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“Se fossi te”, intervista a Marco Bocci: “Viviamo in una società egocentrica in cui si tende a voler eccellere in tutto. In Laura ho scoperto un’attrice attenta”

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Domenica 28 e lunedì 29 dicembre andrà in onda in prima serata su Raiuno “Se fossi te”, la serie con protagonisti Marco Bocci e Laura Chiatti. Nel cast anche Nino Frassica che è il papà di Bocci, Bebo Storti, Vincenzo Ferrera, Sebastiano Somma, Francesco Salvi e Martina Bonan. La storia è quella di Massimo e Valentina che è una dirigente, figlia del padrone della fabbrica di panettoni in cui entrambi lavorano. Siamo in periodo natalizio, quando una segreta crisi finanziaria dell’azienda complica la ricerca di soldi di Massimo (Bocci) che è vedovo per operare il figlio malato. Anche la vita di Valentina viene sconvolta dall’improvviso malore del padre Primo. E così, mentre Massimo ha bisogno di chiedere l’anticipo del Tfr, Valentina eredita il timone dell’azienda, scoprendo però che i conti sono in rosso e che suo padre pretende che lei faccia una cosa sola: licenziare. All’improvviso Massimo si ritroverà nel corpo della sua capa e Valentina in quello del suo dipendente.

Marco Bocci, intervista per “Se fossi te”

Noi di SuperGuida TV abbiamo video intervistato in esclusiva Marco Bocci. L’attore ha parlato del personaggio e di quanto la paternità sia stata centrale nella sua costruzione: È stato fondamentale, perché tutto il suo percorso ruota attorno alla risoluzione di questo problema. Il tentativo costante di trovare una soluzione, anche quando sembrava che una soluzione non esistesse, per aiutare suo figlio. È un meccanismo nel quale è facile immedesimarsi, emozionarsi e creare empatia, ma che viene poi scosso dall’introduzione di un elemento fantastico. Questo elemento resta tale, ma la problematica, paradossalmente, viene affrontata in modo estremamente realistico e rimane sempre ancorata alla realtà”. Nella serie, commedia e dramma si intrecciano.

Muoversi su questi due binari è stato stimolante per Bocci: È stato fatto un lavoro di grande attenzione sulla sceneggiatura, cercando di distinguere e mettere bene a fuoco i punti su cui spingere maggiormente nella parte drammatica e quelli che invece offrivano l’occasione di alleggerire il racconto. Il tutto restando fedeli all’obiettivo principale, ovvero mantenere sempre quell’atmosfera natalizia. È stato soprattutto un lavoro approfondito in fase di lettura e di analisi, svolto con grande cura e attenzione”. 

“Se fossi te” invita a mettersi nei panni dell’altro. Oggi, invece, viviamo in una società in cui si è persa la capacità di ascoltare, di empatizzare: “In realtà lo percepisco anche nella quotidianità, perché sono una persona che per natura cerca sempre di mettersi nei panni degli altri, di capire quali siano le ragioni che spingono qualcuno ad avere un’opinione diversa dalla mia. È chiaro che viviamo in una società molto egocentrica, in cui si tende a cercare continuamente la propria soddisfazione e a voler eccellere in tutto, e questo spesso porta all’isolamento e a vedere solo se stessi. Attraverso questa serie, invece, emergono molti spunti che invitano a una maggiore sensibilità, a guardare le cose da un punto di vista diverso, spostando lo sguardo: perché, in fondo, si può imparare molto di più su noi stessi se ogni tanto proviamo a osservare con più attenzione anche il prossimo”. 

Marco Bocci si è trovato per la prima volta a lavorare insieme sul set con la moglie Laura Chiatti: “Ho scoperto in lei un’attrice estremamente attenta e quasi famelica nel bisogno di conoscere a fondo il personaggio. Lo studia in maniera approfondita, senza mai sentirsi davvero soddisfatta: non è un lavoro che si esaurisce prima delle riprese, ma un processo continuo, fatto di domande quotidiane e di una costante ricerca di risposte. È stato poi un lavoro complicato, lo dico con sincerità, perché non abbiamo avuto il lusso di girare prima tutte le scene di Massimo e poi quelle di Valentina. Ogni giorno ci trovavamo a sostenere ritmi molto frenetici, passando da due scene di Massimo a due di Valentina, per poi tornare di nuovo a Massimo. Proprio per questo è stato necessario mantenere un livello di attenzione altissimo, per evitare il rischio di scivolare nella pantomima o nella macchietta”. 

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