In occasione della sua partecipazione al Giffoni Film Festival, abbiamo incontrato Antonio Scurati, scrittore e intellettuale tra i più autorevoli del panorama italiano. Ospite di uno degli eventi più attesi della rassegna, Scurati ha dialogato a lungo con i ragazzi presenti in sala, affrontando temi complessi come la storia, la politica, il senso critico e il ruolo della cultura oggi. Un incontro intenso, autentico, senza mediazioni: “È stato uno dei più bei dialoghi che io abbia mai avuto” ci ha confidato. Lo abbiamo intervistato a margine dell’incontro. Nell’intervista a SuperguidaTV ha anche svelato che la serie “M – Il figlio del secolo” uno dei più bei prodotti seriali italiani molto probabilmente non avrà una seconda stagione.
Intervista ad Antonio Scurati
Scurati, qui al Giffoni l’abbiamo vista in dialogo diretto con centinaia di ragazzi. Un’ora intensa in cui ha affrontato concetti profondi, ma i giovani hanno dimostrato di avere fame di sapere. È anche questo il bello del Giffoni?
Sì, certamente. È stata un’ora meravigliosa. I ragazzi sanno anche ciò che noi non gli abbiamo insegnato. Vivono gran parte della loro giornata in condizioni proibitive, per quanto riguarda la possibilità di pensare criticamente e analiticamente la propria vita e il proprio mondo. Ci sono forze potenti — come i social media — che nel loro funzionamento tendono a impedire il pensiero autonomo. Un luogo come il Giffoni, che è un luogo dello spirito, invece glielo consente. Li induce a pensare. E allora vengono fuori momenti di altissimo livello. È stato uno dei dialoghi più belli che io abbia mai avuto: erano loro, senza mediatori, senza preparazione. Ma perché? Perché il dispositivo intorno a loro — l’ambiente, l’atmosfera, il contesto — li autorizza a farlo.
Quest’anno è uscita la serie M. Il figlio del secolo, tratta dalla sua saga. Ha avuto un grande successo. Come ha vissuto la trasposizione delle sue pagine sullo schermo?
Ho provato una grande sensazione di sollievo. Mi piace dire che ho “fiancheggiato” la scrittura della serie. Tant’è che ho firmato i soggetti di serie, i soggetti di puntata e anche la sceneggiatura del primo episodio. Ma non è stato un percorso lineare: ci sono stati conflitti creativi con gli sceneggiatori — che stimo moltissimo — soprattutto su una certa direzione che stava prendendo la serie, più orientata al grottesco, un registro artistico che non mi appartiene. Alla fine, però, quando ho visto la serie girata e realizzata, ho tirato un sospiro di sollievo: la scommessa artistica era vinta. È uno straordinario film di altissimo livello cinematografico, che dura più di sette ore.
Le serie e i film sono spesso uno strumento privilegiato per i giovani per avvicinarsi alla storia. Pensa che “M” possa aver aiutato qualcuno a comprendere meglio il passato e magari a confrontarlo con il presente?
“Assolutamente sì”.
Parliamo della seconda stagione. È incredibile che una serie di tale successo non sia ancora stata rinnovata ufficialmente, mentre altre serie internazionali — persino non ancora uscite — hanno già avuto luce verde. Cosa sta succedendo?
È vero, è abbastanza incredibile. Parliamo di una serie di questa bellezza e potenza, accolta benissimo anche all’estero, in paesi molto esigenti come il Regno Unito. La stampa internazionale, al netto di qualsiasi polemica politica o ideologica, grida al capolavoro. Eppure, al momento non ci sono notizie ufficiali su una seconda stagione. E bisogna chiedersi il perché.
Quindi non sono state avviati discorsi per la lavorazione?
No, non voglio rivelare retroscena. Ma posso dire che è altamente possibile che una seconda stagione non ci sia. Non è affatto certo che verrà realizzata.