Giovanni Nuti presenta ‘A Carla‘, brano dedicato a Carla Fracci. Il compositore e interprete ha realizzato questa canzone basandosi sul testo di Padre Alberto Maggi. Disponibile in radio e in digitale da venerdì 5 dicembre 2025, il brano è accompagnato da videoclip che mostra l’étoile danzare attraverso filmati di repertorio messi a disposizione da Beppe Menegatti, regista e marito di Carla Fracci. Scopriamo insieme cosa ci ha rivelato Giovanni Nuti sul suo rapporto con la stella della danza, sul significato di ‘A Carla‘ e sui suoi progetti futuri.
Intervista al compositore e interprete Giovanni Nuti
Come è nata l’ispirazione di ‘A Carla’ dedicato a Carla Fracci?
“L’ispirazione è nata dall’incontro con il testo di Padre Alberto Maggi. Leggendolo ho sentito subito una presenza, qualcosa che andava oltre il ricordo. Con Carla Fracci avevo condiviso un percorso artistico importante e quelle parole mi hanno toccato profondamente perché parlavano di continuità, non di assenza. “A Carla” è nata così, come una preghiera laica e un gesto di gratitudine, più che come un semplice omaggio”.
Per il brano si è avvalso del testo di Padre Alberto Maggi. Lanciate un messaggio molto forte: quello della vita oltre la morte… ‘Non dite la povera Carla, ma Beata Carla!’.
“Il testo di Padre Alberto Maggi ribalta completamente lo sguardo sulla morte: non come fine, ma come compimento. Quel “non dite la povera Carla, ma Beata Carla” è un invito a non fermarsi al dolore, ma a riconoscere una pienezza che continua oltre ciò che vediamo. La musica nasce per accompagnare questo cambio di prospettiva, senza retorica e senza consolazioni facili, lasciando spazio a una fede luminosa, aperta, che parla a tutti”.
Nel videoclip sono inserite anche immagini di repertorio di Carla Fracci. Che emozione ha provato vedendola ballare sul suo brano?
“È stata un’emozione fortissima e quasi inspiegabile. Vedere Carla Fracci danzare sulle note di “A Carla” dà la sensazione di un dialogo che continua nel tempo. La cosa più sorprendente è che Carla danza perfettamente a tempo sulla mia musica, come se il brano fosse sempre stato lì ad attenderla.
Il videoclip, diretto da Matteo Pelletti con la supervisione di Beppe Menegatti, marito di Carla, è stato realizzato con grande rispetto e sensibilità. In quelle immagini non c’è nostalgia, ma una presenza viva, che continua a muoversi nella musica”.
Come mai aveva scelto questa poesia da leggere per il funerale di Carla Fracci?
“Perché non era una poesia di commiato, ma di passaggio. Quelle parole di Padre Alberto Maggi non parlavano di fine né di perdita, ma di una vita che si compie e si apre. Mi sembrava il modo più giusto per salutare Carla: senza pietà, senza retorica, ma con uno sguardo alto, libero, luminoso”.
Un ricordo che hai di lei? Avevate collaborato nel 2019 in occasione dell’allestimento di “Poema della croce”.
“Ricordo la sua presenza silenziosa e attentissima. Durante il Poema della croce, nel 2019, Carla ascoltava la musica con un’intensità rara, come se stesse già danzando interiormente. In quella occasione non ha solo danzato, ma ha anche declamato i versi di Alda Merini, emozionando profondamente il pubblico.
Aveva una leggerezza profonda, mai superficiale, e una grande umiltà davanti all’arte. In lei c’era rigore, grazia e verità: qualità che restano, anche oltre il tempo”.
Lei compone anche colonne sonore, dal film “Folle d’amore – Alda Merini” ad “Anna”. Le piacerebbe scrivere il testo per un cantante e se sì quale?
“Mi piace molto scrivere musica su parole che hanno già una storia e una profondità, ma non escludo affatto di scrivere anche un testo per un cantante. Ho avuto la fortuna di scrivere il testo “I sensi miei” con Paolo Recalcati per Pino Mango, un artista irripetibile. Se dovessi incontrare di nuovo una voce e un’anima capaci di emozionarmi così profondamente, allora sì, ci penserei con grande gioia”.
Progetti futuri?
“Sto lavorando a un nuovo album che raccoglie testi inediti di Alda Merini e di Giorgio Manganelli, un progetto a cui tengo profondamente. Manganelli è stato uno dei grandi maestri della parola del Novecento: ironico, visionario, libero, capace di portare la lingua italiana in territori imprevedibili e profondissimi.
È stato anche il primo grande amore e mentore di Alda Merini, e mettere in musica i suoi testi significa far dialogare due voci fondamentali della nostra letteratura. Parallelamente continuo il lavoro per il cinema e i live.
Nei teatri portiamo ‘Mentre rubavo la vita’, lo spettacolo con Monica Guerritore su poesie di Alda Merini da me musicate: una Monica Guerritore anche cantante, capace di emozionare profondamente il pubblico. Mi interessa portare avanti progetti che abbiano senso, dove parola, musica e presenza scenica si incontrano e lasciano una traccia vera”.
Il testo di A Carla
È bene per voi che io me ne vada
faccio mie le parole di Gesù.
La separazione fisica non è assenza,
ma una presenza ancora più intensa
non sono lontana, ma ancora più vicina.
Per questo non dite di me
“non è più!”, ma “è di più”,
perché come il chicco di grano
liberando tutte le sue energie
si trasforma in una spiga dorata
nel trapasso mi sono incontrata
con il Dio-Luce che non mi ha assorbito in lui,
ma sono stata io ad accoglierlo.
E questa luce divina
dilaterà la mia esistenza
in un crescendo senza fine,
senza fine.
Gesù ha assicurato che il Padre
prende dimora in chi lo ama,
per questo con la morte
non sono andata in cielo,
perché il cielo era già in me
e rendeva la mia esistenza indistruttibile.
E ora continuerò a crescere
perché continuerò ad amarvi,
e come sta scritto:
“Dimorerò nelle altezze di quel mondo
sarò simile agli angeli, somigliante alle stelle,
mi trasformerò in qualsiasi forma vorrò,
di bellezza in grazia, di luce in splendore
di gloria”.
E quando volete ricordarmi,
per favore, non dite mai
“la povera Carla…”, ma “Beata Carla!”
e ora regalatemi il vostro sorriso,
e ricordatemi con il mio.