Valerio Vestoso, autore, sceneggiatore e regista sannita, è stato ospite al BCT Festival di Benevento, che lui stesso descrive come “Un festival davvero molto bello, ha una marcia in più, è molto elegante nella forma ed è molto seguito mi sembra di capire, quindi sono molto contento di esserci. Fa un bell’effetto tornare nella mia terra con un po’ di cose fatte, tutte però debitrici del legame con questa città perché è quello che ti forma, ti aggiunge qualcosa in più alla creatività. La provincia ha formato il mio lavoro e probabilmente non avrei fatto questo lavoro senza essere nato in provincia perché ti dà la possibilità di guardare tutto da punti di vista diversi, e ancora oggi lo fa”.
Valerio Vestoso, autore di Una Pezza di Lundini – Intervista
Vestoso inizia la sua carriera con il genere mockumentary: “Mi piace tantissimo il mockumentary, purtroppo non è frequentatissimo in Italia, ci ho provato quest’anno con altri due sceneggiatori bravissimi, avevamo investito per mesi una serie di mockumentary molto divertente, ma alla fine la piattaforma di riferimento si è tirata indietro proprio per il mockumentary, perché è una forma ancora troppo British, ancora troppo lontana dalla nostra cultura ma chiaramente verrà sdoganata al momento in cui qualche mockumentary strafamoso dall’America o dall’Inghilterra arriverà e dirà porca miseria perché non ci avevamo pensato prima, facciamo i mockumentary. E’ così, purtroppo, siamo un po’ vittime di questa filosofia, però io continuo a tifare per il mockumentary è molto difficile da gestire registicamente perché è un attimo e viene meno il castello di meravigliose bugie che forma proprio la struttura del mockumentary però è bellissimo, se ci riesci è straordinario”.
La nascita di “Una Pezza di Lundini”
Autore televisivo di uno dei programmi tv più seguiti e apprezzati, Una Pezza di Lundini, condotto da Valerio Lundini con la bravissima Emanuela Fanelli, gli chiediamo com’è nato il format e soprattutto se secondo lui in Italia mancano idee nuove, e se può essere interessante ripescare da qualche idea del passato e riportarla in chiave attuale.
“Una Pezza di Lundini nasce dall’incontro secondo me tra tre geni, uno è Giovanni Benincasa che è un autore, definire autore secondo me è un limite perché è veramente un gigante della tv, di qualità, dell’umorismo, anche della satira, di costume ed è pazzesco. Il secondo genio è Valerio Lundini secondo me e lo dico con molta lucidità perché non uso mai troppo le parole genio, genialità invece in questo caso mi vado libero, geniale come Valerio Lundini. Il terzo è Emanuela Fanelli, quindi l’incontro tra queste tre teste ha dato vita a Una pezza di Lundini”.
“Poi siamo arrivati noi autori, in una seconda fase quando c’era stata già una puntata pilota. Mi è stata fatta vedere da Giovanni Benincasa e da Emanuela Fanelli, e ho detto “ammazza! Voglio assolutamente essere in questa follia televisiva”. Arrivavo in un momento forse anche di apatia umoristica a livello nazionale, i vecchi programmi di comicità erano diventati un serbatoio di tormentoni saturi i comici erano legati al tre minuti, al due minuti perché il tempo televisivo doveva essere quello, quindi tutto si concentrava in quello e in una comicità bisogna molte volte di tempi diversi, infatti Una pezza di Lundini vive di silenzi, vive di imbarazzo, vive di lacune di parole che la rendono unica, siamo stati fortunati nonostante il periodo difficile del covid, quando i palinsesti televisivi erano vuoti di progetti e lì ci si è infilato Benincasa, con una pezza è il caso di dire e quindi ha chiesto a un po’ di autori, tra cui il sottoscritto, di lavorarci e per me è stato un periodo pazzesco”.
“Tutte e tre le stagioni sono state quanto di più divertente abbia mai fatto perché c’era la libertà di fare quello che volevamo la possibilità di farlo e la materia prima per farlo con altissimi risultati secondo me attingere dal passato, secondo me prendo un esempio di grandissima televisione come Arbore, è talmente alto che scopiazzarlo è assolutamente poco interessante c’è talmente tanta roba in quelle poche puntate di Indietro Tutta perché uno poi pensa che Indietro Tutta sia stato lunghissimo ma in realtà sono state poche puntate che hanno fatto la storia o di Quelli della Notte che è inutile, però la direzione va presa, secondo me la direzione di Arbore la direzione di quel mondo lì, di Boncompagni, pure dello stesso Benincasa, va assolutamente presa e seguita e resa moderna e declinata secondo altri canoni che però la riportino in auge”.
Beh l’ha fatto un po’ Stefano De Martino con Bar Stella?
“È stato bravo De Martino perché ha chiamato attorno a sé dei cavalli di razza, il mio amico Giovanni Esposito che secondo me è un attore strepitoso e sa unire il dramma e la commedia in maniera abilissima e lì l’intelligenza come Arbore fece all’epoca, chiamare attorno a sé dei grandi attori, dei grandi artisti, musicisti, e dare loro la possibilità di esprimersi secondo personaggi che possano diventare Frate Antonino Da Scasazza oppure tanti altri”.
Perché Una Pezza di Lundini non è tornato in palinsesto?
“Per scelta nostra, secondo me penso di parlare a nome di tutti, penso sia una scelta nostra perché poi bisogna fermarsi un attimo prima che le idee diventino vecchie, quando ti fermi un attimo prima secondo me hai vinto, se fate caso un po’ al passato, penso per esempio al trio Lopez-Marchesini-Solenghi si è fermato proprio all’apice della carriera perché effettivamente vale la pena lasciare quel tipo di ricordo prima che tutto degeneri, diventi anacronistico, però chi può dirlo, magari ci inventiamo qualche altra cosa”.