The Terror, la recensione (no spoiler) della serie sulla spedizione scomparsa di Franklin

The Terror

Siamo nel 1800, passeggeri di una nave immensa che si blocca fra i ghiacci di quel che è l’attuale Canada. Dobbiamo attendere mesi prima di poter continuare il nostro viaggio, e non c’è nulla che possa offrirci riparo, eccetto quella carcassa di ferro e legno che custodisce le nostre uniche e preziose provviste. Per noi è soltanto un incubo a occhi aperti, ma per l’equipaggio dell’Erebus e della Terror è stato realtà. Ed è ciò che racconta la serie tv The Terror, trasmessa prima su AMC e poi a livello nazionale su Amazon Prime Video nel 2018.

The Terror, la trama

Il 19 maggio del 1845 due velieri salpano alla ricerca del leggendario passaggio a nord-ovest. Sono l’HMS Erebus e l’HSM Terror, rispettivamente capitanati da Sir John Franklin e Francis Crozier, e il loro scopo è quello di navigare fra gli impervi ghiacci del territorio del Nunavut, nella più settentrionale e vasta regione dell’attuale Canada, per ordine di un’Inghilterra impegnata nel finanziamento incondizionato di missioni simili col fine di assicurarsi il monopolio sulle migliori rotte commerciali navali sul globo. In epoca di piena colonizzazione di ogni terra esistente, nel 1800 la Royal Navy aveva in programma d’impossessarsi di ogni lembo presente nell’ancora sconosciuto Nord America, inesplorato per via di un clima e di un territorio a dir poco inospitali.

Prima della missione che coinvolge le due navi ci fu la spedizione capitanata da James Clark Ross: nel gennaio del ’41 le sue due navi attraccarono alla Terra della regina Vittoria e il monte Erebus fu poi così battezzato da coloro che lo scoprirono, sull’isola di Ross. Da lì alla Barriera di Ross i due equipaggi giungono in un baleno, solo per scoprire quanto sia in realtà impenetrabile e tornare indietro, sconfitti, fino in Tasmania. Perciò tutto fu migliorato, da un punto di vista tecnico e non solo, quando fu la volta di Franklin: navi più robuste, più grandi, più capienti e quindi con più provviste per tutti, e con un motore migliore. Scelte che paradossalmente furono anche il fattore principale nella disfatta dei due equipaggi di 128 uomini e nella conseguente costruzione del mito de “La scomparsa dell’Erebus”, titolo del romanzo storico-horror di Dan Simmons da cui The Terror è tratta.

Fu proprio a causa delle massicce dimensioni e della pesantezza dei materiali impiegati nella loro costruzioni, infatti, che l’Erebus e la Terror rimasero in trappola fra le lastre di ghiaccio che ricoprono l’immensa distesa dell’arcipelago. Dopo una prima fase di un viaggio piuttosto tranquillo e lineare, le navi si bloccano presso l’Isola del re Guglielmo nel ’48 per diversi mesi che diventano anni, a causa di imprevisti relativi a un clima più gelido (anche per gli standard della regione) rispetto al solito. L’ultimo avvistamento delle navi risale al 1845, quando passarono per la baia di Baffin, ma a ben poco servirono le spedizioni che in massa cercarono da subito di far luce su questa misteriosa scomparsa. Solo anni dopo l’ultimo avvistamento si ebbe qualche testimonianza orale da parte delle popolazioni locali, ma non furono di aiuto (e né di sollievo, dati i terrificanti resoconti riguardo le abitudini assunte dagli uomini poco prima di scomparire del tutto).

La serie, ideata da Max Borenstein e Alexander Woo e sviluppata da David Kajganich, narra ciò che accadde fra i membri dell’equipaggio, fra fame e carestie, inspiegabili malattie e la solitudine nelle lande desolate e assiderate che sembrano cospirare contro la buona riuscita della missione e la vita stessa di ogni uomo.

The Terror, perché guardarla

The Terror è una serie che gioca con il doppio senso del suo stesso titolo: dal nome con cui si battezza il mezzo stesso della missione (la nave, appunto) si trae anche la possibilità di alludere a quel terrore sottile e subliminale che si addentra nella psiche umana fino a diventare l’unico sentimento possibile. Sin da subito la serie introduce la presenza di una creatura mostruosa a rendere ancor più ardue le imprese dei personaggi, come se la natura stessa non fosse già una più che sufficiente e crudele prova. Eppure non è mai, questo essere dalle sembianze canine e dal volto quasi umanoide, il centro assoluto delle vicende: rimane lì, sullo sfondo, come allarme pronto ad avvisare i personaggi che potrebbero dover affrontarlo proprio quando credono di aver già superato il peggio.

È ovvio che nel modo di ritrarre l’orrore animale The Terror tragga la lezione più preziosa di tutte da Melville: proprio come Moby Dick, dove la mitica balena rimane confinata nella dimensione di espediente per interessarsi al comportamento umano dinanzi alle asperità della natura, The Terror dedica la maggior parte dei suoi episodi e del loro minutaggio all’indagine meticolosa sull’uomo e sugli anfratti più oscuri della sua mente che cominciano a espandersi come un morbo nelle circostanze in cui la morte sembra più concreta della stessa vita.

C’è molta ispirazione anche a certo cinema di genere, da Lo squalo di Steven Spielberg (da cui si riprende la trovata di un nemico poco visibile per renderlo ancor più inquietante) a La cosa di John Carpenter, in cui un equipaggio confinato in Antartide doveva annientare l’alieno mutaforma che minacciava di porre fine all’umanità qualora avesse avuto modo di invadere il resto del pianeta. Le grandiose prove attoriali di Jared Harris e Ciaràn Hinds sono molto più che una ciliegina sulla torta: i due attori, nei panni di Crozier e Franklin, vanno a costituire l’anima stessa di un racconto fondato sull’angoscia e sugli attriti intestini dei gruppi di uomini, vestendo i panni di due uomini spinti al confronto continuo con i simili, con un inclemente creato e con una virilità che ha bisogno di essere continuamente testata attraverso imprese feroci che possano confermarla.

The Terror, perché non guardarla

È davvero difficile consigliare a uno spettatore di non bearsi della visione di una delle migliori serie televisive degli ultimi anni, ma un limite di The Terror è forse relativo proprio alla gestione dell’elemento di genere. Elemento di genere, qui vicinissimo all’horror, che viene sintetizzato nell’esistenza stessa di una creatura orribile pronta a sbranare uomini già disillusi e, forse, già predestinati a una fine terribile. Si tratta di un limite, in un prodotto altrimenti perfetto, non trascurabile per una doppia ragione. Da una parte questa scelta potrebbe deludere chi si aspetta che The Terror sia una serie in cui il mostro è centrale e determinante nelle vicende, rappresentando il pericolo maggiore e il nemico principale di un uomo nel classico assetto da monster movie.

D’altro canto è un elemento superfluo e del tutto futile anche per quello spettatore che si appassiona alla narrazione basata sull’approccio psicologico alle tensioni fra uomini isolati dal mondo e costretti a una convivenza tutt’altro che serena, costantemente minata dall’ambiente circostante. Certo, la belva misteriosa costituisce ulteriore elemento di difficoltà in una sopravvivenza sempre più negata, ma non si avvertiva il bisogno di un elemento metaforico che potesse rappresentare la Natura e la sua brutalità in un’opera realistica che riporta ognuna di quelle brutalità in altre forme.

Il trailer

 

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