Una casa infestata, un misterioso omicidio che sconvolge l’intera comunità, un passato psicologicamente traumatico alle spalle e l’immaginario tipico delle ghost-story ambientate tra le quattro mura domestiche. I cento e rotti minuti di visione di Blackwater Lane – La moglie imperfetta soffrono di uno schematismo a tratti imbarazzante, che ricicla archetipi e stereotipi all’interno di una sceneggiatura che si confonde sempre di più, fino alla caotica “resa dei conti” finale.
Un pasticcione narrativo che non ha impedito al titolo di scalare la classifica dei titoli più visti su Amazon Prime Video, dove il film si trova stabilmente da qualche giorno nella top 10 dei più visti. Ci troviamo davanti a un adattamento del romanzo The Breakdown di B.A. Paris, scrittrice i cui thriller sono pubblicati anche nel nostro Paese con un certo successo. Ma ciò che probabilmente poteva funzionare su carta, nella relativa trasposizione ha perso tutto il suo fascino, anche per via di una confezione low-budget e ad un approccio da b-movie.
Recensione di Blackwater Lane: allucinazione o realtà?
Cass è un’insegnante di scuola superiore che vive insieme al marito Matthew in una lussuosa tenuta di campagna. Una sera, tornando a casa dopo un drink con i colleghi per festeggiare la fine del trimestre, decide di prendere una scorciatoia attraverso il bosco. Lungo la strada nota un’auto parcheggiata al cui interno, al posto di guida, vi è una donna accasciata e apparentemente priva di sensi, ma decide di proseguire senza accertarsene.
La mattina seguente scopre dalle notizie locali del ritrovamento di un cadavere, e da quel momento una serie di strani eventi iniziano a turbare la sua tranquillità, con la sua stessa memoria che sembra vacillare ogni giorno che passa. La protagonista arriva a dubitare della propria sanità mentale, temendo che un’entità soprannaturale intenda vendicarsi di lei, ma la verità potrebbe essere assai più pericolosa…
Niente è come sembra…o forse sì
Sin dalla soggettiva iniziale che ci accompagna nei corridoi della sfarzosa casa della coppia, concentrandosi poi sulle figure dei tarocchi, Blackwater Lane – La moglie imperfetta intende premere l’acceleratore sul versante sovrannaturale, suggerendo false piste. Ma alla fine il racconto evolve su soluzioni più “terrene”, ricordando in questo il mai troppo citato Le verità nascoste (2000) di Robert Zemeckis. Certo i qui protagonisti Minka Kelly e Dermot Mulroney non hanno il fascino né il carisma dei corrispettivi Michelle Pfeiffer e Harrison Ford e il loro ménage matrimoniale si rivela privo di pathos e tensione.
Porte che si aprono da sole, oggetti che appaiono e scompaiono, televisori che diventano catalizzatori di ipotetiche forze oscure, esemplari di volpe che si aggirano nel bosco – in tanti avranno pensato all’iconica scena di Antichrist (2009) – l’immancabile scena della vasca e molto altro ancora, a caratterizzare i vari jump-scare o i momenti di presunta atmosfera paurosa che si susseguono senza particolare coesione nel maldestro substrato narrativo.
Per un film che indirizza le regole del sospetto senza fondate motivazioni, se non quella di allungare inutilmente il brodo fino all’epilogo e senza nemmeno poter contare su una messa in scena adeguata.
Conclusioni finali
Blackwater Lane – La moglie imperfetta fatica a trovare una direzione chiara e precisa, mescolando numerosi cliché da ghost-story – con prevedibili jump-scare a supporto – e istinti da thriller psicologico, senza un ragionevole equilibrio. In quest’adattamento del romanzo, la tensione viene diluita in false piste e soluzioni narrative scontate, che si sfaldano progressivamente sotto il peso delle ambizioni, assai più alte del maldestro risultato.
Un prodotto debole, in cui un cast mal assortito si ritrova alle prese con personaggi scarsamente caratterizzati, vittime di evidenti forzature e di quella “corsa” finale che dà un’improvvisa accelerata, tra sussulti fantasmatici e vendette figlie di fedeltà tradite.