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Giovanni Ciacci primo concorrente del GF Vip 7: “Sono sieropositivo e racconterò la mia storia”

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Giovanni Ciacci è il primo concorrente ufficiale del Grande Fratello Vip arrivato alla settima edizione al cui timone ritroveremo nuovamente Alfonso Signorini. Il settimanale Chi, di cui Signorini è direttore lo annuncia in un’intervista in cui l’opinionista Tv e stylist rivela per la prima volta di essere sieropositivo. Scopriamo le prime dichiarazioni di Ciacci.

Giovanni Ciacci primo concorrente ufficiale del Grande Fratello Vip 7. Lo rivela lui al settimanale Chi

L’opinionista tv ed esperto di moda che per molti anni lo abbiamo visto nella trasmissione di tutorial “Detto Fatto” su Rai2 e nel salotto di “Live non è la D’Urso” su canale 5. Si racconta a 360 gradi al settimanale Chi rivelando di far parte del cast della settima edizione del GF Vip, affermando:

“Accenderò un faro su questa malattia e sarà la prima volta che si parlerà di HIV (Aids) in un programma in prima serata”.

Dalle pagine del settimanale Chi, Ciacci rivela di essere nel cast del Grande Fratello Vip 7 e che la sua “Mission” sarà quella di parlare di Aids in prima serata sulla rete ammiraglia Mediaset per sensibilizzare l’opinione pubblica e far capire al pubblico tante cose che magari non si conoscono o di cui si ha una cattiva informazione.

Sicuramente è la prima volta che un concorrente sieropositivo farà parte del cast di un reality mettendosi a nudo H24 per tutta la durata del reality.

“Conosco tanti colleghi e colleghe che in passato, anche in un passato molto recente, sono stati esclusi dai reality perché avevano l’Hiv”, confessa Ciacci sempre dalle pagine di Chi e aggiunge che la discriminazione è sempre dietro l’angolo soprattutto quando si è molto esposti in un mondo come quello televisivo.

Ciacci aggiunge infatti:

“Mi hanno raccontato che una mia collega famosa è andata da un direttore di rete della sua azienda a dirgli di non farmi lavorare perché ero malato”.

Giacci al Grande Fratello Vip spesso discriminato perché Sieropositivo

Lo stylist allo stesso tempo tuttavia, spiega di essere anche fortunato perché ha la possibilità di poter raccontare la malattia:

“Pensa a tutte quelle persone che non lo possono fare perché hanno paura di dirlo in famiglia, al lavoro, con un compagno o una compagna. Io parlo per tutti loro. Sai, Alfonso, io sono grande e grosso, sono alto un metro e novanta e peso cento chili. A me difficilmente puoi scalfire la corazza, ma a volte sono riusciti a scalfire la mia anima.

“Negli Anni 80 la parola Hiv era sinonimo di morte. Le cure antiretrovirali non si erano ancora trovate, moriva un sacco di gente. Per chi si infettava la sieropositività era solo l’anticamera dell’Aids che lo avrebbe condotto dritto al cimitero”,

spiega Ciacci e aggiunge che le cure oggi

il tasso virale nel sangue viene annullato e non ci si ammala più di Aids. Certo, si muore ancora: chi non si può o non vuole curarsi o chi si accorge troppo tardi della sua sieropositività, magari in Aids conclamato. Ecco, in questi casi è difficile intervenire con successo sulla malattia”.

Durante l’intervista con il settimanale Chi, precisa poi:

“Se io mi tagliassi le vene di fronte a te e tu entrassi in contatto con il mio sangue non ti accadrebbe nulla, semplicemente perché nel mio sangue il virus non c’è. C’è nella mia mappatura genetica, c’è se sospendo le cure, ma se mi curo nessuno corre alcun rischio”.

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