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The Lost Bus: un teso survival-movie sull’incendio che ha devastato la California – Recensione

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Il film ha inizio l’8 novembre del 2018 nella cittadina di Paradise, in California. Kevin McKay è un uomo alle prese con un momento difficile: la moglie lo ha lasciato, il figlio adolescente Shaun lo detesta e l’anziana madre Sherry sta progressivamente perdendo la lucidità mentale. Il protagonista di The Lost Bus si è reinventato autista di pullman scolastici, ma lo stipendio è misero e le bollette si accumulano.

Quella mattina riceve una chiamata d’emergenza che lo informa di dover raggiungere la Ponderosa Elementary School e mettere in salvo ventidue bambini rimasti bloccati nell’edificio, con le famiglie impossibilitate a raggiungerli a causa del devastante incendio che sta rapidamente avanzando e bruciando ettari ed ettari di foresta, minacciando anche i centri abitati. Quello che doveva essere un trasferimento di routine si trasforma in un incubo lungo ore infinite, durante le quali McKay dovrà portare in salvo i piccoli passeggeri e la loro insegnante in un paesaggio sempre più apocalittico.

The Lost Bus: una luce tra le fiamme – recensione

Il regista Paul Greengrass è ormai un habitué nel trasformare eventi reali in esperienze cinematografiche viscerali e profondamente immersive. Lo ha dimostrato con United 93 (2006) e Captain Phillips (2013), dimostrando di essere in grado di di trasportare lo spettatore all’interno di situazioni via via più drammatiche, utilizzando una cifra stilistica che rifiuta l’estetizzazione in favore dell’autenticità dal taglio semi-documentaristico.

In The Lost Bus porta in scena il Camp Fire, il più grande incendio nella storia della California, con un’attenzione maniacale al dettaglio e un realismo quasi insostenibile, con l’intenzione di realizzare una delle rappresentazioni più realistiche del fuoco mai viste su pellicola. E in questo ambizioso obiettivo tecnico ed estetico l’impresa è ampiamente riuscita, con sequenze “infernali” genuinamente terrificanti, con il fumo che tutto oscura e quelle lingue rosse che bruciano qualsiasi cosa incontrino sul loro cammino.

Gli effetti digitali hanno ovviamente dato una mano fondamentale in questo, ma la resa è di ottima qualità e riesce a donare la giusta anima tensiva e distruttiva alla messa in scena. Per il miglior incendio su grande schermo il nostro consiglio è comunque quello di recuperare il magnifico O que arde (2019) di Oliver Laxe.

Un fuoco che brucia sia fuori che dentro

Il film funziona particolarmente bene quando si concentra sull’azione pura: l’autista che taglia attraverso il traffico per cercare una disperata via di fuga, tra scorciatoie improvvisate e improvvisi retromarcia, o ancora le esplosioni e le corse in quel mare di fiamme possiedono un’urgenza, perché no anche ludica, che lascia il segno. Laddove The Lost Bus paga invece dazio è nella gestione relativamente approssimativa dei personaggi, con situazioni e dialoghi che sembrano fin troppo fittizi o “aggiustati” per poter essere effettivamente accaduti.

Si cede così a tratti a un’inaspettata retorica, pur affidate alle notevoli spalle drammatiche del premio Oscar Matthew McConaughey, affiancato per l’occasione da un’idonea America Ferrera. L’insistita necessità di aggiungere strati di retorica personale a una storia che già possedeva le carte vincenti rischia infatti di appesantire il racconto, soprattutto in quella mezzora iniziale dove al malcapitato McKay ne capitano di cotte e di crude.

Per un film che quando ci porta all’interno dell’incendio, con le sue dinamiche progressivamente crescenti da disaster-movie realistico, trova la sua vera e primigenia ragion d’essere, con la vita dei bambini e di chi deve portarli in salvo in un pericolo costante, tra gesta di coraggio e scelte dettate dalla pura disperazione.

Conclusioni finali

Paul Greengrass racconta la vera storia di sopravvivenza affrontata da Kevin McKay, autista di scuolabus che salvò ventidue bambini e le loro maestre durante il devastante Camp Fire del 2018, l’incendio più letale della storia californiana. Il film si attiene in buona parte agli eventi realmente accaduti ma si prende qualche libertà, sulla carta evitabili, per amplificare la carica melodrammatica.

In The Lost Bus lo spettatore viene trasportato dentro l’inferno in una situazione dal taglio quasi apocalittico, con la regia nervosa a sottolineare quel senso di urgenza opprimente e claustrofobico, mentre il fuoco consuma un paesaggio sempre più spoglio e povero di vie di fuga. Un survival-thriller che lascia col fiato sospeso, non sempre equilibrato nella sua narrazione e forse troppo lungo nelle sue due ore, ma in grado di svolgere il suo compito di intrattenimento tensivo con una certa efficacia.

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