Si intitola Risorgimento ed è il nuovo album di Mille, alias Elisa Pucci, cantautrice, musicista e performer dall’identità sonora e visiva fortemente riconoscibile. Ex leader dei Moseek (band finalista a X Factor nel 2015), negli ultimi anni Mille ha intrapreso un percorso da solista che mescola pop e attitudine cantautorale, con una scrittura incisiva, teatrale e molto spesso ironica.
Risorgimento è un progetto suonato interamente in studio con strumenti “veri” – e un’anima contemporanea. Una produzione sonora raffinata e potente che intreccia rock, momenti punk e visioni elettroniche, mantenendo sempre uno sguardo personale, capace di fondere leggerezza e profondità, ironia e disincanto. Il titolo, oltre al richiamo all’immaginario garibaldino, è per Mille anche un modo per raccontare un risorgimento personale: una rinascita interiore fatta di consapevolezze, desideri e contraddizioni.
Noi di SuperGuidaTv incontriamo Mille nel suo ambiente più familiare: la sua casa nel cuore di Milano. Tra una tazza di caffè, pasticcini arrivati appositamente dalla Sicilia e quattro chiacchiere con il suo vicino di casa Umberto Primo, nonché suo braccio destro, produttore, autore e batterista con il quale suona da 18 anni, Mille ci racconta l’anima di questo disco e quali sono i suoi prossimi progetti.
Mille (Elisa Pucci) presenta il suo nuovo album Risorgimento – Intervista
Come nasce questo album, come è stato realizzato e soprattutto perchè questo titolo Risorgimento?
Questa parola, Risorgimento, è una parola che mi è molto cara. Il suo significato porta tanti concetti dentro di sé. Tornare alla sorgente, tornare alla vita, riconquistarsi, se pensiamo al periodo storico del Risorgimento. E il disco in verità chiude, racchiude in sé tutti questi concetti. Per me i mesi in cui ho scritto Risorgimento, ovvero tra settembre, ottobre dell’anno scorso fino a febbraio di quest’anno, sono stati i mesi in cui mi sono un po’ riconquistata e mi sono un po’ unificata, nel senso che c’è stato bisogno di una grande evoluzione per me, per essere quella che sono oggi e per riprendermi un po’ la felicità che si stava un po’ allontanando. E ho messo nero su bianco tutte le trasformazioni che quel periodo si è portato dietro. Infatti anche la parola Risorgimento comunque ha a che fare con le trasformazioni, i cambiamenti. Dietro tutto c’è sempre bisogno di una scelta, io ho scelto poi di cambiare le cose che non mi piacevano più. Ho rivoluzionato la mia vita sentimentale, lavorativa, eccetera, e tutte queste evoluzioni stanno dentro alle canzoni. E quindi banalmente ho vissuto ed è nato questo disco perché avevo delle cose da raccontare, da mettere nero su bianco, da cristallizzare, da focalizzare.
L’album è stato registrato interamente con strumenti analogici. Quanto era importante per te questa scelta in un’epoca dominata dalla digitale?
Era un grande desiderio. Io ho pubblicato il mio primo EP, che è Quanti me ne dai, in un momento in cui non potevo andare fuori a registrare con altre persone le canzoni perché stavamo in pandemia. Quindi la scelta è stata un po’ obbligata, quella di utilizzare molto il digitale, proprio perché non si poteva uscire da casa. Con questo disco invece ho potuto seguire quello che è sempre stata la mia attitudine rock punk. Io ho sempre avuto una band e ho sempre suonato insieme ad altri musicisti. Per me la musica è sempre stata qualcosa che si fa insieme ad altre persone, in cui ognuno suona il proprio strumento. E quindi ho semplicemente seguito quello che è stato sempre il mio desiderio, la voglia di fare musica come piace a me. Con la batteria vera, il basso e chitarra che suonano, le dita che si muovono e le varie personalità di chi suona gli strumenti. Quindi è stata proprio la possibilità di poter fare qualcosa con le altre persone, differentemente dal periodo in cui stavamo prima.
Dentro questo disco convivono rock, punk, elettronica e pop: come sei riuscita a trovare l’equilibrio tra generi così diversi quale è stato il filo che collega i brani? Qual è stato il filo che li lega tutti quanti insieme?
Il filo sono io, perché sono cresciuta con tutto questo che hai appena menzionato. Ho avuto la fortuna di crescere con musica bellissima, sono del 1984. Anche quando ero molto piccola io ascoltavo cose stupende, da Battiato a Ivan Graziani, Lucio Dalla. Poi quando sono cresciuta, con la voglia di fare una band, ho scoperto quelle che sono le band che mi hanno insegnato a suonare in sala. Muse, Radiohead, Skunk Anansie, Depeche Mode Tutto questo convive dentro di me perché le mie orecchie hanno ascoltato un sacco di cose. Quindi fisiologicamente e necessariamente tutto quello che ho ascoltato lo metto sempre dentro le cose che scrivo.
È appena uscito “UMPM (un maledettissimo posto migliore)”: cosa rappresenta per te questo brano?
