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“Vostro Onore”, Stefano Accorsi diviso tra l’etica e l’amore per la famiglia: “Da padre mi sono chiesto cosa avrei fatto per salvare mio figlio”

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A distanza di nove anni, Stefano Accorsi torna alla fiction. La sua ultima apparizione televisiva risale al 2013 quando Stefano interpretò Andrea Esposito nella serie “Il clan dei camorristi”. Dopo più di otto anni lontano dalla tv, Stefano Accorsi ha accettato di ricoprire il ruolo del giudice Vittorio Pagani nella serie di Raiuno “Vostro Onore”, in onda in prima serata da lunedì 28 febbraio.

La sua onorabilità e reputazione verrà macchiata da un tragico evento. Dopo aver scoperto che il figlio ha investito e lasciato a terra un giovane esponente di una pericolosa famiglia criminale di origine latina, deve andare contro tutti i suoi ideali per proteggerlo.

Vostro onore: le parole in conferenza stampa

La serie, ha ricordato il direttore di Rai Fiction Maria Pia Ammirati in conferenza stampa, è l’adattamento italiano della serie israeliana Kvodo, di cui Showtime ha anche realizzato quello americano, Your Honor, con Bryan Cranston: “Ogni volta che si fa un adattamento, si rischia. La serie israeliana è più ficcante, noi abbiamo lavorato sulla nostra capacità di inventare ma anche di pensare alla nostra grande tradizione del racconto. Siamo sempre contenti quando lanciamo una nuova serialità. Grazie a Stefano Accorsi per aver deciso di tornare in Rai dopo tanti anni; Alessandro Casale debutta nella regia di una serie. Donatella Diamante è garanzia di una scrittura straordinaria”.

Il regista Alessandro Casale non si è lasciato influenzare dalla serie israeliana di cui ammette di aver visto un solo episodio: “Ero nelle migliori condizioni per lavorare, è la prima volta che avevo in mano, da solo, una serie tv da plasmare. Ho visto solo un episodio della serie americana, non volevo farmi influenzare. Noi abbiamo ambientato la serie in una Milano in cui la violenza è serpeggiante. Fortunato a lavorare con un cast di grande talento: sono stato pignolo, soprattutto con i personaggi. È stato un lavoro soprattutto psicologico sui personaggi: ho lavorato molto sul rapporto padre-figlio. È una nostra versione, più simile all’originale israeliano che a quello americano, ma comunque italiana”.

Stefano Accorsi ha accettato dopo aver letto il copione. L’attore ha dichiarato di essere rimasto coinvolto dalla storia e di essersi posto da padre alcuni quesiti: “Non avevo visto la serie israeliana, a copione ricevuto non era ancora uscita quella americana. Ma l’ho trovato subito un progetto coinvolgente: ci si chiede cosa faremmo in una situazione del genere. Capiamo cosa fa, ma lo giustifichiamo? Anche io ho pensato a cosa farei per salvare mio figlio: la risposta è solo una, è qualcosa di atavico, archetipico, che attiene alla tragedia greca. Il mio personaggio ha pensato sempre al lavoro, vivendo in assenza rispetto al figlio. In un attimo spazza via tutto per il figlio. E’ il cuore pulsante della narrazione, che non rende diabolico il protagonista, forse machiavellico, ma non diabolico”.

Stefano Accorsi, il cinema rispetto alla Televisione

Noi di SuperGuida TV abbiamo chiesto a Stefano Accorsi perché in questi anni abbia privilegiato il cinema a dispetto della televisione. L’attore ha risposto: “Credo che gli elementi per fare una scelta siano sempre gli stessi. Per scegliere un progetto alla base c’è sempre il copione. Sono stato contento che Alessandro Casale sia stato il regista, aveva la storia in mano da tempo. E’ stato immediato i feeling con gli altri attori”.

La serie arriva in un momento storico in cui la giustizia è al centro del dibattito pubblico. Un giornalista chiede a Stefano Accorsi quale pensa possa essere l’accoglienza del pubblico rispetto alla serie: “Dovevamo dare una giusta notorietà al personaggio di Vittorio Pagani. Di Falcone c’era una notorietà pubblica, ma anche delle grandi fatiche a livello professionale, ma anche Raffaele Cantone… E’ complicato quando un magistrato diventa noto, anche se per buoni motivi. Non credo che questa serie faccia né un buon servizio né uno cattivo alla Magistratura”, ha specificato l’attore.

Proprio girando la serie “Il clan dei Camorristi”, Accorsi aveva avuto il piacere di conoscere Raffaele Cantone. A distanza di tempo, ha ricordato quel momento: “Da quell’incontro ho capito che il mondo della magistratura è fatto di rapporti non sempre semplici, un elemento che mi è stato utile sicuramente, anche se nella serie abbiamo solo sfiorato il tema delle correnti di cui sentiamo tanto parlare”.

L’aspetto familiare è l’elemento che contraddistingue questa serie differenziandola dalle versioni a cui si è ispirata: “Nella nostra scrittura è molto più presente la famiglia, e questo renderà ancora più italiana la serie”, ha dichiarato Accorsi. L’attore ha poi espresso il suo pensiero in merito al prossimo referendum sulla giustizia: “Non ho le competenze per esprimermi, un referendum è uno strumento importantissimo. Non vorrei che a volte diventasse un modo per non prendere delle decisioni, ma non entro nel merito”. Nel cast Remo Girone, Francesco Colella, Betti Pedrazzi, Barbara Ronchi.

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