Due operai addetti alla pulizia delle canne fumarie di Oslo si ritrovano a scambiarsi confidenze intime durante una pausa. Il primo rivela di aver vissuto un’esperienza omosessuale con un altro uomo e rivendica con ostinazione la propria identità etero, come se nulla fosse davvero mutato nel suo equilibrio interiore. Il secondo confessa di essere perseguitato da una visione onirica ricorrente in cui si trova sotto lo sguardo magnetico di David Bowie, provando la sensazione di essere oggetto del desiderio secondo codici tradizionalmente femminili.
In Sex, da questo dialogo apparentemente innocuo si innescano conseguenze impreviste, che metteranno in discussione le certezze di entrambi. Il matrimonio del primo, nelle sue basi pur consolidate, entra in profonda crisi dopo che la verità è stata rivelata anche alla compagna di una vita, mentre il collega si ritrova alle prese con un problema alla voce, proprio poco prima di un’importante esibizione del coro in cui fa parte.
Sex: dentro e fuori – recensione
Ci sono film che decidono di guardare in faccia l’evidenza con una franchezza disarmante, e Sex di Dag Johan Haugerud è uno di questi. Primo capitolo di una trilogia – completata da Dreams e Love, anch’essi entrambi usciti nel 2024 – che esplora i rapporti umani nel mondo contemporaneo, si confronta con il tema più scivoloso, quello che la società nordica, così progressista in apparenza, continua a rimuovere dietro una patina di correttezza: il sesso appunto, nelle sue molteplici declinazioni, ambiguità e zone d’ombra. E lo fa senza mai mostrarlo.
Il regista lavora per e sulle conversazioni, per dialoghi che durano interi blocchi narrativi, in un film che non ha fretta, senza compiacimento formale. La macchina da presa osserva con distacco clinico e amabilmente cinico, quasi documentaristico, mentre i personaggi si confrontano sul significato del desiderio e dell’amore . Ogni scena diventa un piccolo saggio filosofico in forma drammaturgica, che dice tanto per esprimere altrettanto, senza mai risultare gratuitamente didascalico o predicatorio. Sex riesce a far sembrare naturale ciò che è costruito con meticolosa precisione intellettuale.
Divisivo ma accattivante
Anche questo stile così particolare e avvolgente ha però un suo prezzo e alla lunga la formula rischia di diventare estenuante, soprattutto per uno spettatore non abituato a ritmi lenti e compassati e alla camera che segue da vicino i personaggi. Personaggi che non sembrano recitare, in una dimensione di verità e parallelismi che prescinde dall’occhio della macchina da presa.
Sex non offre inoltre risposte certe, ma lascia i suoi protagonisti in balia della vita e dei suoi flussi emotivi, destabilizzando certezze date per scontate e aprendo nuovi crepe in relazioni che apparivano intoccabili. Un campo minato di potenziali contraddizioni irrisolte, che affascina e respinge al contempo, dando vita a spunti di riflessione e rendendo lo spettatore non soltanto un mero occhio voyeuristico. L’assenza della colonna sonora e di guizzi stilistici o autoriali riconoscibili intensifica quel senso di cinema del reale che diventa specchio lucido di un mondo che è effettivamente là fuori, con la società scandinava qua filtrata attraverso una lente dolce-amara.
Il film è disponibile su Amazon Prime Video nel canale MUBI e sull’omonima e relativa piattaforma di streaming.
Conclusioni finali
Un film che divide, necessariamente, e che mette il pubblico davanti alle proprie opinioni. Chi cerca conferme o si aspetta rifiuti rispetto alle sue posizioni resterà probabilmente contraddetto, in quanto Sex ha il merito di non assumere una posizione netta, ma di agire tramite un flusso di pensieri e di sensazioni, raccontata da personaggi in cerca di loro stessi.
Con la loro sessualità posta in dubbio, i due protagonisti si ritrovano a rimettere in gioco quella mascolinità infranta e smarrita, mentre intorno a loro le famiglie, mogli e figli, osservano con sguardo consapevole o distaccato quel mutamento più o meno invasivo. Un cinema che fa del dialogo la sua forma espressiva, scomoda e a tratti nella sua irrefrenabile ostinazione.