Neri Marcorè, celebre attore e doppiatore italiano, è la voce narrante di Anselmo Wannabe, la serie d’animazione presentata al Giffoni Film Festival. L’artista ha partecipato come ospite speciale alla kermesse, incontrando il pubblico e raccontando la sua esperienza nel prestare la voce al protagonista. Il film, ricco di ironia e sentimento, segue le avventure di Anselmo, un personaggio eccentrico in cerca della propria identità. Marcorè ha sottolineato l’importanza di progetti come questo, capaci di parlare ai giovani con leggerezza ma anche profondità.
Giffoni Film Festival 2025, intervista esclusiva a Neri Marcorè
Noi di SuperGuida TV abbiamo video intervistato in esclusiva Neri Marcorè. L’attore ai nostri microfoni ha parlato del progetto: “Sono il maestro che chiede ad Anselmo che lavoro vuole fare e lui per 26 volte risponde con 26 mestieri diversi. E’ un modo per indirizzare i giovani verso la professione che sceglieranno in futuro”.
In un’epoca in cui ai giovani viene inculcata la lezione che il successo dipende dai risultati, Neri Marcorè ribadisce quanto sia importante invece perseguire le proprie passioni: “Allora, due cose diverse, una è la prestazione a tutti i costi, il successo ovviamente è un messaggio sbagliato, è un modello sbagliato perché in qualsiasi cosa lo applichiamo il concetto dell’errore è fondamentale, quando si impara a camminare, andare in bicicletta, insomma sbagliare è fondamentale per capire come poter migliorare, se uno per paura di sbagliare non fa niente rischia proprio quello, il fallimento non deve essere un deterrente, anzi deve essere uno stimolo a buttarsi. Per quanto riguarda me le cose che mi interessavano e per le quali sentivo passione e desiderio di imparare, le facevo a prescindere dall’obiettivo, cioè non è che dicevo adesso imparo a suonare la chitarra perché voglio fare il chitarrista, imparo a suonare la chitarra perché voglio cantarci le canzoni che mi piacciono e le faccio per me o per chi sta intorno a me, che siano uno, due, cinque o poi appunto come adesso magari centinaia, per cui è bene fare le cose anche fine a se stesse senza necessariamente che siano strumentali a qualcosa, poi tanto resta dentro di noi quello che abbiamo imparato e ci sarà sempre un momento in cui dobbiamo tirarle fuori. Io da bambino, da ragazzo avevo soltanto questo, mi piacevano tante cose, ho giocato molto, ho avuto un’infanzia felice, ero anche fortunato di essere nato in una famiglia diciamo normale, né povera né ricca ma con tanti amici intorno, quindi, ho giocato tanto e quindi attraverso il gioco e l’immaginazione evidentemente credo di avere anche creato quella base sulla quale poi ho costruito la mia vita e la mia professione”.
Neri Marcorè ha commentato anche il caso dei studenti che hanno boicottato la maturità: “Io penso che la scuola vada rispettata, è stata sempre tirata un po’ di qua e di là, è un’istituzione fondamentale. A me piaceva andare a scuola, sono contento di averla frequentata in quegli anni in cui comunque c’era rispetto di chi insegnava, ti dovevi preparare e penso che per la maggior parte dei casi sia ancora così, non avrei per esempio voluto essere uno studente negli anni della contestazione. La maturità è uno dei passaggi da fare, è giusto che a 18-19 anni ti sembri un ostacolo enorme e guardarlo dopo che l’hai superato ti sembra una cosa piccola rispetto a tutti gli altri ostacoli che troverai nella vita, ma è commisurato all’età, e quindi come ci sono stati gli esami precedenti c’è anche quello ed è giusto affrontarlo in una maniera più seria possibile. Poi è quello che si dice a volte quando si contesta il metodo, cioè tu devi studiare per te, poi se quello vicino a te meritava di meno invece gli hanno dato di più perché sta simpatico al professore o alla professoressa chi se ne frega, l’importante è farlo per sé stessi”.
Al Giffoni, Neri Marcorè ha ritirato il Premio alla Carriera: “No, non ho rimpianti, tutte le cose che ho fatto sono servite, anche quelle che non sono andate in porto, e la cosa di cui vado più orgoglioso sono le scelte che ho fatto, perché non in particolare un film, uno spettacolo o una trasmissione ma la sequenza di queste, così come sono arrivato, quindi saper decidere in che direzione andare, dare la forma al mio lavoro secondo quello che era la coerenza dal mio punto di vista e il fatto di scegliere sempre cose che potessi rivendicare, non ho mai fatto niente che non abbia apprezzato o amato, poi questo prescinde dal successo che possa aver avuto, però la mia partenza è sempre stata figlia della passione e dell’amore verso quella cosa lì e non strumentale perché poi mi poteva portare ad altro e così come non ho mai dato un’importanza eccessiva alla popolarità e ai guadagni”.
Nel frattempo, dopo il successo di Zamora, Neri ha confidato di stare pensando ad un secondo film da regista: “Sì, ci sto pensando anche perché il mio produttore Agostino Sacca, fin dall’inizio, prima ancora che uscisse Zamora, voleva che facessi un secondo film, visto che è venuto sul set e stava spesso lì, ma quando mi ha visto lavorare ha apprezzato molto sia il lavoro che il risultato finale quindi, è da due anni che mi dice scrivi un secondo film. Adesso forse ci mettiamo al lavoro per cercare di girare nel prossimo anno, vediamo se ce la facciamo”.