La meravigliosa storia di Henry Sugar, recensione (no spoiler) del film Netflix di Wes Anderson

La meravigliosa storia di Henry Sugar

Tra i maggiori cineasti del cinema americano contemporaneo, Wes Anderson è ormai riconoscibilissimo per il suo stile di regia particolarmente estetizzante, dove la simmetria dei personaggi e dello spazio vengono accompagnati quasi sempre da una cura maniacale per la color palette della fotografia, delle scenografie e dei costumi. Elementi ed ossessioni che hanno caratterizzato titoli celebri quali ad esempio I Tenenbaum o Grand Budapest Hotel, e che allo stesso modo identificano anche questo curioso cortometraggio scritto e diretto da Wes Anderson e tratto da uno dei racconti brevi più celebri di Roald Dahl, La meravigliosa storia di Henry Sugar.

La gioia di portare su Netlflix il genio letterario di Dahl: la recensione (no spoiler)

La meravigliosa storia di Henry Sugar è l’adattamento targato Netflix di una delle storie brevi più famose dello scrittore americano famoso per La fabbrica di cioccolato e Matilda. Presentato in anteprima mondiale all’80° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, questo cortometraggio di circa soli 39 minuti è stato altresì candidato all’Oscar nella sua categoria ed ha addirittura vinto la statuetta dell’Academy, la prima in assoluto nella carriera di Wes Anderson.

Ad impreziosire il cast di questo cortometraggio (lo trovate nella piattaforma di streaming assieme ai seguenti corti, sempre diretti dallo stesso regista e tratti da altre short story di Dahl: Il cigno, Il derattizzatore e Veleno) ci sono Benedict Cumberbatch nel ruolo titolare, Ben Kingsley, Dev Patel, Ralph Fiennes (anche narratore onnisciente), Richard Ayoade e Rupert Friend.

Ma di cosa parla La meravigliosa storia di Henry Sugar?

Henry Sugar è lo pseudonimo di uno scapolo che usa la sua fortuna ereditata per finanziare le sue abitudini di gioco piuttosto sregolate. Un giorno, si imbatte in un libro con la relazione di un medico di Imdad Khan, un uomo che affermava di poter vedere e interagire senza usare gli occhi. Dopo aver visto Imdad compiere imprese ancora più grandi nel suo spettacolo circense, il dottore intervista Imdad e lui gli racconta la storia della sua vita. Da giovane in fuga in un circo itinerante, cercò un guru noto come Il Grande Yogi, che poteva meditare mentre levitava il proprio corpo.

Con riluttanza, il Grande Yogi insegnò a Imdad il suo metodo di meditazione, che gli garantì le sue capacità, sebbene morì durante la notte prima che i medici potessero studiarlo ulteriormente. Praticando le meditazioni di Imdad, Henry riesce a vedere attraverso il retro delle carte da gioco per leggerne il valore ed il numero dopo tre anni di pratica, quando a Imdad era stato detto che solo uno su un miliardo sarebbe stato in grado di farcela in un breve lasso di tempo. Ovviamente, Henry usa la sua abilità in un casinò e guadagna fino a 30.000 sterline al blackjack. Ma le conseguenze saranno imprevedibili.

Conclusioni finali sul cortometraggio di Wes Anderson

Seppur in soli 39 minuti, Wes Anderson raccoglie a sé tutte le sue capacità di sceneggiatore e regista per raccontare a modo suo e con una struttura narrativa particolarmente interessante ed avvolgente le disavventure del malfattore protagonista sia del film breve che del racconto di Roald Dahl.

Un racconto di ammonizione sulla bramosia di potere e di possesso economico e venale insito nell’anima dell’essere umano, narrato per piccolo schermo come se fosse un affascinante libro pop-up di meraviglie scenografiche e trovate visive di grande ed ironico impatto. Non tra i migliori lavori del cineasta americano, ma una visione che vale tuttavia la pena recuperare su Netflix, sia per gli aficionados del cinema di Wes Anderson che per coloro che hanno da sempre apprezzato la provocatoria letteratura per ragazzi di Dahl.

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