ADV

Pierdavide Carone il nuovo album è “CARONE”: “C’è un brano che quasi mi vergognavo a pubblicare. Grato a Maria De Filippi e ad Amici. Lucio Dalla? Ecco cosa ha fatto per me Sanremo” – Intervista Video

ADV

Pierdavide Carone torna e lo fa con un nuovo album dal titolo Carone. Un progetto in due tempi che abbraccia le molte anime della sua scrittura. Da un lato la dimensione più intima, quella in cui la voce si fa confidenza e la parola torna essenziale; dall’altro un respiro collettivo, aperto all’incontro e al dialogo.

Intervista a Pierdavide Carone per l’uscita dell’album Carone

Carone è la fotografia di un autore che trova e ritrova equilibrio tra la solitudine creativa e la condivisione, tra il bisogno di raccontarsi e quello di appartenere. C’è una verità che torna ciclicamente nella vita di Pierdavide Carone: la musica come diario e specchio, come confessione e abbraccio. Da questo impulso nasce un disco che suona come un viaggio capace di attraversare malinconie e rinascite con sguardo sempre limpido.
Un lavoro di pop cantautorale in cui la ricerca armonica di chitarre e pianoforte si intreccia a una scrittura melodica immediata e personale. Ogni arrangiamento è pensato per valorizzare la voce e le parole, con una sensibilità sonora che alterna intensità e leggerezza. CARONE è un disco vivo, sincero, che suona senza filtri e mette al centro le emozioni più vere, raccontando l’umano con misura e spontaneità.

Nel primo lato – composto dai brani già usciti l’autunno scorso nella prima parte dell’album – Pierdavide torna alla parola nuda, alla scrittura che osserva e si mette in discussione. Brani come “Hey”, “Lilli senza il vagabondo”, “Mi vuoi sposare?”, “I soliti film” e “Ogni 28 giorni” raccontano l’amore nella sua forma più umana, fragile e imperfetta, alternando leggerezza e introspezione, malinconia e ironia. Ogni canzone è un frammento di vita che diventa racconto, un piccolo atto di sincerità condivisa. Il secondo tempo del disco è invece un dialogo che si intreccia con altre voci. È qui che nascono le collaborazioni, come “Ti odio (feat. Alex Britti)” e “Di notte (feat. Gigliola Cinquetti)”. «Non ho scelto nomi alla moda, ma persone. Artisti che amo, amici che mi hanno accompagnato in questo cammino. Ho scritto e cantato con il cuore pieno di gratitudine, e spero che chi ascolta senta la stessa gioia che io ho provato nel farlo.» – afferma Pierdavide Carone.

Pierdavide il tuo nuovo album prende come titolo il tuo cognome, Carone. Ecco, perchè questa scelta?

Intanto la scelta di dare soltanto il cognome perché il mio nome verrà declinato sempre in modo diverso. Ormai ho accettato con serenità e fatalismo la cosa perché sono stato negli anni Pier Giorgio, Pier Luigi, una volta Pier Piero e quindi ho detto basta. Per cui Carone è più riconoscibile. Però a parte questo, questo disco in continuità con Casa, che già dava una dimensione domestica, porta il mio cognome proprio perché dalla dimensione domestica passo proprio a quella familiare. E quale modo migliore, diciamo, il cognome di famiglia per farlo? Anche se poi invece ha un qualcosa di discontinuo rispetto al disco precedente perché se quello era un disco magari più in penombra per una serie di ragioni, questo disco invece è molto molto colorato.

Hai descritto l’album come un progetto in due tempi, da un lato l’intimità e dall’altro il dialogo. Ecco, come hai costruito questo equilibrio tra la tua solitudine creativa e la voglia di condividere?

Beh, diciamo che avendo fatto appunto questo disco in due tempi, perché la prima parte è uscita l’anno scorso e la seconda esce adesso, ci ha dato la possibilità di, tra virgolette, non avere idea di come sarebbe stata la seconda parte, di dove ci avrebbe portato. Anche perché poi in un anno cambiano tante cose e devo dire che quest’anno in particolar modo questa cosa ha senso perché poi tra la televisione e tutta una serie di cose è stato un anno molto particolare in senso buono. E quindi da che era stata una prima parte di disco veramente scritto quasi del tutto da solo e registrato con pochissime persone, questo anno, mentre pensavamo a come sarebbe stata la seconda parte e mentre facevamo tantissime altre cose, sono arrivate delle persone strada facendo nella mia vita, da Gigliola Cinquetti che è diventata la mia coach a Ora o mai Più, Alex Britti che ho ritrovato dopo tanti anni a Ora o mai Più, Martina che mi ha chiesto di cantare una sua canzone nel suo disco, eccetera, eccetera. Ha fatto sì che poi mi ritrovassi con delle persone che amo profondamente e umanamente e che stimo artisticamente e questo ha dato la risposta a questa seconda parte del disco che invece è veramente un disco condiviso.

