Ogni domenica alle 14.30, La7.it ospita un’avventura tutta italiana con “L’Italia più bella che c’è”. Il programma, articolato in 13 puntate, accompagna lo spettatore lungo un percorso emozionante da Nord a Sud, includendo anche le isole, per scoprire una penisola meno conosciuta ma ricchissima di bellezza. Il programma guida il pubblico attraverso luoghi fuori dai radar del turismo di massa: piccoli borghi dal fascino intatto, terme nascoste, aziende vinicole a conduzione familiare e sapori autentici che fondono tradizione e innovazione culinaria. Stefano Bini diventa così il narratore di storie locali, riportando alla luce tradizioni tramandate oralmente e offrendo un ritratto sincero e mai scontato del territorio italiano. Tra paesaggi mozzafiato e cucine mai viste in TV, ogni puntata è un invito alla scoperta dell’Italia più profonda, fatta di cultura, accoglienza e passione.
Noi di SuperGuida TV abbiamo intervistato in esclusiva Stefano Bini. Il conduttore ha parlato di com’è nata l’idea per il programma: “Allora, io provengo da una famiglia di ristoratori da sei generazioni e di mestiere faccio l’intrattenimento. Quindi, ho voluto mettere insieme la mia passione per l’intrattenimento, cioè il mio lavoro e il fatto del mio DNA. Conosco molto bene il territorio italiano, conosco molto bene la cucina italiana e faccio questo di lavoro, per cui ho messo insieme il tutto e ho detto perché no? E ho creato l’Italia più bella che c’è, che non è un programma déjà vu, non è un programma di territorio come se ne vedono in giro. Invece delle abbazie vedrete la chiesina di campagna, invece che le solite ricette della tradizione metto quelle ricette tramandate di padre in figlio, non so, al posto della piazza famosa metto la piccola piazza del paese dove magari è successo qualcosa centinaia di anni fa o migliaia di anni fa. Poi in fondo ad ogni puntata ho inserito le curiosità di quel territorio, di quel paese, di quella zona che talvolta neanche gli abitanti di quella zona conoscono”.
Uno degli episodi più toccanti è dedicato a L’Aquila, dove la trasmissione mette in luce il percorso di rinascita seguito al terremoto del 2009. Tra dolore e speranza, la città ha riscritto la propria identità grazie alla determinazione dei suoi abitanti, alla forza della comunità e a una rinnovata voglia di vivere. Un esempio di resilienza raccontato con delicatezza, ma anche con quel pizzico di ottimismo e leggerezza che contraddistingue il tono del programma: “La puntata sull’Aquila e su Navelli erano proprio il mero racconto culturale, culinario e territoriale, è la puntata speciale sul post terremoto, quindi la terza puntata che è stata bellissima perché ho intervistato quei sindaci e tutte quelle persone che hanno perso tutto. Devo dire che Raffaello Fico, Salvatore Provenzano e il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi hanno fatto un lavoro veramente bellissimo”.
In merito al ricambio generazionale in tv, Stefano Bini ha dichiarato: “Gerry Scotti, Paolo Bonolis, Cristina D’Avena, Lorella Cuccarini che sono i miei miti, quando hanno cominciato negli anni 80 avevano poco meno di 20 anni, e ora comunque si ritrovano a giostrare una televisione a poco più di 60 anni quindi diciamo che gli over 75 potrebbero anche andare in pensione e lasciare spazio ai giovani, chi ha fatto la grande televisione degli anni 80, Rai e Mediaset, secondo me si merita ancora di stare in televisione, certo è che comunque Alessandro Cattelan ha avuto i suoi spazi, Stefano De Martino ha avuto i suoi spazi, io negli ultimi 5 anni in Rai ho condotto 3 trasmissioni televisive, tutte e 3 mie idee e 2 programmi radiofonici su Rai Radio in cui ero ideatore, autore e conduttore, quindi un pochino di ricambio generazionale si vede, certo è che non c’è più l’affiancamento come succedeva un tempo”.
Tra i suoi sogni nel cassetto quello di riportare in onda la tv per i ragazzi: “Allora, ho un sogno nel cassetto che è riportare in televisione la TV dei ragazzi, ne parlavo proprio due mesi fa con Federico Di Chio che è il responsabile marketing Mediaset. Sono contento che Pier Silvio Berlusconi ai palinsesti abbia detto di stare valutando anche una fascia kids non sono certo stato io a dare l’input però ha visto che se la vecchia televisione non rimette in circolo la fascia ragazzi poi la vecchia televisione invecchia”.
