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Festival di Sanremo: le stravaganze e i ricordi festivalieri dei coach di Ora o Mai Più

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Martedì 3 febbraio 2019 si aprirà la 69 esima edizione del Festival di Sanremo, la kermesse canora più importante del nostro Paese. Alla conduzione ri-troveremo Claudio Baglioni che questa volta ha scelto di essere coadiuvato da Claudio Bisio e Virginia Raffaele.

I coach di Ora o Mai Più ricordano la loro partecipazione al Festival di Sanremo

I coach protagonisti del celebrity talent del sabato sera di Rai 1 si sono raccontati al settimanale Sorrisi e Canzoni tv e ci hanno informato delle loro partecipazioni passate alla prestigiosa kermesse canora.

Infatti, è noto ormai che per lasciare spazio alla finale di Sanremo, il talent “Ora o mai più” si prende una settimana di pausa e sabato 9 febbraio non andrà in onda. La scelta di non scontrarsi con il Festival è stata condivisa anche da Mediaset che ha spostato dal palinsesto numerosi programmi.

Le stravaganze e i ricordi festivalieri dei coach di Ora o Mai Più

Ma quali episodi e aneddoti divertenti, piuttosto che commoventi avranno raccontato Marcella Bella, Red Canzian, Toto Cutugno, Orietta Berti, Donatella Rettore, Ornella Vanoni, Fausto Leali e i Ricchi e Poveri?

Queste leggende della canzone italiana hanno ricordato le curiosità, gli eventi lieti e quelli un po’ meno, quelli divertenti e anche commoventi delle loro partecipazione al Festival. Pensate che, ad esempio Toto Cutugno ne ha fatti ben 15, e nella maggior parte dei quali è arrivato secondo, vincendo solo nel 1980 con “Solo Noi”.

Mentre Fausto Leali ne ha fatti 13, i Ricchi e Poveri 12, Orietta Berti 11. Ornella Vanoni e Marcella Bella si fermano a 8. Donatella Rettore 4 e Red Canzian solo 2.

La parrucca di Ornella, il pipistrello di Red, l’urlo di Toto

Partiamo subito con la meravigliosa Ornella Vanoni che ricorda la sua prima partecipazione a Sanremo nel 1970, ed è stata la prima fra gli otto giudici del programma di Amadeus a debuttare al Festival.

La Vanoni ricorda che per quell’occasione fu costretta ad indossare un’orrenda parrucca con un frangione esagerato che la faceva assomigliare ad una scimmia

«Io venivo dalla Sardegna, dove stavo recitando a teatro il “Rugantino” (la commedia di Garinei e Giovannini in cui la Vanoni interpretava Rosetta, ndr). Ricordo il lungo viaggio in macchina da Genova in mezzo alla neve, a fine gennaio. Mi misi anche una parrucca con una frangia orribile, tanto che sembravo uscita da “Il pianeta delle scimmie” (ride). Insomma, feci del mio meglio, ma la mia canzone “Abbracciami forte” non fu capita più di tanto».

Si passa poi ai ricordi di Red Canzian, che partecipò al Festival di Sanremo con la sua band, i Pooh nel 1990, vincendo con il brano Uomini Soli. Red racconta un aneddoto divertente su un pipistrello, dicendo che ad un certo punto lo aveva appollaiato su una spalla.

«Ci davano per favoriti fin dall’inizio. I giornalisti stavano lì a controllarci sperando che facessimo un passo falso. Smontarono la tastiera per vedere se cantavamo in playback, ci fecero cambiare il verso sul Corriere della sera con “giornale della sera” perché altrimenti era pubblicità occulta. Insomma, ci avrebbero guardato persino in bocca per capire se avevamo capsule in plutonio (ride). Nel mezzo dell’esibizione, Stefano D’Orazio (il batterista, ndr) mi colpì sulla spalla con la bacchetta e mi venne un colpo: avevo un pipistrello sulla giacca! C’era di tutto al Palafiori quella volta lì. Non posso neanche dire di aver vinto Sanremo con “Uomini soli”, perché stavamo ad Arma di Taggia, a sette chilometri dal centro, lontano dall’Ariston che era in restauro. In un casermone umido e brutto… un posto da vampiri».

