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Generazione Romantica: il fiume del tempo di Jia Zhangke in un film che contiene moltitudini – Recensione

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Il cinema di Jia Zhangke è sempre stato un atto di resistenza contro la tirannia del presente, un tentativo ostinato di registrarne le fratture, le cicatrici e le macerie lasciate dal progresso inarrestabile della Cina moderna, un Paese che non si guarda più indietro. Con Generazione Romantica, presentato in anteprima al 77º Festival di Cannes, lo stile dell’autore raggiunge la sua forma più pura e testamentaria.

Oltre l’idea di un film, un vero e proprio scavo archeologico nella materia stessa del tempo e nel cinema passato del regista, assemblato con riprese realizzate nell’arco di oltre vent’anni, con spezzoni non utilizzati per alcuni dei suoi precedenti lavori. Un’operazione produttiva senza precedenti, che trasforma l’evoluzione tecnologica dei supporti di ripresa in un linguaggio immaginifico.

Generazione romantica, recensione: nostalgia canaglia?

L’esile filo narrativo segue Qiaoqiao (interpretata dalla moglie e musa del regista, una Zhao Tao il cui corpo è uno specchio mutevole di aliena bellezza), una giovane donna di Datong che, nel 2001, viene abbandonata dal suo amante Bin. Inizia così una ricerca che si dipana lungo due decenni, un’odissea che la porta ad attraversare una nazione in preda a un cambiamento tanto rapido quanto brutale, dalla costruzione della Diga delle Tre Gole – raccontata nello struggente Still Life (2006), Leone d’Oro a Venezia – fino alle metropoli svuotate dalla pandemia. Ma la ricerca è solo un pretesto, il MacGuffin di un’indagine ben più profonda: quella sulla perdita, sulla memoria e sulla dislocazione emotiva di un’intera generazione.

Un film dove niente scorre sempre nello stesso modo, pur nella rimasticazione di storie e umori già raccontati. Perché qua il regista intende raccontare la storia della Cina che evolve nello scorrere del tempo, tingendo il racconto multistrato di note melanconiche in una riflessione su ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà.

In cerca del proprio posto nel tempo

Un flusso di coscienza per immagini, dove la vera protagonista non è la trama, ma la percezione di quanto accade. Jia Zhangke ci chiede di abbandonare le nostre aspettative per immergerci in un’esperienza contemplativa, dove il dramma non è negli eventi, ma nelle crepe e nelle sensazioni tra un’immagine e l’altra. Il volto di Zhao Tao diventa la mappa vivente di questo viaggio: una maschera di apparente impassibilità su cui la Storia, con la sua violenza silenziosa, incide i propri solchi. La sua danza solitaria, che ritorna come un leitmotiv, è il gesto catartico di chi non ha più parole per esprimere il proprio smarrimento.

Ritroviamo gli iconici piani sequenza, la maestria nel catturare la desolazione di paesaggi industriali e urbani, in un racconto dove il passato non è un flashback, ma una presenza fisica, granulosa, che contamina quel presente più freddo e disperato. Generazione romantica è tutto questo e molto di più.

Il film è disponibile su Amazon Prime Video nel canale MUBI e sulla relativa e omonima piattaforma di streaming.

Conclusioni finali

Nelle quasi due ora di visione di Generazione romantica si respira l’eco di milioni di esistenze travolte dal cambiamento, di amori perduti e di legami dissolti nella marcia inarrestabile di un’economia, quella cinese, che non sembra curarsi di chi resta indietro. Un’opera esigente con il quale Jia Zhang-ke cita e omaggia il suo stesso cinema, un esperimento di coesione temporale tramite squarci di un tempo andato, che ritorna ancora vivido e pulsante.

Un cinema che si fa archivio, che si assume la responsabilità di ricordare ciò che il potere vorrebbe cancellare. Un capolavoro struggente e dolce-amaro, che non si limita a ed esplorare il prima e l’oggi, ma lì rende visibili in un amalgamo incredibilmente coeso. Imperdibile in primis per i fan dell’autore, ma di notevole impatto anche per chi volesse approcciarvisi partendo proprio da qui in un viaggio a ritroso da vivere tutto d’un fiato.

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