Anna Tatangelo: “Nei ragazzi di Io Canto vedo quell’autenticità che avevo io. Sto preparando un disco. Sanremo? Sogno di essere co-conduttrice”

Anna Tatangelo, intervista SuperGuidaTv

Anna Tatangelo è una dei capisquadra di ‘Io Canto Generation‘, condotto da Gerry Scotti. La cantante, conduttrice e attrice nella sua vasta carriera ha intrapreso diverse strade, ora però si trova ad affrontare un periodo di grandi cambiamenti. Vediamo insieme cosa ci ha raccontato tra presente, passato e progetti futuri.

Intervista alla cantante e conduttrice Anna Tatangelo

Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato Anna Tatangelo.

Che periodo è quello che stai vivendo adesso? Come lo descriveresti?

In una parola è un momento di grande evoluzione, sto cambiando molte cose nella mia vita, dal mio (film?) di lavoro, mi sto rinchiudendo in studio cercando di tirar fuori la ragazza di periferia 2.0. C’è un grande lavoro su me stessa, questi sono stati anni particolari per me sotto tanti punti di vista: sia nel privato di cambiamento come donna, poi c’è stato anche il covid, e una serie di cose che inevitabilmente ci ha cambiati. Sto lavorando molto su me stessa, è un periodo di cambiamento e i cambiamenti sono qualcosa che vanno per forza verso qualcosa di positivo. Questa esperienza lavorativa su Milano mi ha fatto ritrovare e paradossalmente stando in studio ritrovo in questi ragazzi di ‘Io canto Generation’ quella autenticità che mi ha contraddistinto quando io avevo 15 anni. È bello rivivere quella emozione“.

Mi hai fatto venire in mente una canzone che ti starebbe benissimo, un brano dal titolo ‘Evoluzione’ che racconterebbe il tuo percorso. Ci hai mai pensato?

Evoluzione è una parola che in un certo senso mi perseguita e la ritrovo in tante cose. Mi piace non è male l’idea, come non è male dare questo nome ad un disco. Sto facendo delle valutazione ma non voglio spoilerare nulla. Hai centrato abbastanza l’obiettivo, non con quella parola specifica ma girando intorno“.

Sei impegnata in ‘Io Canto generation’. Chi temi di più tra gli altri capisquadra (Iva Zanicchi, Fausto Leali, Cristina Scuccia, Mietta, Benedetta Caretta)?

Temere è un parolone anche perché facciamo parte ognuno di una generazione diversa, con un stile diverso. Però c’è da dire che Iva Zanicchi ha un carattere talmente forte che ovviamente è trainante e penso molto per la squadra. Quindi sì, la nostra Iva nazionale che riesce ad ammaliare i giudici, il pubblico col suo modo di fare. È un’artista che temo tantissimo e ne vedrete delle belle“.

Come ti approcci nel programma con questi ragazzi che sognano la musica e anche tu da piccola hai realizzato il tuo sogno. Poi tu sei mamma quindi che approccio hai con loro?

Veramente come se fossero fratelli minori in qualche modo, anche se ho un figlio che ha la loro età, tredici anni. Però io sono diventata mamma molto giovane, a 22 anni, sicuramente il mio approccio è di grande sostegno proprio perché alla fine ho vissuto quell’esperienza di salire su un palcoscenico importante davanti a milioni di persone e so cosa vuol dire. È bello perché loro lo capiscono perché hanno dalla loro parte, oggi rispetto a prima, i social network. Quindi il loro impatto sarà immediato e leggeranno i pareri da parte del pubblico. Però è bello raccogliere questa voglia di fare musica, di arrivare. Poi devo dire che sono veramente dei ‘mostri’, nel senso buono, perché hanno una padronanza vocale incredibile ed è bello. È una cosa bella che comunque ti coinvolge, a me personalmente tantissimo. Vedo fare delle robe che dico mamma mia. Dovrebbero un po’ frenarsi per la paura, perché un conto è provare a casa nella cameretta, un conto poi è trovarsi su un palcoscenico davanti ad un pubblico, con l’orchestra che suona dal vivo. È bello“.

Io ricordo c’era una scena che spesso ho rivisto nella versione ‘Io canto’, dove chiedesti un bis ad una ragazza perché aveva una potenza vocale straordinaria. Che opportunità può essere per loro, programmi come ‘Io canto’, ‘Amici’, quando tu sei arrivata a Sanremo non erano così come oggi.