Senz’altro rappresenta l’approccio, non voglio adesso utilizzare termini forti, però l’approccio super mega spontaneo. Perché è una canzone che parte in un modo, poi a un certo punto arriva una tutt’altra cosa ed è un po’ anche quello che sono le mie giornate. Molto spesso, io non timbro il cartellino, quindi tutte le giornate sono molto diverse. E quindi è un po’ una fotocopia di quello che vivo, quindi anche grandi contraddizioni, anche grandi contrasti che sono presenti nella mia vita. E ho seguito semplicemente il flusso, è comunque una canzone che segue quello che sono. Poi il fatto che sia un maledettissimo posto migliore, c’è proprio un luogo che è questo. Per me questo è il posto migliore che potessi immaginare, è maledettissimo perché ci sono arrivata con tanta fatica. E poi anche la parola maledettissimo, questo superlativo, va a stemperare anche una certa importanza, un certo valore che do alle cose belle che riesco a conquistare.
Nel disco c’è un feat speciale con Rachele Bastreghi dei Baustelle in “Tour Eiffel”: come è nata questa collaborazione e cosa ti ha lasciato artisticamente e umanamente?
Io ho conosciuto Rachele due annetti fa ad un festival, inizialmente ero molto timida perché ho una grande devozione per lei e per la sua band con la quale sono cresciuta. E parlando ci siamo conosciute e unite, poi quando ho scritto Tour Eiffel, ho fatto questa canzone parlando con Umberto Primo che abita lì, che è il mio braccio destro, il produttore, l’autore con il quale lavoro, il batterista con il quale suono da 18 anni. Ecco a lui dico, “sarebbe bello se a un certo punto entra a cantare Rachele”, e lui mi fa “chiamala”. L’ho chiamata e lei è stata super entusiasta e ha accolto questo invito facendomi un regalo meraviglioso, un desiderio che si è realizzato.
Se dovessi descrivere Risorgimento con un’immagine o una scena teatrale, quale sarebbe?
Non per auto-citarmi, ma probabilmente una scena della Locandiera che ho portato e che poi riprenderò a portare in giro a teatro da gennaio. Anche lì c’è una sorta di trasformazione ed evoluzione sotto tutti i punti di vista, perché un po’ allivello l’assetto dello spettacolo, perché io interpreto sia lei che lui, sia Mirandolina che Il Cavaliere, quindi la trasformazione è proprio l’assetto dello spettacolo. E’ un po’ perché si vede proprio nello spettacolo il cambiamento di lei, ma tanto anche di lui. Perchè lui è un misogino che però si innamora a un certo punto. Quella trasformazione ti fa capire quanto le piccole cose costruiscono poi grandi cose, perché a un certo punto lui poi sbrocca. Quindi osservare la trasformazione è proprio quello che va a rappresentare questo disco Risorgimento, la trasformazione.
C’è un brano del disco a cui sei più legata, quello che consideri la chiave di tutto?
Sicuramente c’è Una Lama, che è una cosa che poi mi riguarda. Una canzone in cui tutta la sofferenza e tutto il dolore che abbraccio e che non vado a negare sintetizza un po’ il concetto del voler poter abbracciare le cose che mi succedono. Quindi dell’accettazione delle cose che arrivano negative e positive, ovviamente nel caso di Una Lama quelle negative.
(Intanto dal suo balcone si affaccia Umberto Prima per stendere i panni e ci saluta)
Cosa immagini per il futuro di Mille dopo questo album? Più palco, più sperimentazione in uno studio, una nuova collaborazione?
Quello che mi auguro è di svegliarmi felice e soddisfatta di quello che sto facendo senza paura di avere rimpianti, risentimenti, quindi mi auguro di svegliarmi felice di quello che faccio banalmente.
Se Risorgimento fosse un film di che genere sarebbe, e quale titolo ti viene in mente?
Grazie per la domanda. Direi “Santa Maradona”. Santa Maradona con Libero Di Rienzo e Stefano Accorsi, perché lì si vede tanto il tentativo di evoluzione che è un po’ quello che mi auguro di fare ogni giorno io.
Che rapporto hai con i live? Sei più da energia rock o da intimità teatrale?
La prima indubbiamente. Intimità Teatrale, che è un contesto che ho scoperto che mi piace molto effettivamente, per esempio anche la presentazione del disco la faccio voce e pianoforte, quindi comunque mi piace anche qualcosa che sia soffice per il pubblico e per me che lo vado a fare, però effettivamente mi piace concepire lo spettacolo con i fuochi d’artificio e quindi l’energia del Rock.
Qual è stata la prima reazione che hai ricevuto da chi ha ascoltato in anteprima il disco? Da parte di chi?
È stata… “a mappa non me l’aspettavo”. Una reazione arrivata da parte di alcune persone che mi immaginavano in un modo e invece poi hanno scoperto che sono in tutt’altro modo, però quello non dipende tanto dalle altre persone ma dipende da me. Io ho sempre voluto dare un’immagine di me molto più… non rigida, però molto più seria, molto più posata, molto più rassicurante e invece poi ho scoperto che io sono fatta come sono fatta e quindi se ti vuoi sentire al sicuro ti puoi sentire al sicuro indipendentemente da me fondamentalmente.