Pio e Amedeo tornano al cinema dal 27 novembre con “Oi vita mia”, il quinto film da protagonisti in cui debuttano anche come registi. Pio gestisce una comunità di recupero per ragazzi, Amedeo una casa di riposo per anziani, dove alloggia anche Lino Banfi. Entrambi attraversano momenti complicati: uno vede il proprio rapporto di coppia sgretolarsi, l’altro fatica a gestire una figlia adolescente ribelle. Per una serie di imprevisti si ritrovano a condividere la stessa casa, affollata da anziani distratti e ragazzi rumorosi sempre pronti a litigare. In questo caos finiranno per dare e ricevere suggerimenti non richiesti, cacciarsi in episodi grotteschi e, tra bollette dimenticate e sfide a padel, trovare la forza di rimettere ordine nelle rispettive esistenze, scoprendo un nuovo equilibrio nel loro legame. La pellicola, in uscita il 27 novembre, conserva un tono lieve e scanzonato, pur lasciando emergere una nota più malinconica quando racconta realtà complesse e spesso ignorate dalla società. Assieme a loro nel cast anche Ester Pantano e Cristina Marino che interpreta Francesca, la compagna con cui Pio è in crisi: “Il film funziona perché la loro specialità è essere veri e questa verità si trasforma in autenticità vincendo su tutto“, dice in conferenza stampa la moglie di Argentero.
“Oi vita mia”, intervista esclusiva a Pio e Amedeo
Noi di SuperGuida TV abbiamo video intervistato in esclusiva Pio e Amedeo. I due comici si sono misurati per la prima volta con un registro drammatico, si nota un cambio passo rispetto ai loro precedenti lavori ma definirlo il film della maturità artistica è troppo per loro: “Noi siamo chiamati a far ridere ma in questo film volevamo fare qualcosa in più. Abbiamo avuto la fortuna di prendere in mano la regia di questo film, di essere quindi liberi di andare oltre, di far vedere un lato umano del nostro carattere che poi riportiamo nelle cose che facciamo. E’ un film in cui si ride e in più c’è un’umanità rappresentata anche da Lino Banfi”, dice Pio. “Abbiamo cercato di toccare tanti argomenti che fanno parte della vita in modo che tutti potessero rispecchiarsi”, aggiunge Amedeo.
Nel film il personaggio di Lino Banfi è soprannominato “Monicelli” per la sua abitudine di riprendere tutto con una telecamera. Anche per Pio e Amedeo ci sono nella vita ricordi che vorrebbero tenere registrati su una cassetta: “Metterei tutti quei momenti in cui ci siamo trovati davanti ad un bivio importante per la nostra carriera. Una volta superato quello ti rendi conto guardandoti indietro che quello era soltanto un passaggio e che sia percorrendo una strada che l’altra alla fine ti saresti ritrovato allo stesso punto. Nella vita a volte si tende ad enfatizzare ogni problematica, in realtà dovremmo prenderla con più leggerezza. Questo è quello che vogliamo dare con il nostro cinema”, dichiara Amedeo.
C’è anche una scena che è una chiara citazione di “Temptation Island”, il programma che macina ascolti record in estate su Canale 5. Pio e Amedeo parlano così di Maria De Filippi: “Noi siamo fan di tutti i programmi di Maria. Maria è una grande professionista ma è soprattutto credibile in tutto quello che fa perché vero. Siamo stati a Uomini a donne, ad Amici ed è tutto vero e questa cosa anche in Temptation Island arriva a casa. E’ un programma trasversale, piace a tutti, piace all’alto, piace al basso, a chi lo critica, a chi si innamora, piace a chi lo guarda, a chi ci ride. Il nostro è stato un omaggio ad un programma di costume che funziona”.
Nella scena finale che accompagna i titoli di coda c’è un omaggio ai vari film che hanno fatto la storia del cinema: da Titanic a Harry ti presento Sally. “Non ci resta che piangere è il film che avremmo voluto fare noi, quello è un capolavoro di tutti i tempi. Proviamo una sana invidia nei confronti di Troisi e Benigni sia per l’idea ma anche per la leggerezza con cui hanno affrontato quel set”.
Anche in questo caso, Pio e Amedeo non hanno tradito il politically correct: “Secondo me non c’è limite se è giustificato. Se c’è un movente dietro sei autorizzato a far ridere, si deve ridere di tutto. Nel film abbiamo un ragazzo con la sindrome di down e c’è una battuta che sulla carta può sembrare atroce ma che invece è di grandissima integrazione pur essendo scorretta. Dipende sempre da come si trattano le cose, noi siamo bravi nel nostro ed è chiaro che non ci sentiamo nessuno a dare consigli agli altri. Non sopportiamo per esempio chi negli stand up fa cattiveria gratuita, in quel caso è un insulto perché non è sorretto da una struttura che ti porta ad una battuta”.