La giovane Sophia Martin lavora come commessa ai Grandi Magazzini Sterling, uno dei più lussuosi negozi di Londra, dove sopporta quotidianamente le angherie del proprietario Maxwell Sterling, spregevole magnate che dietro la facciata rispettabile nasconde traffici illeciti. La ragazza si ritrova ad assistere la madre malata di cancro, scoprendo ben presto come il costo delle cure mediche sia per lei insostenibile, anche svolgendo due lavori contemporaneamente. Quando viene a sapere che il prossimo intervento chirurgico non sarà coperto dall’assicurazione sanitaria, Sophia decide di agire e di rubare proprio nel negozio dove è dipendente.
In Jingle Bell Heist – Rapina a Natale i piani della protagonista vengono intercettati da Nick O’Connor, ex consulente per la sicurezza ora ridotto a riparare telefoni cellulari, che a sua volta stava pianificando un colpo alla medesima attività. L’uomo, divorziato, ha un disperato bisogno di soldi per non perdere la co-custodia della figlioletta. I due decidono così di unire le forze e naturalmente anche l’amore farà capolino.
Jingle Bell Heist – A Natale sono tutti più ladri – recensione
Con l’approssimarsi dell’ultimo mese dell’anno il cinema a sfondo natalizio torna ad allietare il principale target di riferimento con la sua formula collaudata: atmosfere accoglienti, storie romantiche e quella patina di magia che trasforma anche le situazioni più improbabili in un intrattenimento rassicurante, almeno per chi cerca la leggerezza pura e semplice.
Negli ultimi anni le piattaforme di streaming hanno investito massicciamente in questo filone, a cominciare proprio da Netflix che realizzato decine di produzioni stagionali con fortune alterne, da operazioni più riuscite fino a dimenticabili titoli riempitivi.
Jingle Bell Heist – Rapina a Natale, un titolo un programma, è diretto da Michael Fimognari – già dietro la macchina da presa per due capitoli della fortunata trilogia young adult To All the Boys – e prometteva sulla carta di aggiungere una componente frizzantina alla classica rom-com natalizia, innestando le dinamiche classiche dell’heist movie ad accompagnare la nascente e obbligata love-story. Scopriamo come è andata.
Crisi di identità e di vedute
Il problema principale dell’ora e mezzo di visione è che non riesce mai davvero a decidere cosa vuole essere, oscillando goffamente tra i due generi senza abbracciarne appieno nessuno. La cosiddetta dinamica tensiva e criminale è ovviamente un’improbabile parodia del filone, con i Nostri che riescano a farla franca anche quando la situazione sembra ormai ampiamente compromessa, con uno script dimenticante volutamente che dietro al loro colpo anche altri incolpevoli potrebbero pagare care conseguenze.
Questo in una storia che arriva a giustificare ad ogni costo la rapina per via di ingiustizie sociali e personali, ma senza quella beffarda sfacciataggine e cialtroneria che trasformava negli anni Ottanta e Novanta gli antieroi in figure piacevolmente autoironiche e guascone.
Anzi, qua dalla malattia della madre di lei alla difficile situazione coniugale e genitoriale di lui, si arrivano a trattare argomenti sensibili con una certa superficialità, utili ulteriormente a spingere i protagonisti a continuare nel loro intento e provare ad ogni costo quella ruberia che, come detto, risulta loro fin troppo facile dalla genesi, quando carpiscono con l’inganno informazioni top secret a chi della segretezza avrebbe dovuto fare una ragione di vita.
Ovviamente quando ci si approccia a certe produzioni un minimo di sospensione dell’incredulità va sempre messa in conto, ma qui si chiede in più occasioni al pubblico di accettare gioco-forza l’inverosimile per poi tirare dritti come un treno fino allo scontato lieto fine, naturalmente a tema natalizio.
Conclusioni finali
Un film di Natale senza verve è come una ciambella senza buco e a Jingle Bell Heist manca proprio quell’energia frizzantina che, complice le dinamiche da heist-movie interlacciate alla prevedibile love-story d’ordinanza, avrebbe dovuto essere ancor più marcata che in altre occasioni. E invece questa rapina natalizia latita di mordente e di verosimiglianza, un dazio anche accettabile se compensato da una comicità a tema o dalla simpatia degli interpreti, elementi purtroppo assenti in questa nuova esclusiva Netflix.
E così ci si trascina fino all’immancabile 25 dicembre con un’inerzia inaspettata, sempre in attesa di quella scintilla che non arriva mai, nemmeno dopo il colpo di scena sull’identità della protagonista che vorrebbe rimettere le cose sotto una nuova ottica. Come se non bastasse certi argomenti sensibili vengono affrontati con una discutibile morale di fondo, giacché a quanto pare Natale si può fare quello che non puoi fare mai, incluso rubare e farla franca.