Quello di Imola era il concerto più atteso per tutti i fan di Max Pezzali, uno show il cui countdown non è partito un anno fa quando è stato annunciato, ma 33. Perché Max una serata così se la meritava da sempre. 85.000 persone tutte insieme, tutte nello stesso luogo geografico e dell’anima, tutte a saltare, ballare e cantare, tutte per Max.
Max Pezzali: le emozioni non hanno data di scadenza
Lo stesso Max che negli anni ha cresciuto quei ragazzi che ora sono adulti e hanno portato ieri sera a Imola i loro figli, i loro amori, quegli amori tanto agognati, quelli mancati, quelli perduti, quelli senza (nessun) rimpianto e quelli celebrati, gridati.
Perché il successo non è far volare astronavi su un palco, il successo è parlare di cose semplici che arrivino dritte, senza deviazioni in arterie contorte. Max Pezzali lo fa da oltre 30 anni e da oltre 30 anni ha un pubblico che lo ama, che ama sì le sue canzoni, ma che soprattutto ama lui: lui, quel ragazzotto di Pavia che sa ancora emozionarsi nel vedere la forza allegra dei fan di fronte a lui, quell’uomo che – citandolo – ha attraversato una strada che sale su ripida e dissestata chiamata “età della ragione”; e ora che è in vetta, guarda giù, si gode il panorama, un belvedere fatto di flash e voci che non si stancano di cantare da anni le stesse parole sulle stesse note, ma ogni volta con un’emozione nuova.
Max Forever regala ogni volta qualcosa di nuovo
Di fatto è questo il successo di “Max Forever”, un progetto che – come dicevamo – non fa volare astronavi, ma regala ogni volta qualcosa di nuovo, qualcosa che sa di già vissuto ma che ha sempre una sfumatura in più, un impatto diverso, una luce rinnovata. Da 3 anni Max ha deciso di puntare sui suoi brani più amati, quelli più significativi per la sua carriera e per la sua vita, ma evidentemente anche per le nostre vite. Risultato? Sold out, sempre e solo sold out. Ma non sono i numeri a fare notizia, del clamore dell’aritmetica Max se ne fa poco, il reale fulcro sta negli occhi. Quelli, come dice il saggio, non mentono mai.
Non mentono quelli dei più reticenti alle lacrime (perdonerete il sottoscritto se fa riferimento a sé stesso), che ieri sera hanno richiesto alle palpebre una dura prova per far rimanere aggrappate alle ciglia quelle gocce salate di vita. Non mentono, soprattutto, gli occhi di Max che cantavano anche nei momenti strumentali: cantavano gioia, commozione, riconoscenza, senso di realizzazione, ricordi di quella strada ripida e dissestata di cui sopra, ma soprattutto cantavano emozioni. Sì, sempre con le stesse parole, sempre con le stesse note, sempre con le stesse canzoni, che magari avranno 30 anni, ma che sono sempre nuove: perché le emozioni, amici, non hanno data di scadenza.
Non scade neppure il ricordo, vivido, di chi nel tempio dei motori non può non fermarsi e applaudire col groppo in gola mentre, durante “Gli anni” (altra hit da lacrimoni), Max ne ha cominciato a cantare una diversa dal solito, col pubblico scosso perché quelle parole che stava regalando non erano le sue: sono di Lucio Dalla.
La canzone è “Ayrton”, e quando sul ledwall è comparso il volto di Senna con gli occhi sognanti verso il cielo, l’intero autodromo si è fermato, bloccato nello spazio-tempo mentre Max a quel cielo mandava un bacio e andava via col vento che gli modellava la camicia aperta. Per un attimo, ve lo assicuro, Ayrton era lì. Di nuovo.
Max è questa roba qui, la meravigliosa eccezione in un panorama musicale che produce circa 100.000 canzoni al giorno, che lancia 100 hit al mese e in cui non c’è spazio neppure per i tormentoni estivi perché un’estate è troppo lunga per un solo brano. Ritornare alle origini, ritornare alla semplicità, ritornare alla calma dei sentimenti e non rincorrere la frenesia dei numeri. In questo articolo, infatti, non abbiamo voluto raccontarvi il concerto, non abbiamo voluto elencarvi la scaletta, non abbiamo voluto parlarvi delle scenografie, degli effetti speciali, delle dimensioni del palco e di tutto ciò che ha contribuito a rendere unico questo concerto, no.
Di concerti ce ne saranno altri, le scalette al prossimo tour cambieranno, le scenografie verranno rinnovate, gli effetti speciali saranno diversi e il palco avrà un’altra disposizione; abbiamo scelto di parlare dell’unica cosa che rende Max immortale: le emozioni. E quelle, non scadendo, magari non faranno scadere neppure questo articolo, così potrete tornare a rileggerlo e provare ancora qualcosa. Sempre la stessa, ma sempre diversa, come Max.
Grazie.