“Alien a Milan”, il nuovo brano strumentale di Moreno “Il Biondo” Conficconi, tra i protagonisti assoluti della scena musicale italiana, conosciuto per la sua maestria al clarinetto in Do. Il brano nasce da una collaborazione artistica di altissimo livello, che vede coinvolti anche Luca Nobis (chitarra acustica ed elettrica), Siria (chitarra elettrica), Stefania Morciano (voce), Giovanni Amighetti (sintetizzatori “Arp Omni, Prophet 5, Prophet 600” e organo Hammond), Valerio Combass Bruno (basso) e Roberto Gualdi (batteria). Accanto ad “Alien a Milan”, viene pubblicato anche il lato B, “Palù a Prelude”, un altro suggestivo brano strumentale che unisce la sensibilità melodica di Moreno “Il Biondo” Conficconi al pianoforte evocativo di Giovanni Amighetti. Il video ufficiale di “Alien a Milan” è stato girato interamente a Milano e rappresenta un’esperienza visiva unica, grazie a una tecnica di realizzazione mista: riprese dal vero, computer grafica (CG) e intelligenza artificiale (AI), con particolare attenzione alle animazioni, tra cui spicca l’inconfondibile gatto di peluche, vero e proprio co-protagonista visivo del racconto. Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato Moreno “Il Biondo” Conficconi che ci ha raccontato come è nato il brano e soprattutto cosa lo ha spinto a realizzare un video con l’intelligenza artificiale.
Moreno “Il Biondo” Conficconi: “Alien a Milan” è il suo nuovo brano strumentale
Moreno, partiamo da “Alien a Milan”: com’è nato questo brano e cosa rappresenta per te?
Nasce dal desiderio di portare tutti sulla pista con la sola voglia di divertirsi, senza pensare se si sappia ballare o meno: ci si abbraccia e si volteggia. È il mio primo brano di liscio in cui il clarinetto in Do prende il comando e guida il ritmo di una danza improvvisata, libera e sospesa
La tua cifra stilistica è il clarinetto in Do: come hai lavorato per inserirlo in questo contesto?
È stato soprattutto il suo suono a guidarmi in questo percorso musicale. Il mio fraseggio non appartiene al jazz, allo swing o ad altri generi: nasce dalle polke, dai valzer e dalle mazurke romagnole. La scelta di abbandonare il clarinetto in Sib, considerato più nobile, per dedicarmi esclusivamente al Do mi ha permesso di sviluppare uno stile unico e immediatamente riconoscibile, che mi identifica senza esitazioni.
Il brano è frutto di una collaborazione ricchissima: come si è formata questa squadra di musicisti (Nobis, Siria, Morciano, Amighetti, Combass, Gualdi) e come avete lavorato insieme?
Il mio punto di riferimento è Giovanni Amighetti: il legame con lui e con gli E-Wired Empathy è la scintilla che alimenta una creatività in continuo movimento. Non ci si ferma mai: in qualsiasi momento, anche a distanza, può nascere qualcosa di straordinario. Inoltre in questo brano Roberto Gualdi ha effettuato un lavoro percussivo fantastico e Luca Nobis e Siria hanno inserito chitarre elettriche, strumento che sino ad ora avevamo poco utilizzato.
Accanto ad “Alien a Milan” c’è anche “Palù a Prelude”. Quali legami e differenze ci sono tra i due brani?
In L’Alièn a Milàn segui la partitura, puoi ballare liberamente, lasciarti trasportare dalle dinamiche altalenanti ed entrare in sinergia con il ritmo. In Palù a Prelude, invece, domina l’improvvisazione totale, che si raccoglie nel crescendo finale fino a sembrare il decollo di un’astronave aliena diretta verso un mondo sospeso. In entrambi le sonorità sono soprattutto acustiche.
In che modo la tua esperienza nella scena musicale italiana, dalle radici più popolari alla ricerca più sperimentale, ha influenzato questo progetto?
Sono gli incontri musicali e i rapporti umani a spingerti a mettere continuamente a frutto le esperienze che ne derivano. A questo si aggiunge l’innamoramento per la musica popolare, che ti porta a cercare il modo di avvicinarla al linguaggio dei nostri giorni.
Il videoclip di “Alien a Milan” è molto particolare: Milano, CGI, intelligenza artificiale, animazioni… e un gatto di peluche protagonista. Da dove nasce questa idea visiva?
L’idea nasce dal desiderio di raccontare Milano in una chiave surreale, mescolando realtà e immaginazione. Abbiamo usato CGI, intelligenza artificiale e animazioni proprio per dare vita a questa dimensione sospesa, dove il confine tra vero e artificiale si dissolve. Il gatto di peluche è il protagonista ironico e affettuoso: uno sguardo innocente che attraversa la città e diventa testimone di questo viaggio visivo, a metà tra sogno e gioco. Insieme a lui é co-protagonista Fuwa, il gatto siberiano della giovane chitarrista Siria, e siamo riusciti a far interagire i due gatti durante questa invasione aliena che può un po’ ricordare Ghostbusters e della quale i due felini si preoccupano relativamente. La presenza dei gatti é anche dovuta alla mia relazione con Gatteo, la capitale del liscio, della quale il gatto é il simbolo.
Quanto è stato importante per te raccontare Milano non solo con il suono ma anche con le immagini?
Milano è una città di contrasti: grattacieli e cortili nascosti, viali trafficati e silenzi nei chiostri. Molti anni fa un gruppo di imprenditori milanesi scelse la Romagna per creare uno dei luoghi più belli e accoglienti della riviera: Milano Marittima. Oggi, in un gioco di rimandi, è proprio dalla Romagna che tornano musica e balli per accendere una balera metropolitana, piena di allegria e di quella vitalità felliniana che sa unire mondi diversi.
La tecnologia (CGI e AI) apre nuove possibilità narrative: pensi che diventerà sempre più centrale anche nel mondo musicale?
Sì, può essere un mezzo per creare con più semplicità mondi anche visivi affascinanti. Anche se la musica può anche non averne bisogno intrinsecamente, i suoni spesso possono bastare e muovere il mondo interiore dell’ascoltatore che é il vero protagonista. Ma da un punto di vista promozionale sì, CGI e AI possono aiutare tanto a spiegare con semplicità le intenzioni visive dell’artista.
Guardando avanti: ci sarà un album, altre collaborazioni o un tour legato a questo lavoro?
Entro il 2025 uscirà un album dal vivo che raccoglierà le esperienze straordinarie vissute in questi mesi con gli E-Wired Empathy e artisti come David Rhodes, Peter Tickell, Trilok Gurtu, Jeff Coffin, Stefania Morciano, Riccardo Tesi, Giulio Bianco, Gasandji e molti altri. Nel 2026, invece, vorrei far uscire un bel vinile che rappresenti il percorso completo: da Romagna 2.0 fino al progetto inedito dialettale che sto preparando per il 2026.