progetti in un modo più legato, dei brani che parlano di cose che ho vissuto, di cose vere e soprattutto come suono secondo me cambia tanto, questa volta è la prima volta che facciamo un album suonato dal vivo, nel senso che abbiamo suonato tutti gli strumenti dal vivo, registrati come ai vecchi tempi, come i Beatles, e quindi sarà un’esperienza secondo me ascoltare un nuovo album.
Se dovessi scegliere oggi un artista per un featuring, qual è il nome che ti viene in mente?
Ce ne sono tanti, mi piace molto Anna Castiglia, mi piace tantissimo.
Sanremo ci pensi, lo sogni?
Sì, ovvio, è l’unico palco che dà un’esposizione importante in Italia, poi ci sono anche i talent ovvio. Tutti ci pensano, chi dice che non ci pensa lo dice perché vuole fare un po’ il figo, secondo me non è vero, tutti ci pensiamo, poi c’è chi invece lo vede come essenziale nella sua carriera se no non ce la può fare e secondo me è sbagliato, ognuno dovrebbe credere in se stesso e far sì che tu ce la possa fare al di fuori di Sanremo, se poi capita meglio. Sono in questa fase, quindi sto facendo il mio, poi se arriva super volentieri, sarò felice di condividere questa cosa con più persone, però secondo me bisogna arrivarci pronti e non sono ancora pronto.
Sei partito da Amici ma oggi hai un’identità ben precisa, quanto è stato importante quel trampolino e quanto invece ti sei dovuto riposizionare fuori da lì?
Un trampolino essenziale per me, cioè non sarei qua, è sempre così. In realtà non è che mi sono dovuto riposizionare, sono dovuto maturare io come persona, capire dove vuole andare la mia musica, alla fine devi capire dove vuole andare, non è che puoi continuare a fare la canzoncina magari che hai fatto in quel periodo, dico canzoncina perché nel mio momento di quando ero ad Amici ero un po’ più ragazzino, ero un po’ meno maturo e quindi le mie canzoni rispecchiavano quell’Alberto lì, crescendo devi capire se continuare a fare quelle cose lì oppure rispecchiare il tuo processo di maturità e io ho fatto questa cosa.
La polemica che sta appunto in questi giorni prendendo piede sugli stadi sold out è qualcosa che ti spaventa per il futuro?
Non mi spaventa, mi spaventa un po’ per quello che percepisce la gente, per l’industria musicale mi spaventa, perché secondo me anche lì voler fare la percezione, il percepito, voler a tutti i costi farmi percepire che ho fatto lo stadio, secondo me non frega niente a nessuno, cioè se tu fai lo stadio, se fai l’ippodromo o se fai il tour dei palazzetti nell’Unipol, secondo me non è che la gente dice non ho fatto San Siro, è sfigato, non l’ascolto, secondo me è una cavolata, è una questione di ego, è una questione di voglio farmi vedere grosso su alcuni progetti, su altri invece perché serve più capienza ovviamente, come Cremonini che fa San Siro perché ha la capienza che serve a quell’artista.
Se potessi scrivere oggi una canzone a te stesso ma di qualche anno fa cosa gli diresti?
Una canzone l’ho scritta che si chiama Datti Tempo, e l’altra direi sull’avere pazienza, un po’ più pazienza, avere voglia di avere meno cose subito e di aspettare un po’ di più.