Il passaggio di consegne che ha avuto luogo nella miniserie The Falcon and the Winter Soldier (2021) non è certo stato indolore e d’altronde sostituire l’iconico Capitan America originale, con la promozione della spalla Falcon a difensore assoluto degli Stati Uniti, avrebbe lasciato in ogni caso degli strascichi non da poco. Una scelta certamente non nuova anche in ambito fumettistico, ma che sul grande schermo risultava ancora più rischiosa per via dell’abbandono al ruolo che Chris Evans aveva fatto suo nei precedenti film dei Marvel Studios e che qui vede Anthony Mackie subentrare come title-character.
Vi erano perciò diversi dubbi riguardo a Captain America: Brave New World, alcuni poi concretizzatisi e altri meno, per due ore di visione – titoli di coda e canonica scena bonus inclusi – che cercano di distaccarsi almeno parzialmente dal classico baraccone supereroistico e innestare all’interno della narrazione suggestioni fantapolitiche. Un intento sulla carta apprezzabile che però a conti fatti convince a metà.
Captain America: in cerca di identità – La recensione del film
Qui la trama principale ruota intorno alla figura del presidente americano, nonché ex generale dell’esercito, Thaddeus Ross: un ruolo nel quale il subentrante Harrison Ford sostituisce il compianto William Hurt. Il passato dell’uomo, legato soprattutto al personaggio di Hulk, fa capolino qua e là mentre questi cerca di siglare un importante accordo con il Giappone relativo a dei giacimenti di adamantio, un metallo potenzialmente rivoluzionario.
Ma il politico è finito nelle mire di qualcuno che lo ha preso di mira, con lo scopo di fargli pagare colpe commesse in precedenza e scatenare al contempo un conflitto su scala globale. Toccherà proprio a Sam Wilson, ora promosso nuovo Capitano, e alla sua spalla Joaquin Torres, ovvero il nuovo Falcon, intervenire per risolvere quella caotica situazione prima che sia troppo tardi.
Vendette e tranelli
Quando uno dei personaggi secondari prende il sopravvento al punto di rubare la scena a chi dovrebbe essere protagonista, qualche problema in fase di sceneggiatura si fa più che evidente. E se per tutto il film Sam si domanda se è all’altezza, il responso dato dal percorso narrativo sempre essere un paradossale no, nonostante il suo eroismo e coraggio siano più volte messi alla prova nel corso di questa battaglia contro un nemico che ha delle motivazioni ben precise dietro al suo folle piano.
Peccato che la storia non abbia il necessario mordente per tenere alta la tensione fino alla definitiva resa dei conti, nella quale sono addirittura gli alberi di ciliegio in fiore a far da palcoscenico e viene pronunciato un banale discorso “salva capra e cavoli” al momento propizio, con tanto di variante inedita dell’Hulk rosso – sbandierata in lungo in largo già nei vari trailer e perciò non tacciabile di spoiler – a darle di santa ragione al Nostro eroe.
Un’azione a tratti fin troppo concitata, come in quella battaglia navale combattuta tra i cieli dove il nostro alato Capitan America si destreggia in compagnia del suo sparring partner, cercando di fermare sul nascere una situazione potenzialmente, e letteralmente, esplosiva. Quella verve energica che manca al film nel suo complesso, come confermato anche dal tiepido responso di pubblico, il quale ora potrà dargli o meno un’altra chance nel catalogo di Disney+.
Conclusioni finali
Captain America: Brave New World tenta di rinnovare la formula Marvel con accenti e accenni fantapolitici e una nuova identità, ma inciampa in una narrazione discontinua e in personaggi che faticano a imporsi, a cominciare proprio dal nuovo Cap. Il personaggio di Sam Wilson, interpretato da un Anthony Mackie che ce la mette tutta anche nei suoi limiti, cerca legittimamente di meritarsi quel ruolo simbolico, ma la sceneggiatura non gli offre lo slancio necessario per brillare davvero, facendosi sì che finisca spesso in secondo piano.
Con un Harrison Ford che sembra chiedersi in più occasioni il perché della sua partecipazione nelle vesti del presidente Ross e qualche cameo più o meno inaspettato di vecchie – se non vecchissime – conoscenze, le due ore di visione risultano a tratti caotiche e poco centrate, con qualche buono spunto a tenere parzialmente viva l’attenzione del pubblico di appassionati.