Oggi ci sono i pro e i contro. Da una parte è tutto più veloce. Io ho avuto la fortuna di fare un Festival che quando facevi un disco figurava un anno, due anni. Oggi un singolo dura poco: un mese, barra due e le radio neanche lo passano più. Ovviamente poi con il supporto di Spotify e anche di un genere che si è andato a inserire nel mondo della musica italiana, che è la trap e il rap, si fa un po’ più di fatica. Però dall’altra hai un impatto immediato, i social sotto questo punto di vista riescono a creare la cosiddetta affezione, ti affezioni all’interprete non tanto alla canzone. Che è una cosa che oggi si fa un po’ fatica a trovare. Molto spesso ti ricordi di un pezzo passato in radio ma non di chi lo interpreta, invece magari con una vetrina del genere hai la possibilità, puntata dopo puntata, di scoprire i talenti che sono in grado di cantare più cose. Ricordiamo che i ragazzi cantano non pezzi loro, quindi non cuciti addosso e hanno la possibilità di far vedere le loro qualità sia a livello interpretativo che esecutivo, vocale”.

Al di là di ‘Io canto’, anni fa hai recitato anche in un film. Questa parentesi divertente è un qualcosa che ti piacerebbe riprendere?

Ti dico sì, tutto quello che serve ad arricchire il bagaglio di esperienza secondo me soprattutto per chi fa musica, è un valore aggiunto. Io sono cresciuta con Mina, lei faceva veramente tutto ad un livello molto alto, era veramente super preparata come Raffaella Carrà. Io vorrei ritornare a quel modo di fare musica, che non viene discriminato. Perché oggi se fai troppe cose vuol dire che non sai quello che vuoi fare nella vita, io sono di quella scuola lì“.

Hai ancora il primato di essere la più giovane cantante ad aver vinto Sanremo Giovani nel 2002 con ‘Doppiamente fragili’. Rivedendo la tua carriera che effetto ti fa vista fa fuori?

Che bello, posso dirlo? Se me lo avessi chiesto qualche anno fa sarei stata super criticona con me stessa. Oggi invece no, mi riguardo e dico mamma mia, che (facciata?). Mi guardo e c’è un senso di ammirazione, non è facile. Col passare degli anni hai più la percezione di essere sotto giudizio e devo dire che su di me ne ho subito di giudizio e pregiudizio. È bella l’autenticità, nel riguardarmi il mio interesse era solo fare musica, salire sul palco e fare musica. Senza dare troppo peso al trucco, parrucco, tutta una serie di cose che per chi canta la cosa primaria è l’interpretazione e il canto“.

Hai subito diversi attacchi e giudizi anche non inerenti alla musica. Come hai fatto a non mandare tutto a quel paese?

Un po’ di gente me lo ha chiesto. Come ho fatto? Con pazienza. Devo dire che i figli ti insegnano tantissimo sotto questo profilo. Quando hai loro e sai che magari una parola detta in più, può avere una certa risonanza, può essere amplificata, cerchi sempre di tenere. Anche se poi col passare, magari sei un po’ più diretta in questo senso. Negli anni, essendo pure un po’ più giovane, cerchi di evitare. Ma non perché uno non ci stava male, attenzione, ha la sua sensibilità ma anche un modo di sfogare diverso. Forse sì, oggi lo farei molto più consapevolmente”.

Che mamma sei?

“Molto apprensiva, però penso come tutte le mamme. Che gioca sia ad essere una sorella maggiore, perché mio figlio è adolescente e quindi mi sono sempre divertita a fare delle cose con lui come andare al cinema e a Disneyland e mi diverto ancora oggi, e dall’altra parte ho il mio ruolo di mamma. Ho le mie regole, i miei orari, l’alimentazione, il rispetto, l’impegno, la responsabilità verso tante cose che possono essere la scuola, lo sport. Cerco sempre di indirizzarlo su questo, poi ovviamente i ragazzi hanno i proprio carattere e oggi secondo me è difficile fare il genitore perché devi avere mille occhi. Ma non sono ancora in quella fase in cui esce la sera, quindi sono ancora un po’ libera di testa (?). Non ti nego che inizio a pensarci”.

C’è qualcosa che cambieresti nella tua carriera, te l’aspettavi così?

“Non ho mai dato nulla per scontato e tuttora non lo faccio. Se dovessi cambiare qualcosa  non cambierei nulla, unica cosa me la godrei un po’ di più. Delle volte quando sei sotto la lente d’ingrandimento ti godi le cose a metà ed è una cosa che se potessi tornare indietro rifarei diversamente”.

Ricordi quando hai avuto la consapevolezza di essere riuscita a raggiungere il tuo obiettivo?

La consapevolezza non c’è tuttora. Sono ancora qui in studio, a cercare di migliorarmi, a fare sempre di più. Proprio perché fortunatamente non mi sento arrivata anche se ho 20 anni di carriera. Ti dico che la mia più grande soddisfazione l’ho percepita poco tempo fa, all’interno di ‘Io canto’ quando Andrea Carpientieri mi ha detto di voler cantare con me ‘ragazza di periferia’, e io ho fatto il provino con ragazza di periferia, e a sapere che ci sono delle canzoni ascoltate tuttora o che vengono messe sotto alcuni programmi tv, capisci che hai segnato un qualcosa ed è bello”.