Toto Cutugno felicissimo ma per la vittoria ma da tutti considerato musone

E’ poi la volta di Toto Cutugno che aveva la fama di essere il bel tenebroso e sempre con il broncio. In realtà non era affatto così, e rivela a Sorrisi un retroscena della finale del 1980, quando vinse con “Solo noi”:

«Dovevo andare alla festa all’Hotel Nazionale, ma dissi a mia moglie Carla che avevo bisogno di fare una passeggiata. E volevo farla da solo. Allora presi la macchina e guidai fino a Bordighera. Pioveva un po’, ma andai in spiaggia, a riva, allargai le braccia e mi misi a urlare con tutto il fiato che avevo in gola. I fotografi sul palco alla premiazione mi avevano preso in giro perché ero serio, non sorridevo. Credevano che non fossi contento della vittoria, ma in realtà io non ero mai stato così felice nella mia vita e avrei voluto gridarlo anche a mia mamma Olga, che non c’era più da un paio d’anni» (si commuove, ndr).

E poi ancora tanti ricordi per Fausto Leali che 50 anni fa partecipò al Festival con il brano “Un’ora fa” ma in realtà lui aveva la testa da tutt’altra parte perché stava per nascere sua figlia Deborah…

«L’ho chiamata così, proprio come il titolo del brano che avevo condiviso con Wilson Pickett l’edizione prima, nel 1968».

Orietta Berti e il finto toupée

L’episodio che racconta Orietta Berti è invece legato un finto Toupée che le avevano posizionato in testa ma che scivolava di continuo:

«Un incubo: scivolava! Era la mia prima volta a Sanremo e a un certo punto quel coso lì mi si stava staccando e quindi ho cantato tutta storta su un lato, per non farlo cadere. Dopo l’esibizione ho chiamato subito la mia mamma. Lei era un po’ preoccupata e mi chiese: “Orietta, ti è venuto il colpo della strega?”».

Marcella Bella e Donatella Rettore “nemiche-amiche”: una cosa le accomuna

Marcella Bella e Donatella Rettore, che le malelingue considerano “nemiche-amiche” per antiche polemiche sanremesi mai sopite, hanno almeno una cosa in comune: un’edizione del Festival a cui hanno partecipato controvoglia.

«Per me è stato il 1981- afferma Marcella- Avevo una canzone tremenda: “Il limone non ci va sul pesce… Scotta ancora la banana flambè…”. Mi hanno costretto a cantarla, questa “Pensa per te”, con la scusa che era ironica. Per me invece era solo un brano inutile, non ero convinta. Cercavo di consolarmi scegliendo un look simpatico: tutine con la vita strizzata, spalline, ma non è servito. Avevo la luna così storta che non mi sono accorta dei litigi degli altri».

Infine la Rettore confida che anche lei che non voleva partecipare al Festival nel 1986 anche se con la sua   interpretazione di “Amore  stella” vestita di bianco con un paio d’ali creò molto interesse.

«Nel 1986 mi è venuta la bronchite. La sera anziché folleggiare andavo a letto con il pigiamone di flanella e imbottita di cortisone. E poi manco volevo partecipare. Ma la mia casa discografica me lo impose. Mi pagai pure la stanza d’albergo da sola e ci è mancato poco che dovessi accollarmi il conto di una cena di Fred Bongusto con 40 persone addebitata a me per errore. Almeno ho cantato bene, oltretutto un brano che non era stato scritto per me (era destinato originariamente a Viola Valentino, ndr). Mi sono messa la mia giacca bianca con le ali e alla fine “Amore stella” l’ho fatta mia, di pancia».

 

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