Cosa rappresenta per te questo disco in questo tuo percorso artistico dopo Sanremo e dopo Ora o mai Più?

Beh, è un disco che mi ha fatto scoprire delle cose nuove di me perché intanto io da cantautore quasi puro in questo, non avevo mai cantato canzoni che non avessi scritto io e invece sia con l’uscita degli artisti che con empatia questa cosa è successa perché sono le persone con cui duetto ad avere scritto quelle canzoni e non il contrario. Condividere la scrittura con altri come Ti Odio con Alex Britti, insomma mi ha fatto capire che si possono fare i dischi da soli, quando hai qualcosa di veramente personale da dire, ma si può fare musica con altri e questo è molto bello. C’è questo concetto di unione in un momento in cui mi sento molto in contatto con gli altri e in cui mi sento anche molto felice.

Hai detto che questo album “non alza la voce ma resta”, ecco in un’epoca dove il rumore di canzoni gridate, questa scelta è anche una presa di posizione la tua?

Beh si è una presa di posizione ma è una presa di posizione naturale cioè non è una cosa che mi sono imposto di fare per dimostrare qualcosa. Poi magari verrà anche dimostrato qualcosa, però credo che sia il mio unico modo di approcciarmi alla musica ma in generale proprio alla vita.

C’è una canzone nell’album che per te è stata più difficile rispetto alle altre scrivere?

Beh “Non ce l’ho con te”, è stata una canzone non tanto difficile da scrivere anche se è stato faticoso farlo non perché non fluissero le parole anzi, forse proprio perché fluivano fin troppo e questo mi faceva, visto il tema, proprio del male emotivo tirar fuori quelle parole. Ma è come se non ne potessi fare a meno, come se fosse una sorta di esorcismo emozionale. È stato difficile pubblicarla questa canzone infatti, ci ho messo tanti anni per farlo e ho aspettato che ci fosse proprio il contesto giusto, paradossalmente è una canzone che quasi mi vergognavo di pubblicare visto il tema così tanto personale e che così tanto mi mostrava nudo proprio agli occhi del pubblico, ma anche agli occhi della mia famiglia che viene raccontata in questa canzone. Ho scelto invece di aspettare il contesto più ampio possibile. Dico se devo tirar fuori una cosa che tratto con così tanto pudore meglio farlo nel modo più spudorato possibile e ormai più mi ha dato questa possibilità.

Le collaborazioni all’interno di questo album, parliamo di Alex Britti, Gigliola Cinquetti, Paolo Vallesi, Martina Attili e il Coro lirico siciliano. Come li hai scelti amici di viaggio in questo album?

Le ho scelti proprio in quanto amici, in quanto persone che amo molto e con ognuno di loro ho una storia che prescinde dalla musica che magari nasce perché la musica è un pretesto che può unire ma non è detto che tu diventi amico di tutte le persone con cui fai musica o che incontri in ambiti musicali. Queste persone sono tutte amiche ed è questa la cosa che è un po’ il filo conduttore di questa parte del disco.

“Ti Odio”, il brano con Alex Britti nasce da una canzone scritta nel 2012: come è stato riscoprirla oggi dopo tanti anni?

È stato bello innanzitutto riscoprire Alex dopo tanti anni. Noi siamo stati molto legati per un periodo abbastanza lungo della nostra vita e poi quando mi sono trasferito a Milano da Roma ho un po’ staccato in generale con Roma per tutta una serie di ragioni mie e quindi anche con Alex magari ci siamo un pochettino persi. Roma è stato anche l’espediente per ritrovarci anche con lui e quindi nel ricordare tutti i momenti passati insieme. È venuta fuori questa canzone che avevamo scritto insieme che era destinata a me e che però non era mai uscita e alla fine in punta di piedi veramente gli ho chiesto se invece gli sarebbe piaciuto farla con me e quasi aspettandomi già un no invece mi è arrivato un si facciamolo ed è stato molto bello. È uno dei momenti che più porterò nel cuore il duetto con Alex.

Chiudi l’album con il duetto con Gigliola Cinquetti, un brano affettuoso che si titola “Di Notte”: che tipo di legame ti unisce a lei dopo l’esperienza con Ora o mai più e che ricordi hai di quel programma?

