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Paddington in Perù: il simpatico orsetto in una rocambolesca avventura esotica – Recensione

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Ritroviamo l’amato orsetto, questa volta alle prese con l’imprevista preoccupazione per l’amata zia Lucy, che vive in una “Casa per orsi in pensione” in Perù, gestita da una confraternita di suore. Paddington riceve una lettera che lo informa della sua scomparsa, lasciando lui e la famiglia Brown, che l’ha adottato, profondamente ansiosi. La signora Brown, sentendo aria di crisi tra le mura domestiche, vede il viaggio in Sud America come una potenziale opportunità per riavvicinarsi.

In Paddington in Perù i protagonisti, arrivati in loco, scoprono che zia Lucy si troverebbe nel cuore della giungla e hanno a disposizione una mappa misteriosa. Sarà l’inizio di un’incredibile e pericolosa avventura, durante la quale faranno affidamento sull’ambiguo capitano di barca Hunter Cabot, da sempre sulle tracce del leggendario tesoro di El Dorado.

Paddington in Perù – Un’avventura tutta da ridere – Recensione

Dopo due capitoli che lo hanno consacrato nell’immaginario comune del grande pubblico, ottenendo oltre ai notevoli riscontri al botteghino anche un’incredibile, e giustificato, plauso pressoché unanime da parte della critica, vi era molta attesa per il ritorno del peloso e amabile personaggio creato sul finire degli anni Cinquanta da Michael Bond.

Le incognite erano se possibili ancora maggiori per via di due cambi sostanziali, uno davanti e l’altro dietro la macchina da presa. Non è infatti tornata Sally Hawkins, interprete storica della signora Brown, che ha dovuto declinare per via di probabili problemi di salute legate al clima – il film è ambientato effettivamente in Perù; a sostituirla una comunque degna Emily Mortimer. E in cabina di regia Paul King è stato sostituito da Dougal Wilson, al suo esordio in un lungometraggio dopo una lunga esperienza nei video musicali.

Buoni e cattivi in un film senza mezze misure

Parte della magia che il franchise era stata in grado di trasmettere, riuscendo a conquistare grandi e piccini, si è forse persa ma ciò nonostante Paddington in Perù, pur risultando il più debole della “momentanea” trilogia, è in ogni caso una visione gradevole e rassicurante, in grado di garantire cento minuti di divertimento e risate. L’anima più leggera deve molto all’istrionica performance di un Antonio Banderas che opera in un esilarante e costante over-acting, nelle vesti di alleato / villain che accompagnerà la disavventura in terra esotica dell’orsetto e dei suoi compagni umani. E allo stesso modo anche il personaggio di Olivia Colman, una suora che ha molto da nascondere, aggiunge ulteriore pepe alla frizzante narrazione.

Qua la sensibilità che permeava i predecessori viene meno, in favore di un intrattenimento più spassoso e meno ragionato, tra trappole archetipiche e una giungla pericolosa nascondenti potenziali insidie, nella più classica della riproposizioni delle peripezie in salsa esotica a cui il cinema, e non solo, ci ha abituato. Allo stesso modo laddove la presenza di un orsetto dolce e imbranato era fondamentale grimaldello in un contesto urbano come quello londinese, qui in un ambiente più selvaggio il contrasto è gioco-forza sacrificato.

Non mancano le emozioni a prova di tutta la famiglia, con scelte difficili, nuovi abbracci e potenziali arrivederci, e a suo modo anche Paddington in Perù ha completato la sua missione: pur senza bissare l’elevata qualità dei primi due film, un piacevole come-back per il simpatico protagonista.

Conclusioni finali

A differenza dei suoi predecessori, che sorprendevano per la loro inventiva e la loro capacità di miscelare toni e generi, Paddington in Perù si affida a una trama avventurosa dal canovaccio relativamente classico. Un approccio che si traduce in una sceneggiatura elementare, che intende puntare tutto o quasi sul puro divertimento.

Con un Antonio Banderas piacevolmente sopra le righe e la misteriosa suora di Olivia Colman nelle vesti di bizzarre nemesi, il film si adagia sulla rassicurante anima ludica, smarrendo per strada quell’approccio più umanistico e profondo che aveva caratterizzato i primi due episodi della saga. Un piccolo passo indietro, ma il divertimento per grandi e piccini è comunque assicurato.

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