Molte tue canzoni sono state utilizzate da Tempation Island, hai quindi raccontato l’amore a 360 gradi.

Io sono felicissima perché poi credo che l’amore si vede col tempo. Quando ci sono delle canzoni che comunque rimangono col tempo, vuol dire che hai fatto qualcosa di bello. Ti assicuro che mi meraviglio tuttora quando sento questo affetto e sento anche le tematiche di cui parlavo 20 anni fa, come di essere una donna (la violenza sulle donne), il mio amico (l’omosessualità), sono tanti argomenti che forse in Italia sono stati negli anni toccati in maniera sottile. Quando capisci che lo hai fatto 20 anni fa e ancora oggi ti viene evidenziato alla fine ti fa un piacere enorme ed è quello che poi ti dà la spinta“.

Hai raccontato nelle tue canzoni di donne, di omosessualità, tutti temi legati ai fatti di cronaca attuali come l’omicidio di Giulia Cecchettin. Sei madre, sei stata ragazza, che idea ti sei fatta?

Un’idea agghiacciante. Sono madre di un figlio maschio e sento fortemente la responsabilità di far capire a mio figlio che le donne vanno trattate in un certo modo. È una tematica che mi “spaventa”, perché avere una figlia femmina che cresce in una società in cui se ne sentono di tutti i colori dal non poter camminare serenamente in strada la sera, a non potersi mettere una minigonna perché se no il lupo, cose del genere in cui il patriarcato è tanto e forte. Sono spaventata ovviamente come donna e come mamma, però penso che ci debba essere un impegno da parte delle famiglie, delle istituzioni, iniziando a parlare nelle scuole. Bisogna imparare a rieducare i ragazzi che sono comunque pieni di valori secondo me e spesso cercano tante cose al di fuori della famiglia. Io vedo che cercano di evadere in qualche modo, l’evasione parte dal telefonino, dai social, dal modo di esporsi e a volte si espongono tanto anche troppo. Perché a volte sono alla ricerca di conferme e quelle secondo me sono tutte insicurezza che partono dalla base, da quello che trovano a scuola, c’è a casa. È normale che se vedi la mamma trattata in un certo modo, umiliata e picchiata in casa, due sono le cose: o emuli il papà o cerchi di non ripetere una roba del genere. Bisognerebbe fare di più, io sono letteralmente scioccata dall’omicidio di Giulia proprio perché senti dire sempre “era un bravo ragazzo”. Bisogna riflettere anche sul fatto che l’emancipazione femminile, ad alcuni (non a tutti, perché non tutti gli uomini sono così), a tratti dà fastidio. E uno deve fare le proprie riflessioni e quell’evoluzione lì e quel modo di diventare autonoma e indipendente è anche la via di fuga da alcune relazioni perché poi non dimentichiamo che molte donne non riescono a fare un passo, a denunciare e ad uscirne proprio perché non hanno le possibilità economiche. Bisogna riflettere ma staremo fino a domani”.

Che rapporto hai con i social e con gli haters, come li gestisci?

Fortunatamente non ho questo accanimento. Però non sono una che risponde, dà corda. E forse è anche quello, ho le spalle talmente larghe da quando ho 18 anni che non mi interessa niente. Sicuramente il mio ruolo di mamma mi impone nello spiegare a mio figlio che il social è un mezzo che può essere utile ma può essere anche un’arma a doppio taglio. cerco sempre di dire a mio figlio: “per me i social sono la rappresentazione della tua vita ma non è la vita reale. È come un album fotografico in cui metti solo le cose della tua vita che sono belle”. Adesso fortunatamente un poco questa cosa sta cambiando, c’è una solidarietà in cui sto capendo come sia cambiata la voglia di denunciare. Mi è capitato di vedere ragazze che pubblicano i messaggi dei fidanzati, quella rabbia, sta emergendo questa cosa anche perché è un passo verso qualcosa, un cambiamento e anche un modo per riflettere“.

C’è un programma che ti piacerebbe condurre, anche che non esiste?

Non lo so forse un Festival Bar perché non c’è. Altri mi piacerebbe ma non lo dico per rispetto di altre persone che lo fanno”.

Hai presentato un brano a Sanremo? Spesso è girato il tuo nome come co-conduttrice.

“Quest’anno non ho presentato nessun brano. Mi piacerebbe tantissimo come co-conduttrice perché ne ho fatti 8 di Festival di Sanremo e Sanremo mi ha visto ragazzina, donna, mamma e quindi tornare in quella veste lì sarebbe un sogno immenso. Non te lo posso negare“.

Sogni il matrimonio?

Non ci penso assolutamente al momento (simula la caduta della linea, ndr)”.

Progetti futuri? 

Ci sarà un tour ma non ho al momento una data di uscita. Sono in studio e quando ho il disco finito inizio a pensare al singolo e alla promo. Credo fine anno prossimo il tour ma non posso anticipare nulla sul disco“.

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