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Madame Clicquot: un biopic a sfondo vinicolo più sobrio del previsto – Recensione

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Il cinema biografico rischia spesso di scivolare nell’agiografia e la fedeltà storica di tramutarsi in un’arma a doppio taglio. Presentare la parabola di Barbe-Nicole Ponsardin, passata alla storia come Madame Clicquot, significa raccontare la storia di una delle prime vere imprenditrici moderne, una donna che, nell’ostile contesto dell’epoca napoleonica, seppe tenere testa a quel mondo patriarcale.

Il regista Thomas Napper si avvicina a questa figura emblematica con un rispetto quasi reverenziale, confezionando un’opera sì elegante e doviziosa ma a cui manca quella scintilla in grado di rendere realmente interessanti la storia e la sua protagonista.

Madame Clicquot: sola contro tutti – la recensione

Dopo la prematura e tragica scomparsa del marito François, la giovane Barbe-Nicole si ritrova a soli ventisette anni vedova, in una realtà storica che non le riconosce alcun diritto di gestione patrimoniale. Contro il parere del suocero e la feroce concorrenza dei produttori rivali, prende una decisione rivoluzionaria, ovvero assumere in prima persona le redini della vacillante azienda vinicola di famiglia.

Inizia così la sua personalissima battaglia, una guerra combattuta non solo contro i pregiudizi del sistema, ma anche contro le avversità economiche, i blocchi commerciali imposti dalla guerra e le sfide prettamente materiali per rifinire un prodotto ancora imperfetto.

Un film amabile ma con poco carattere

La messa in scena, potente contare sull’elegante fotografia di Caroline Champetier, contrappone la luminosa bellezza dei vigneti alla rigidità formale degli interni borghesi. In un racconto che si muove nella costante alternanza tra passato e presente, con i numerosi flashback ad accompagni a ritroso per scoprire la tormentata e difficile storia d’amore, segnata dalla malattia psicofisica del compianto marito.

Nell’ora e mezzo di visione, titoli di coda inclusi (una breve durata assai inusuale per i biopic moderni) manca però quell’intuizione registica capace di rendere tutta la complessità di Madame Clicquot, circondata da un folto nugolo di figure maschili, chi pronto ad aiutarla più o meno disinteressatamente e chi intende invece metterle il bastone tra le ruote.

È dunque sulla performance della sua attrice protagonista che l’opera trova il suo baricentro emotivo. Haley Bennett offre un ritratto misurato e intenso, capace di comunicare molto, se non tutto, semplicemente con lo sguardo, epilogo in primis. La sua Madame Clicquot è una figura di ammirevole resilienza, una donna che affronta il dolore e le avversità con aura pragmatica, in un film onesto ma nulla più.

Il film è disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video.

Conclusioni finali

Madame Clicquot è un film di discreta fattura, una parabola di emancipazione femminile storicamente importante e narrata con una certa professionalità. Ma vuoi per la breve durata, vuoi per la narrazione che viaggia tra passato e presente, si rischia di perdere a tratti il senso e la rotta dell’operazione, con un quadro generale più confuso che effettivamente compiuto.

Una magnifica Haley Bennett copre le magagne di una sceneggiatura imprecisa, alla quale manca quell’ebbrezza necessaria per “ubriacare” lo spettatore, in una storia che parlando di vino avrebbe sicuramente potuto osare di più. La messa in scena, per quanto diligente, è quindi più sobria di quanto si sarebbe potuto immaginare e l’anima femminista e rivoluzionaria resta solo in superficie.

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