Minimarket è il comedy show in 10 puntate che vede protagonisti Filippo Laganà e la star americana Kevin Spacey. La prima puntata sarà disponibile il giorno di Santo Stefano, il 26 dicembre. Minimarket è ideato da Filippo Laganà, realizzato in collaborazione con Roody Film Group e diretto da Sergio Colabona. La voce del narratore è del doppiatore, Stefano De Sando. Nel cast anche: Paola Tiziana Cruciani nei panni di Veronica, Massimo Wertmüller in quelli di Massimo, Enzo Paci come Robertino, Rodolfo Laganà come Seneca, Francesco Pannofino, Massimo Ghini, Giorgia Cardinaletti, accanto alla cantante Alexia e Jonis Bashir nel ruolo di Nimesh e tanti altri.
Noi di SuperGuida TV abbiamo intervistato in esclusiva Filippo Laganà. Il giovane ha parlato così del progetto: “Il progetto è nato perché, cinque anni fa, mi sono reso conto che siamo letteralmente invasi dai portieri di seconda generazione: i minimarket. Ormai ce n’è uno a ogni angolo, sotto ogni palazzo in Italia. Sono sicuro che anche sotto casa tua ci sia stato, o ci sia ancora, un minimarket. Questa è la dimostrazione di quanto siano diventati dei veri e propri punti di riferimento per tutti noi. Da lì mi è venuta l’idea: considerando che nei minimarket entrano i personaggi più assurdi e diversi tra loro, perché non ambientare una serie proprio all’interno di un minimarket? Creare una vera e propria varietà nel luogo che, più di ogni altro, raccoglie la maggiore varietà di persone. Ed è così che è nato Minimarket”.
Accanto a lui l’attore americano Kevin Spacey: “Ciò che colpisce di lui è la sua grande normalità e umiltà. È stato come un compagno tra noi, nonostante fosse Kevin Spacey, due volte premio Oscar. Ha giocato con noi, si è messo sullo stesso piano, senza mai sentirsi superiore, anzi mostrando molto meno della sua reale grandezza. Si sedeva con noi sui divanetti, prendeva da solo il cestino e non si faceva mai servire. Ha scherzato con tutti, dall’ultima ruota del carro al primo, sempre con leggerezza e disponibilità. È stato un vero esempio e una grande lezione su come, alla fine, anche un grande possa restare una persona semplice”, ha dichiarato.
Filippo Laganà ha poi rivelato che due sono i programmi ai quali parteciperebbe: “Uno dei programmi che mi piacerebbe fare è Pechino Express. È vero, è più un reality, ma sono molto competitivo e viaggiare è una delle mie più grandi passioni, quindi sarebbe un’esperienza che mi divertirebbe tantissimo. Un altro format che mi incuriosisce molto è Stasera tutto è possibile con Stefano De Martino. Non tanto per il cast, quanto per il gioco in sé: l’idea di mettermi in gioco e divertirmi partecipando mi entusiasma parecchio”.
“Minimarket”, intervista esclusiva a Filippo Laganà
Filippo, com’è nato questo progetto?
Il progetto è nato perché, cinque anni fa, mi sono reso conto che siamo letteralmente invasi dai portieri di seconda generazione: i minimarket. Ormai ce n’è uno a ogni angolo, sotto ogni palazzo in Italia. Sono sicuro che anche sotto casa tua ci sia stato, o ci sia ancora, un minimarket. Questa è la dimostrazione di quanto siano diventati dei veri e propri punti di riferimento per tutti noi. Da lì mi è venuta l’idea: considerando che nei minimarket entrano i personaggi più assurdi e diversi tra loro, perché non ambientare una serie proprio all’interno di un minimarket? Creare una vera e propria varietà nel luogo che, più di ogni altro, raccoglie la maggiore varietà di persone. Ed è così che è nato Minimarket.
Con te c’è un grande attore, Kevin Spacey, ma come sei riuscito a convincerlo a partecipare a questo progetto?
Guarda, gli ho semplicemente mandato un’email. Mi sono svegliato nel cuore della notte con un sogno in testa, dopo aver visto un film che mi aveva fatto pensare a lui. Ho deciso allora di scrivergli, raccontandogli il mio progetto e spiegando che non volevo sembrare presuntuoso chiedendogli di partecipare a un programma, ma che si trattava solo del sogno di un giovane che può realizzare le proprie ambizioni grazie all’aiuto di chi ha più esperienza. La mattina successiva lui mi ha risposto, dicendo di voler parlarne, e anche il suo manager mi ha confermato la disponibilità a discutere del progetto. Ci siamo scambiati alcune email per circa una settimana, poi abbiamo avuto un incontro, e da lì è nata una vera e propria amicizia.
E il vostro primo incontro?
