Ticket to Paradise, recensione (no spoiler) della commedia esotica con Julia Roberts e George Clooney

Ticket to Paradise

David e Georgia Cotton sono una coppia divorziata che battibecca continuamente e rimpiange di essersi sposata: la sola cosa buona nata dalla loro relazione, o almeno così pensano, è l’amata figlia Lily. Quando la ragazza ottiene l’agognata laurea dopo anni di studi, decide di trascorrere una vacanza all’insegna del puro relax in compagnia della sua amica Wren, con la meta prescelta che è l’esotica Bali. In quel luogo da sogno la ragazza si imbatte casualmente in Gede, un coetaneo indigeno che si guadagna da vivere, come il padre prima di lui, come coltivatore di alghe.

Un mese più tardi David e Georgia ricevono un messaggio dall’adorata rampolla che li informa della sua estemporanea decisione di sposarsi con il ragazzo da poco conosciuto. A nozze già fissate, agli stupiti genitori non resta altro che imbarcarsi sul primo aereo e raggiungere Lily, nella speranza di farle cambiare idea. Un tentativo che finirà per accomunare di nuovo i due ex marito e moglie per un obiettivo comune, salvo scoprire durante la loro permanenza sull’isola come l’amore abbia molte sorprese in serbo per la loro famiglia.

Ticket to Paradise: sotto il sole niente di nuovo? La recensione del film

Una commedia romantica che fin dalla scelta dei suoi protagonisti ha trovato l’arma vincente, con George Clooney e Julia Roberts – alla loro quarta collaborazione – quale coppia ideale nel dar vita ad una rom-com incentrata principalmente sul loro carisma: vederli litigare continuamente e rinfacciarsi piccole o grandi cose riesce a imprimere la giusta verve a un racconto altrimenti prevedibile, per quanto gradevole nella sua commistione di gag, battute e buoni sentimenti.

Ticket to Paradise, un titolo che più esplicativo non si può (ovvero Biglietto per il paradiso), ci accompagna nella lussureggiante natura dell’isola indonesiana, con lo scontro di culture che si fa ovviamente palcoscenico di altri equivoci e incomprensioni, all’insegna di un umorismo forse vecchio stampo ma efficace nella sua semplicità, senza inoltre dover fare ricorso a volgarità o gratuità di sorta. Al contempo il particolare contesto offre scorci suggestivi, tra cascate, il verde delle foreste, spiagge dorate e quel mare così limpido che invoglia lo spettatore stesso a controllare i primi voli disponibili per la prossima vacanza.

Un film spensierato

E d’altronde l’impressione è che gli attori e la regia si siano presi una gradevole vacanza in primis, con quell’atmosfera e i toni rilassati che sono una costante nel corso dei cento minuti di visione, caratterizzata da un divertimento ingenuo ma genuino, che proprio nella sua istantanea scorrevolezza trova il suo maggior pregio, senza cullare altre ambizioni di sorta se non quella di raccontare un matrimonio allo sfascio pronto forse a ricompattarsi proprio in occasione di altre nozze, nel più classico passaggio del testimone. E a tal proposito ottima anche la scelta di Kaitlyn Dever quale novella e futura sposa, frizzante e tenera come il ruolo richiedeva, con gli interpreti autoctoni ad aggiungere un’ulteriore dose di simpatia all’insieme.

Un’impressione che ha contagiato anche il pubblico, con un incasso worldwide di oltre 170 milioni di dollari e l’arrivo sul podio dei film più visti su Netflix, dove è uscito da pochi giorni: Ticket to Paradise è d’altronde la visione ideale per una serata in famiglia davanti allo schermo, consci che quel senso di affabilità nella messa in scena e di quanto in scena effettivamente accade si ritrovano il senso di una spensieratezza a prova di grandi e piccini.

Conclusioni finali

Un gradevole divertissement, mai memorabile ma scorrevole e divertente, guidato dal carisma di George Clooney e Julia Roberts, alchemicamente frizzantini nella serie di continui battibecchi che li vedono quale coppia separata ma non troppo. In Ticket to Paradise tutto va piacevolmente come previsto, con l’amore che vince sempre e comunque e il contesto paesaggistico di Bali quale esotico sfondo da sogno, per cento minuti di innocua e disimpegnata vacanza dai pensieri quotidiani.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here