Beh questo è un duetto molto particolare perché qui invece non è la canzone il centro ma la canzone è il mezzo attraverso cui io e Gigliola, che ci siamo trovati tanto in sintonia, decidiamo di cantare questa canzone perché “Di Notte” è stata la mia canzone più di successo e io sono uno che anche magari nella gratitudine per delle canzoni che chiaramente sono state più fortunate di altre e che mi hanno dato la possibilità anche poi di riempire i teatri, di fare tanti concerti, di diventare insomma famoso in ambito musicale, non mi guardo mai indietro quindi trovo a volte inutile riregistrare delle cose vecchie che hai già registrato. Lo trovo un esercizio un po’ sterile e invece in questo caso proprio per via del fatto che la prima puntata di Ora o mai più, la prima esibizione con Gigliola è stata su questa canzone mia, e a lei è piaciuto tanto farla, ho detto va bene allora se dovessi ricantare una canzone che non ricanterei perché non ne trovo il motivo lo farei per poterla cantare con una cantante straordinaria come Gigliola. Lei mi ha detto sì ed eccoci qua.

Porterai Carone in due appuntamenti speciali: Milano e Roma. Come li stai immaginando saranno più intimi o più corali?

Beh diciamo che rispecchieranno molto l’andazzo del disco a volte proprio anche fisicamente, nel senso che la prima parte del concerto sarà la prima parte del disco e quindi quella da solo, dove ci sarà la band chiaramente che mi accompagna però sarò io al centro a cantare. Poi ci sarà una parte centrale dove invece vado a riscoprire canzoni vecchie mie chitarre e voce insieme al pubblico e magari qualche ospite qua e là che avrà voglia di giocare con il mio vecchio repertorio. La terza parte invece sarà dedicata alla seconda parte del disco dove disseminerò gli ospiti del disco tra Milano e Roma a seconda delle distanze geografiche legate ai due eventi e sarà proprio un bel momento di condivisione, di gioia.

Guardando indietro al Pierdavide che è entrato ad Amici qualche anno fa e al Pierdavide di oggi, cosa non è cambiato e cosa ricordi di quell’esperienza?

La cosa che non è cambiata probabilmente è il tentativo comunque di fare della musica che sia coerente con la mia vita e col mio essere, a prescindere dal contesto e secondo me la magia che si è creata ad Amici è proprio quella, cioè di aver fatto delle canzoni molto oneste anche in un contesto così pieno di luci, dove magari uno tende a far vedere soltanto il meglio di sé e invece io ho cercato di far vedere tutto. I ricordi belli sono quelli appunto di grande libertà che Maria mi ha sempre lasciato all’interno di Amici di potermi esprimere attraverso la mia musica, fregandomene del contesto in sé.

Tra i grandi artisti con cui hai lavorato non possiamo non citare Lucio Dalla. Qual è l’insegnamento che ti ha lasciato? Tu con lui sei stato a Sanremo, che ricordi hai di quel festival?

Lui mi ha lasciato più che un insegnamento un retaggio, cioè l’idea di trattare temi importanti in modo solenne. Io prima di “Nanì” avevo già trattato temi magari scottanti come la malasanità piuttosto che un certo degrado giovanile, però l’avevo fatto sempre schermandomi dietro lo scudo dell’ironia, che in qualche modo ti salva sempre anche perché era un filone che quando sono uscito io andava molto in voga, cioè tra Caparezza, Cristicchi, insomma c’era quel modo di fare musica sociale. In quel preciso momento con Lucio invece ho imparato che si possono trattare dei temi delicati in modo importante, serio, prendendosi sul serio facendoti prendere anche sul serio poi dal pubblico e da lì poi non mi sono più guardato indietro e di quel Sanremo ricordo proprio la magia del fatto di essere lì con il cantautore per eccellenza e il fatto però che lui si sia messo veramente a disposizione mia e della canzone in punta di piedi. È stata di una grande eleganza, chiaramente Morandi l’avrebbe preferito sul palco con me piuttosto che a dirigere l’orchestra, ma lui ha preso una scelta diversa perché voleva che il palco fosse tutto mio e sapeva che con lui di fianco a me sarei un po’ scomparso perché lui era Lucio Dalla. Invece mi ha lasciato tutto il palco e di questo gli sarò per sempre grato.

Quindi una scelta generosa da un grande artista come lui?

Sì assolutamente, beh lui era un generoso.

Sanremo come lo vedi?

Al momento in tv, poi vediamo.

Ti piacerebbe tornarci?

Beh sì, chiaro mi piacerebbe tornarci e vedremo se e quando ci sarà modo. 

 

ADV
Articoli correlati