Beh, è stata una call in cui gli ho raccontato il progetto, e la mattina è uscita la notizia che lui si trovava in Italia per ritirare un premio. Così gli ho detto: “Se vuoi, posso raggiungerti a Rimini così ci conosciamo e ti spiego meglio l’idea”. Il suo manager mi ha risposto: “No, guarda, sono molto entusiasta di questo progetto, perché non vieni con una troupe e giriamo un promo insieme?”. Così, di corsa, ho organizzato una super troupe e siamo andati a girare lo spot a Rimini. La cosa divertente è che la troupe non sapeva nulla, quindi ho detto loro: “Dobbiamo girare uno spot senza dirgli niente”. E alla fine mi sono ritrovato a lavorare con Kevin Spacey.
Cosa ti ha colpito di più di lui?
Assolutamente, ciò che colpisce di lui è la sua grande normalità e umiltà. È stato come un compagno tra noi, nonostante fosse Kevin Spacey, due volte premio Oscar. Ha giocato con noi, si è messo sullo stesso piano, senza mai sentirsi superiore, anzi mostrando molto meno della sua reale grandezza. Si sedeva con noi sui divanetti, prendeva da solo il cestino e non si faceva mai servire. Ha scherzato con tutti, dall’ultima ruota del carro al primo, sempre con leggerezza e disponibilità. È stato un vero esempio e una grande lezione su come, alla fine, anche un grande possa restare una persona semplice.
Al progetto ha partecipato anche papà Rodolfo.
In realtà lui l’ha scoperto molto dopo, perché io avevo già organizzato tutto con Spacey e tutte le altre cose. Di solito a mio padre le comunicazioni le do sempre all’ultimo momento: per esempio non sa ancora che lunedì parto per New York. Lo faccio soprattutto per non farlo agitare o mettergli pressione. Quando poi ha scoperto tutto, è rimasto molto felice. Non è stata una forzatura o una scelta fatta per inserirlo a tutti i costi: è nato naturalmente un ruolo adatto a lui e, visto che intorno c’erano tutti i suoi amici, perché non farlo proprio a lui?
Siccome si tratta comunque di un comedy show, di solito oggi la comicità si scontra anche molto con il politically correct, da questo punto di vista come ti sei comportato?
In realtà non ci siamo mai posti il problema se ci fossero cose da dire o da evitare. La serie è molto pulita, non contiene elementi particolari o forzati, e siamo stati attenti fin dall’inizio a mantenere questo equilibrio. Non abbiamo escluso certi argomenti perché potessero risultare delicati, semplicemente abbiamo lasciato che la storia seguisse il suo corso naturale. Anzi, a dirla tutta, ci siamo anche divertiti a prendere in giro alcuni meccanismi della Rai e loro hanno accettato il gioco con grande disponibilità. È stato un confronto sereno e stimolante, vissuto positivamente da entrambe le parti.
Il tuo primo maestro è stato Gigi Proietti. Un tuo ricordo personale?
Una cosa che ho notato stando con Kevin è che respiravo la stessa identica atmosfera che sentivo da bambino quando ero insieme a Gigi. Evidentemente i grandi hanno tutti una loro magia, e quella sensazione l’ho ritrovata sul set con Kevin, ma anche condividendo il lavoro con papà, Paola Tiziana Cruciani, Massimo Wertmüller e tutti gli allievi di Gigi. È stato come tornare lì, a quei momenti. Sono certo che Gigi avrebbe accettato subito di partecipare a un progetto del genere, senza esitazioni. L’insegnamento che mi ha sempre trasmesso è stato quello di fare le cose da solo, senza paura di sbagliare. L’importante è provarci: ci si arma di coraggio, si parte e, se si cade, ci si rialza trovando una soluzione per andare avanti. Sono valori che mi ha passato papà, insieme all’idea di ridere, affrontare tutto con leggerezza e non prendersi mai troppo sul serio.
Per il 2026 cosa ti auguri?
L’obiettivo è cercare di recuperare un filone che oggi si è un po’ perso, quello della commedia. Io, forse perché sono “nato vecchio”, mi sento figlio della commedia all’italiana, dei varietà di Antonello Falqui e del cinema classico di Alberto Sordi e Aldo Fabrizi. Mi piacerebbe rivedere quello spirito delle commedie di Garinei e Giovannini, capaci di raccontare storie con ironia e intelligenza. Il mio desiderio è riuscire a riportare quel tipo di leggerezza, senza rinunciare alla qualità. È questo l’augurio più grande che faccio a me stesso.
C’è un programma al quale parteciperesti come concorrente?
Uno dei programmi che mi piacerebbe fare è Pechino Express. È vero, è più un reality, ma sono molto competitivo e viaggiare è una delle mie più grandi passioni, quindi sarebbe un’esperienza che mi divertirebbe tantissimo. Un altro format che mi incuriosisce molto è Stasera tutto è possibile con Stefano De Martino. Non tanto per il cast, quanto per il gioco in sé: l’idea di mettermi in gioco e divertirmi partecipando mi entusiasma parecchio.