Intervista a Stefano Bini, conduttore de “L’Italia più bella che c’è”
Stefano, com’è nata l’idea di “L’Italia più bella che c’è”?
Allora, io provengo da una famiglia di ristoratori da sei generazioni e di mestiere faccio l’intrattenimento. Quindi, ho voluto mettere insieme la mia passione per l’intrattenimento, cioè il mio lavoro e il fatto del mio DNA. Conosco molto bene il territorio italiano, conosco molto bene la cucina italiana e faccio questo di lavoro, per cui ho messo insieme il tutto e ho detto perché no? E ho creato l’Italia più bella che c’è, che non è un programma déjà vu, non è un programma di territorio come se ne vedono in giro. Invece delle abbazie vedrete la chiesina di campagna, invece che le solite ricette della tradizione metto quelle ricette tramandate di padre in figlio, non so, al posto della piazza famosa metto la piccola piazza del paese dove magari è successo qualcosa centinaia di anni fa o migliaia di anni fa. Poi in fondo ad ogni puntata ho inserito le curiosità di quel territorio, di quel paese, di quella zona che talvolta neanche gli abitanti di quella zona conoscono.
A livello culturali, quali sono state le scoperte più interessanti che hai fatto?
Allora sicuramente il centro dell’Aquila, il centro dell’Aquila è stato veramente un colpo al cuore, bello, ristrutturato ma davvero molto molto bello, oppure Caccuri in provincia di Crotone dove c’è un centro storico medievale bellissimo, all’interno si svolge uno dei concorsi letterari più importanti del mondo. Ho visto veramente di tutto, poi potrei dire vie cave di Sorano, il tufo di Pitigliano, noi abbiamo dei tesori nascosti in Italia che veramente ci potremmo portare avanti ancora mille anni di storia per scoprirli.
Sono state realizzate tre puntate sull’Aquila e il post terremoto del 2009. Com’è stato girare in quei luoghi?
La puntata sull’Aquila e su Navelli erano proprio il mero racconto culturale, culinario e territoriale, è la puntata speciale sul post terremoto, quindi la terza puntata che è stata bellissima perché ho intervistato quei sindaci e tutte quelle persone che hanno perso tutto. Devo dire che Raffaello Fico, Salvatore Provenzano e il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi hanno fatto un lavoro veramente bellissimo.
Dal punto di vista degli ascolti quali sono le tue aspettative?
Dopo 5 anni di RAI io sono stato chiamato da Urbano Cairo perché si è innamorato del mio programma sulle terme che ho condotto l’anno scorso per RAI Premium e RAI Play, un programma unico al mondo perché mai nessuno aveva fatto un programma sulle terme. Nel momento che mi è scaduto il contratto con la RAI Urbano mi ha subito contattato per propormi questo progetto per la piattaforma e io non ho accettato subito.
Oggi si parla tanto di ricambio generazionale in tv, cosa ne pensi?
Gerry Scotti, Paolo Bonolis, Cristina D’Avena, Lorella Cuccarini che sono i miei miti, quando hanno cominciato negli anni 80 avevano poco meno di 20 anni, e ora comunque si ritrovano a giostrare una televisione a poco più di 60 anni quindi diciamo che gli over 75 potrebbero anche andare in pensione e lasciare spazio ai giovani, chi ha fatto la grande televisione degli anni 80, Rai e Mediaset, secondo me si merita ancora di stare in televisione, certo è che comunque Alessandro Cattelan ha avuto i suoi spazi, Stefano De Martino ha avuto i suoi spazi, io negli ultimi 5 anni in Rai ho condotto 3 trasmissioni televisive, tutte e 3 mie idee e 2 programmi radiofonici su Rai Radio in cui ero ideatore, autore e conduttore, quindi un pochino di ricambio generazionale si vede, certo è che non c’è più l’affiancamento come succedeva un tempo.
Hai lavorato per un periodo a Domenica Live. Com’è stato lavorare con Barbara D’Urso?
Devo dire che con Barbara mi sono trovato benissimo perché lei entrava in azienda alle 10 di mattina e usciva alle 22 di sera Quindi una stacanovista da cui assorbire tantissimo.
Un obiettivo futuro?
Allora, ho un sogno nel cassetto che è riportare in televisione la TV dei ragazzi, ne parlavo proprio due mesi fa con Federico Di Chio che è il responsabile marketing Mediaset. Sono contento che Pier Silvio Berlusconi ai palinsesti abbia detto di stare valutando anche una fascia kids non sono certo stato io a dare l’input però ha visto che se la vecchia televisione non rimette in circolo la fascia ragazzi poi la vecchia televisione invecchia.